RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Mimmo Di Marzio per “il Giornale”
Chissà se il critico Walter Benjamin, scrivendo il saggio sull'Opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, avrebbe mai potuto prevedere la messa all'asta di una scultura totalmente digitale, dunque tecnologicamente riproducibile, ma di fatto «unica e irriproducibile» perché in versione Nft, acronimo di «non-fungible token», ultima frontiera del mercato dell'arte.
Ricominciamo daccapo e, per fare la ricetta, mettiamo insieme tre ingredienti: il primo è «Italia NFT», prima piattaforma dedicata agli Nft appunto, certificati che attestano l'autenticità, l'unicità e la proprietà di un oggetto digitale, in questo caso rigorosamente made in Italy; il secondo è IGOODI, società fondata nel 2015 da Billy Berlusconi specializzata nella creazione di «avatar», laboratorio di ricerca nel campo della digitalizzazione del corpo umano; terzo, ma non ultimo ingrediente, è il contenuto, rappresentato dall'opera «vera» di un'artista «vera», Luna Berlusconi, sorella di Billy, al suo battesimo nel mercato virtuale.
L'opera si intitola Driade-La Divina, ed è l'interpretazione scultorea del corpo digitale di una persona reale, nella fattispecie una donna a dir poco formosa e senza veli, accovacciata in posizione yoga sulla calotta del pianeta terra.
Il corpo femminile curvy e seducente è un tema caro all'artista ma, in questo caso, assume una valenza quasi mistica a rappresentare il mito greco di Gea, simbolo della Madre Terra nelle antiche civiltà agricole ma anche del ruolo della donna nel procreare ed allevare figli.
L'Nft che, come gli altri della piattaforma, verrà da oggi messo all'incanto (base d'asta 15mila dollari), ripercorre magicamente le tappe della trasfigurazione (donna «reale» - avatar - scultura «reale») con il sottofondo di una traccia audio incisa da Vittorio Vaccaro (compagno di vita di Luna), ovvero il suono ipnotizzante di un «Duduk», antichissimo strumento armeno.
«Ho sposato questo progetto non senza tentennamenti e paure - confessa Luna - sia perché mi ritengo abbastanza lontana dalla cultura digitale, sia perché la mia concezione dell'arte è strettamente legata alla sua componente più artigianale: il colore, la materia, la tela; per me fare arte ha sempre significato sporcarsi le mani ed emozionarsi nell'atto stesso della manualità. Poi però mi sono resa conto che i tempi cambiano, e lo stesso mercato dell'arte ha preso una strada sempre più aperta alle piattaforme del web».
Cosa resterà di questi anni Ottanta, cantava Raf. E dell'opera d'arte, sempre più inglobata nella finanza digitale al pari dei titoli o dei bitcoin?
«Io non cambierò e continuerò a sporcarmi le mani» giura Luna. «Il nostro obiettivo è nobile - puntualizza Achille Minerva, co-fondatore di Italia Nft - una piattaforma per tutti gli asset digitali del made in Italy; l'Nft sull'opera d'arte di Luna arriva dopo quelli del Giro d'Italia e dell'Heroes Festival della cantante Elisa». Del doman non v'è certezza, direbbe Lorenzo il Magnifico.
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