DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Gaia Piccardi per www.corriere.it
«And now Ineos, boys». Amplificata dal microfono del casco da motociclista, la voce metallica di Jimmy Spithill, timoniere mura a dritta di Luna Rossa, è la sentenza che condanna American Magic: battuti 4-0 senza appello (ma con l’alibi del naufragio e dei nove giorni di cantiere per ricucire la barca), gli americani tornano a casa.
I primi sfidanti arrivati a Auckland per fiutare il giro del fumo e del vento, sono i primi a fare le valigie. La loro Prada Cup finisce qui, in cambusa il disastroso bottino di 8 regate e zero vittorie; in finale contro gli inglesi volano (letteralmente) gli italiani. E ci mancherebbe altro.
«Felice della performance della barca e della comunicazione a bordo, molto migliorata» sorride lo skipper Max Sirena dietro la maschera da duro del Far west, ben sapendo che arrivare a giocarsela con Sir Ben Ainslie, leader carismatico di Ineos, era il minimo sindacale richiesto a questa quinta campagna di Coppa America firmata Prada.
E in effetti, in semifinale, la Luna è apparsa crescente, a tratti piena: partenze dominate, Patriot sbatacchiata in giro per il campo di regata come un sacco vuoto, manovre pulite intorno alle boe (al netto del rafficone che venerdì ha fatto sbandare l’Ac75 azzurro: anche in quella circostanza, l’equipaggio ha dimostrato un ottimo controllo del mezzo), un volo consistente senza effetti speciali.
L’impressione è che l’attacco a due punte Bruni-Spithill, una volta capito che il risultato non era in discussione, abbia alzato il piede dal gas lasciando ai rivali il contentino del record di velocità di questa nuova generazione di monoscafi volanti: 53,31 nodi, 98,730 km all’ora.
«In cinque giorni abbiamo trasformato la barca, cambiando passo» conferma Francesco Bruni, il timoniere mura a sinistra su cui — rispetto a certe prove un po’ pasticciate del round robin — è sembrata convergere la tattica in quattro regate che hanno attraversato tutto l’arco costituzionale dell’imprevedibile brezza nel Golfo di Hauraki.
Di fronte a un’innegabile crescita di uomini e barca, la domanda ora è: quanto Luna Rossa è uscita ingigantita dai demeriti di American Magic e quanti di questi progressi si porterà dietro nella finale di Prada Cup (dal 13 febbraio) contro gli inglesi, che offriranno ben altra sfida rispetto agli americani? I pionieri della nostra vela, dopo due notti insonni a veder tirare bordi dall’altra parte del mondo, non hanno dubbi.
«Dopo le prime regate pensavo che Luna Rossa fosse inferiore a Ineos ma mi devo ricredere: si partirà alla pari» dice Cino Ricci, 86 anni, skipper di Azzurra nel lontano 1983, la prima sfida italiana in Coppa America. «Gli italiani hanno regatato mentre gli inglesi si allenavano, ma si impara di più gareggiando: vedo Luna Rossa competitiva e una sfida con Ineos apertissima» conferma Mauro Pelaschier, che di Azzurra fu timoniere.
«Annusiamo la vendetta» annuncia Bruni sommerso dagli abbracci al ritorno in banchina. Ineos con Luna Rossa fin qui ha sempre vinto. Si può solo fare meglio.
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