DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Stefano Montefiori per il "Corriere della Sera"
«L' accessibilità è la chiave del nostro progetto», ripete il direttore Jean-Luc Martinez, che qualche giorno fa ha inaugurato il nuovo sito del Louvre. Le porte fisiche sono chiuse per colpa del Covid, ma l' arte è comunque alla portata di tutti: quasi mezzo milione di opere, ovvero la gran parte delle collezioni del museo più importante del mondo, sono consultabili online in attesa che il presidente Macron mantenga la promessa di riaprire il Paese a metà maggio, cominciando dai luoghi di cultura. Ma quando quel momento arriverà il Louvre potrebbe avere un altro direttore.
L'«accessibilità» negli otto anni dell' era Martinez ha dato grandi soddisfazioni, facendo salire il numero di visitatori e gli incassi, ma ha provocato anche non pochi fastidi, tanto che lo stesso direttore non è più sicuro di essere riconfermato.
Ieri è scaduto il secondo mandato di Jean-Luc Martinez, fino al 2013 direttore del dipartimento delle antichità greche, etrusche e romane. Il 57enne archeologo si aspettava una terza nomina, ma ha ricevuto invece un incarico provvisorio, ad interim. Sotto la sua direzione il Louvre ha superato i 10 milioni di visitatori in un anno e solo la mostra su Leonardo da Vinci da ottobre 2019 a febbraio 2020 ha richiamato oltre un milione di persone, un altro record.
Martinez ha trasformato il Louvre in un luogo attraente e moderno, e regolato i percorsi delle visite prendendo atto che due terzi dei visitatori entrano nel Louvre per vedere la Gioconda, la Vittoria di Samotracia e la Venere di Milo.
Oltre il 70% degli ingressi nell' era pre-Covid era legato ai turisti stranieri, e la seconda fonte di incasso sono le partnership che Martinez ha stretto aprendo il Louvre a molti, per alcuni troppi, marchi: da Louis Vuitton per le borse di Jeff Koons con l' immagine della Gioconda a Airbnb per l' iniziativa «una notte con Monna Lisa», fino agli accordi con gli orologi Swatch e con il sito cinese Alibaba per altre borse con la solita Gioconda.
Accanto a questo marketing disinvolto ci sono gli scivoloni artistici, per esempio il caso del «Salvator Mundi», il controverso dipinto acquistato per 450 milioni di dollari nel 2017 dal principe saudita Mohammed Ben Salman: Martinez sembrava attribuirlo con certezza a Leonardo in un libro, poi frettolosamente tolto dalla circolazione quando si è saputo che il principe avrebbe negato il prestito dell' opera per la mostra del 2019.
Nel catalogo finale del Louvre, il «Salvator Mundi» torna allora al più modesto status di opera di bottega. Poi, la Fondazione Cy Twombly ha protestato perché il Louvre ha snaturato la sala che accoglie l' ultima opera del grande artista americano, «The Ceiling», ridipingendo le pareti bianche della sala di un rosso cupo che fa a pugni con il blu del soffitto: «Un affronto, nessuno ci ha avvisati».
La sorte del direttore del Louvre, una carica di enorme importanza a livello globale, è osservata con attenzione: premiarlo o punirlo significa anche scegliere una certa visione della cultura, più pop o più rigorosa.
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