DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Carlo Antonelli per Dagospia
EMMANUEL MACRON OLIMPIADI PARIGI
Le inutili, estenuanti polemiche che hanno accompagnato - in quelli che sembrano ormai secoli fa, in termini percettivi - la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024 non hanno tenuto conto della sua reale natura: quella di essere una polpetta avvelenata, o meglio un trucco di distrazione del nemico in grado di accecare lo sguardo rispetto alla natura interamente queer - nel senso più largo del termine - dell’intera manifestazione.
Solo ora, ora che milioni di connazionali - rintontiti dal caldo e immobili da anni - hanno fatto esplodere gli ascolti tv con istantaneo rimbalzo social, capiamo così (come anche notato da alcuni influencer più attenti) che l’identity della manifestazione fatta di colorini pastello di ogni genere - quasi da confezione da 48 matite vecchia maniera ma scegliendo solo quelle dalle tinte più delicate - ha trascinato tutto quanto dentro una morbidezza e leggiadria di stile radicalmente lontana dall’usuale furia testosteronica e hard del passato. Incluse le icone dei singoli sport prive di figure umane- e quindi genderless- a loro volta composte come foulard Pucci anni Cinquanta. Follia pura.
LYLES FINALE DEI 100 METRI MASCHILI OLIMPIADI GIOCHI OLIMPICI PARIGI
Persino gli stessi campi, intesi come le piste da gioco vere e proprie, sono state pastellizzate ad arte, con effetti “cremino” tra le varie nuance veramente e scientificamente stucchevoli. Così come la trasposizione su ledwall della stessa identity o le “entrate” dei singoli atleti o delle squadre con tanto di magnificazione pop-chic della loro presenza.
Ovviamente stacchi tv, sottopancia, punteggi e il resto facevano il resto, compreso lo stilizzato arco (sempre fru- fru) che avremmo visto 2000 volte nelle furiose dirette Rai.
Insomma, il baccanale trans d’apertura ha consento al pubblico mondiale di ingoiare questo furioso impacchettamento diciamo dalle sfumature dei macaron del tutto. Del resto al gioco di parole Macron/Macaron erano già stati dedicati infiniti memi già almeno da sette/otto anni, ben si sa.
Ma, attenzione, questa è solo la confezione. Il pubblico europeo, senescente e in parte cognitivamente danneggiato dopo il Covid, ha assistito impotente ad una straordinaria esibizione di bellezza giovanile mozzafiato, capace di rappresentarsi con i corpi, i colori, i materiali e le forme del supercontemporaneo.
FINALE DEI 100 METRI MASCHILI OLIMPIADI GIOCHI OLIMPICI PARIGI
Che è fatto un futuro finalmente non più rimandabile, e meravigliosamente precipitato nell’ora e qui: Marvel, DC, il mondo dei franchise hollywoodiani (vedi le straordinarie nuove riprese a freezeframe della palla o la moltiplicazione -tra gioco da consolle e manga- delle singole frequenze del movimento), ma anche i pazzeschi aggeggi ottici per il tiro a segno come quello indossato dall’ormai leggendaria e spietatissima tiratrice coreana Kim Yeji.
Abbiamo assistito - e in modo non più reversibile - all’apparizione e all’adesione entusiastiche al completamente Nuovo. In particolare nel mondo diciamo maschile, mai così libero.
Del tutto inutili, dunque, le espressioni di meraviglia che hanno accompagnato su IG il nuovo giro di boa dei costumi a mezza gamba trasparenti da nuoto (veramente bellissimo quello dell’olandese Arno Kamminga, di grande nudità d’organza), l’ulteriore capacità fasciante delle tutine da atletica (con tanto di inciampi sull’asta del salto in alto o esibizionismo evidentemente premeditato).
E poi i guanti diciamo da gran sera, neri o colorati, della nuova atletica (quello monobraccio del greco Emmanouil Karalis nel salto in alto, per esempio), per non parlare dell’incredibile team kit con una sola manica e schiena nuda disegnato da Telfar per la delegazione liberiana.
