DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Enrico Currò per “la Repubblica”
SIA che Inzaghi riesca a concludere senza esonero la traumatica stagione da debuttante, sia che venga rimpiazzato da Tassotti o Brocchi o Filippo Galli — ma significherebbe ammettere la delegittimazione da parte di alcuni giocatori ormai insofferenti capeggiati, secondo uno spogliatoio mai così pieno di spifferi, dal transfuga De Jong già destinato allo United — saranno comunque 34 giorni e 6 partite di complicata sopravvivenza.
L’immagine del grande Milan è ormai un ricordo, demolito da due annate consecutive di errori strategici e di mercato della società a tre teste, Galliani e Barbara Berlusconi ad e Berlusconi padre a dare ragione a tutti e due e a nessuno, battezzando Seedorf e Inzaghi mister, salvo sconfessarli per le troppe sconfitte.
La diatriba sul pullman con l’allenatore, dopo la batosta di Udine, è l’ennesimo guaio. Siccome Inzaghi ha fatto scendere dal bus tutti gli estranei alla squadra, Galliani incluso, ieri c’è stato il tentativo di derubricare il dissenso a semplice confronto, un po’ più duro del solito.
Ma è proprio dalla squadra che è partito il racconto del concitato rientro di sabato sera. La ricostruzione è dunque attendibile. Tutto comincia nell’intervallo al Friuli, dopo lo sconcertante primo tempo, dominato dalla resistibile Udinese. Inzaghi è una furia. Si sente tradito da un gruppo che ha sempre difeso, a costo di fare la figura di chi negava la realtà.
berlusconi con la figlia barbara e galliani allo stadio per milan juventus
«Ma non vi accorgete che vi stanno prendendo in giro? Non vedete che vi stanno umiliando?». Spera di toccare l’amor proprio. Invece la reazione è nulla. L’Udinese, nella ripresa, segna con facilità: Pinzi può addirittura controllare in area, di piede, la traiettoria banale di un corner. Così l’allenatore esplode, mentre Berlusconi, che gli contesta l’insicurezza e la scarsa reattività nei cambi tattici, non lo esonera soltanto perché la priorità è la cessione del club.
Con la stampa Inzaghi è lucidamente autocritico. Sa bene che, Pazzini a parte, non lo ha aiutato nemmeno chi (Ménez, Mexès, Van Ginkel e Suso) avrebbe dovuto giocare un po’ anche per lui. «Mi assumo le mie colpe. Ma se avessi potuto, ne avrei cambiato dieci. Col Genoa giocherà chi tiene alla maglia».
berlusconi con la figlia barbara e galliani allo stadio per milan juventus
Poi, con l’avallo di Galliani, sceglie l’antica punizione del ritiro: tutti a Milanello in clausura, fino alla partita di dopodomani. È la scintilla. Quando lo comunica, sul pullman, non usa mezzi termini. «Vergognatevi, siete stati indegni della maglia». Ma qualcuno non ci sta. È De Jong, secondo più di un testimone, a rispondergli. «Il ritiro non serve a niente». La frase incriminata non è confermata: «Sei tu che non hai dignità».
Galliani e Barbara Berlusconi allo stadio durante Barcellona Milan
Di sicuro molti restano impassibili, qualcuno alza lo sguardo dal tablet, qualcuno sogghigna, qualcun altro riconosce che la squadra è senza carattere. Ieri ai giocatori è stato permesso di restare a casa fino a sera. Ma è possibile che, in assenza di risultati, si scelga il ritiro a oltranza fino al 31 maggio.
La soglia della parte sinistra della classifica, per qualunque grande ancorché presunta, rappresenta lo spartiacque della decenza. Il Milan decimo ha un nuovo spettro: se non chiude tra le prime 8, dovrà giocare la Coppa Italia d’estate. Come una squadra di Lega Pro.
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