DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Stefano Mancini per “la Stampa”
Il campionato vinto in anticipo e due finali da giocare: Barcellona e Juve viaggiano su autostrade parallele. Messi ha cancellato ieri l’Atletico Madrid (assieme alle residue speranze del Real Madrid) con una magia delle sue: controllo in velocità, dribbling, rasoterra di precisione.
Ronaldo ha risposto segnando una tripletta all’Espanyol (risultato finale 4-1) bella quanto inutile: quest’anno CR7 è andato a segno 45 volte in Liga e 58 in totale. Non è bastato a vincere qualcosa. Messi risponde con 41 centri (54 contando le coppe), ma può avere tutto da questa stagione straordinaria: una differenza importante anche in chiave Pallone d’oro.
Finale con l’Athletic Bilbao
L’ultimo turno al Camp Nou contro il Deportivo sarà una festa per il 23º titolo nazionale. Una gioiosa formalità. Il Barca ha mantenuto i quattro punti di vantaggio sul club merengue e per questo ha festeggiato sul terreno del Calderon, applaudito a lungo dal pubblico dell’Atletico.
Domenica prossima Luis Enrique potrà schierare la squadra-2 e dare fiato ai suoi campioni, per averli al massimo della condizione nelle partite che ancora contano: il 30 maggio per la finale di Coppa del Re in casa contro l’Athletic Bilbao e il 6 giugno a Berlino contro la Juve per la Champions League. L’en plein si chiama triplete, che è un termine spagnolo.
A Barcellona lo sanno, sono favoriti, eppure non si fidano. Vedi la partita di ieri: bel gioco, tante occasioni e un solo gol al termine di un tiro al bersaglio. Una prodezza individuale, per di più. In una finale, contro il muro difensivo bianconero, potrebbe essere un’operazione complicata costruire occasioni da rete. E ancor più difficile sarà la fase difensiva. Il Barça ha Messi che risolve le partite da solo, la Juve ha un Morata che negli ultimi tempi segna a ogni occasione importante.
La rivincita di Luis Enrique
Per Luis Enrique, 45 anni, il campionato spagnolo è il primo successo di una carriera cominciata (male) sulla panchina della Roma e proseguita con il Celta Vigo. Anche a Barcellona il suo inizio di stagione è stato tormentato: una lite con Messi avrebbe potuto compromettere tutto.
L’antidoto sono stati i risultati, la squadra è tornata a masticare gioco come ai tempi di Guardiola (secondo qualcuno, l’allenatore con certi giocatori è un optional) e la pace nello spogliatoio ha retto. Per il Barcellona è il quinto campionato vinto negli ultimi sette anni dopo quelli del 2009, 2010, 2011 e 2013.
Un successo meritato fin dall’inizio, fondato sui 108 gol segnati dal suo attacco stellare (22 di Neymar e 16 di Suarez) e sui soli 19 subiti, con 30 vittorie, 3 pareggi e sole 4 sconfitte. Rispetto alla cavalcata solitaria della Juve, il Barça ha avuto sempre addosso la pressione del Real Madrid. Ma questo non sminuisce l’impresa di Allegri. In finale si riparte da zero: il meglio del calcio europeo sarà a Berlino il 6 giugno.
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