E poi le collane le unghie le perline e le figurine giapponesi del campione del mondo di velocità Noah Lynes come minimo fluido, la bandierina arcobaleno del simpaticissimo nuotatore Tom Daley, attivista gay (insieme al judoka tedesco Tito Cavelius e molti altri), tra i pochi ad essere capace di scherzare in modo esilarante saltando su uno degli inaccettabili letti di cartone del Villaggio Olimpico.
Arno Kamminga - olimpiadi parigi
A proposito. La famosa foto del campione di nuoto italiano Thomas Ceccon mentre dormiva a fianco ad una panchina all’aperto – dopo che la sua vittoria della medaglia d’oro aveva in zero secondi infiammato il mondo per la sua bellezza michelangiolesca- sta a dimostrare una fragilità cristallina proprio perché successiva al trionfo (e alla pressione da smartphone impazzito) che ha fatto onore all’atleta, invece di cadere nello stereotipo di naturale origine militare dei giochi stessi.
Oltre a lui, i social – a traino prevalentemente LGBT+, appunto, ma non solo- sono stati in grado di far esplodere bellezze classiche come il saltatore svedese pigliatutto Armand Duplantis, il tennista spagnolo Carlos Alcaraz, il ginnasta turco Ibrahim Colak, il mezzofondista algerino Djamel Sedjati, il saltatore francese Jules Bouyer o il nostro pallavolista Daniele Lavia.
Emmanouil Karalis - olimpiadi parigi
O di accogliere la soverchiante perfezione della seconda generazione italiana come quella del runner Lorenzo Serafini (“il re dei pirati”), o l’eleganza sottilissima di Mattia Furlani, salto in lungo. E infine di supportare Giorgio Minisini per la sua sacrosanta protesta a seguito della sua esclusione dal team di nuoto artistico (“non siamo pronti” ha dichiarato “al primo uomo in uno sport di sole donne”).
Ma anche di contrastare l’orrenda lapidazione della strabiliante boxeuse Iman Khelik (istituire una categoria “intersessuale”? tralasciando la questione complessa della binarietà biologica, ma perché no?). E gioire per il bacio di gioia meravigliosa alla fidanzata della bellissima e potentissima judoka Alice Bellandi dopo la sua grande vittoria, ancora con l’incisivo sanguinante.
FINALE DEI 100 METRI MASCHILI OLIMPIADI GIOCHI OLIMPICI PARIGI
L’universo femminile sì è espresso al massimo nello stile post-Wonderwoman delle atlete, statunitensi in particolare (con perline a cascata sulle tute, anelli di diamanti, bling strategicamente piazzato qui e là). E soprattutto colorazioni e lunghezze delle unghie applicate, straordinarie, dalla complessità iconografica e iridescente di nuova performatività. Imbattibili sempre per il multicolor dei capelli la giamaicana Shelly-Ann Fraser-Pryce, per incantevole eleganza la ginnasta brasiliana Rebeca Andrade e per il fascino vagamente diafano e “haunted” la ginnasta medaglia d’oro italiana Alice D’Amato.
Da notare la doppia calza lunga sfoggiata da Melissa Vargas e compagne della nazionale turca di pallavolo (una sorta di double collant optical) e in generale le pezze adesive curative piazzate lungo i corpi, di ogni foggia e colore, quasi a diventare ornamentali e (diciamolo alla vecchia) ultraumani.
NUOTO SINCRONIZZATO - OLIMPIADI PARIGI
Ma indubitabilmente la vetta è stata raggiunta dall’esibizione fuori di cotenna del nuovo nuoto sincronizzato, lisergica e anfetaminica insieme, in ogni performance e nazionalità, in grado persino di usare Skrillex come soundtrack.
I balletti della squadra di rugby maschile francese, l’uso da palla di vetro con paillettes di alcuni grandi monumenti come piste per giochi specifici (la Tour Eiffel, ecc), persino l’idea si direbbe cringe dell’uso della Senna hanno contribuito ad una queerizzazione definitiva senza precedenti del megashow.
NUOTO SINCRONIZZATO - OLIMPIADI PARIGI
Naturalmente tutto questo non poteva avvenire senza (in parte) l’intervento e la pazzesca capacità di innovazione dei grandi marchi di sportwear (Nike, Adidas, Puma) ma anche finalmente ingressi di marchi meno massivi (The New Originals per esempio, per il team olandese, con un ottimo lavoro).
Per non parlare della normalizzazione dell’uso dell’A.I. che il Comitato Olimpico ha introdotto per la cybersecurity (anche quella personale, per alcune forme di riprese come si diceva e in generale per la produzione di contenuti automaticamente generati con traduzioni nelle lingue principali. E per la sostenibilità della manifestazione in assoluto (poi vedremo se e come).
NUOTO SINCRONIZZATO - OLIMPIADI PARIGI
Ah, anche nel processamento di dati catturati da droni usati per spiare gli allenamenti delle altre squadre, che proprio non si fa. A proposito di A.I., beh sarà utile sapere che alcuni dei modelli di scarpe sfoggiati sulle piste lilla o cartazucchero di Parigi sono stati prodotti a partire dalla collaborazione tra software generativi avanzati e alcuni atleti (tra questi anche Kylian Mbappè, ma in questa sede non c’entra).
Questa collaborazione è stata messa in piedi da Nike, che ne ha approfittato per una rievocazione di una grande classico,, già che c’era. L’operazione è stata infatti chiamata A.I.R.
Puma non si è lasciata scappare- oltre al team kit della nazionale giamaicana, grande classico- la possibilità di produrre “un tessuto jacquard altamente ingegnerizzato scolpito ergonomicamente per avvolgere i muscoli posteriori in modo da ottenere una riduzione del calore e respirabilità, con un più una tecnologia di termoregolazione in grado di ottimizzare la temperatura del corpo verso l’abilitazione a performance di punta”. Bene.
EMMANUEL MACRON E I BARCHINI SULLA SENNA - MEME BY EDOARDO BARALDI
Ma la questione centrale rimane quella della sostituzione graduale -nella corsa per esempio- della figura dell’allenatore con quella della tecnologia ormai granulare intorno alla chiodatura iper-intelligente (“superspikes”), che fa tutto.
Vogliamo metterci anche gli strani cappottoni imbottiti indossati dai nuotatori prima delle gare? “Servono a tenere i muscoli caldi ma anche incutere una sorta di timore negli avversari”, dicono quelli del team tecnico Arena; in questo si è distinto per stile l’impeccabile nuotatore cinese Qin Haiyeng, decisamente.
thomas ceccon oro alle olimpiadi di parigi 2024
Che dire invece della necessità per le atlete giapponesi- emersa durante le Olimpiadi del 2020- di trovare una tecnologia che impedisse alle camere a raggi infrarossi dei voyeur di scattare foto dei loro corpi sostanzialmente nudi, come appunto era avvenuto quattro anni fa? Risolta, tessuto prodotto, a posto.
Diciamo che sapere che Speedo abbia fabbricato per il team australiano di nuoto alcuni nuovi costumi con materiale utilizzato nello Spazio per proteggere satelliti in orbita (in modo che siano idrorepellenti e consentano maggiore velocità) può completare la micro-parata di alcune delle innovazioni fashiontech in campo.
Arno Kamminga - olimpiadi parigi
Sostanza: senza questa glassatura che ricorda anche quella rossa di certi bignè all’antica o i colori di zuccherini di confetterie storiche, sarebbe stato impensabile far digerire un insieme di mutazioni così clamoroso. Da qui, l’astutissimo e perfido trionfo.
Ed è stato solo l’aperitivo: se l’appuntamento parigino del lungo/agosto è stato un botto (macaron-ato appunto), quello delle Palalimpiadi di fine agosto si annuncia come quello del salto quantico verso lo sconosciuto. Non si vede l’ora.
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