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P.Tom. per “il Corriere della Sera”
Macchiette, marketing o marchette? Bella domanda. Perché quando un ex campione come Ronaldinho, per giunta agli arresti domiciliari, sogna di tornare a giocare per la squadra di un altro mito come Maradona, che porta male i suoi sessant' anni, allora i dubbi sono legittimi. Chissà se Dinho realizzerà davvero il sogno di andare al Gimnasia e se qualcuno girerà una serie tv su questa strana coppia che ha regalato tante gioie con il pallone tra i piedi, ma adesso suscita tenerezza. Quel che è certo è che la stima e l'amicizia tra due fenomeni assoluti come Ronaldinho e Maradona è di lunga data.
Perché i migliori anni di Diego coincidono con quelli della scoperta del calcio da parte del brasiliano, che lo ha sempre considerato un idolo: rimasto senza padre a 8 anni, Dinho si è sempre affidato al fratello maggiore Roberto De Assis (fan di Diego), sia in fatto di passioni calcistiche, che di magagne, come testimonia la sua disavventura giudiziaria in Paraguay, dove è entrato con documenti falsi per intraprendere un'iniziativa benefica, così benefica da costargli l'accusa di riciclaggio.
Oltre ad avergli mostrato di recente la sua solidarietà («Forza amico mio. La verità viene sempre a galla»), Maradona ha sempre riempito di elogi il Pallone d'oro 2005, ex Psg, Barcellona, Milan. Per i maligni, esaltare Ronaldinho come uno dei brasiliani più forti di sempre, poteva essere un modo da parte di Diego per offuscare il mito di Pelè. Lo stesso in effetti vale anche per Dinho: ricordare la grandezza di Maradona ad alcuni sembrava un modo per dire al mondo che Messi non vale quanto Diego.
Ma questi sono retropensieri gratuiti, soprattutto in questo momento. Ronaldinho ha trascorso più giorni tra carcere e domiciliari in hotel ad Asuncion in Paraguay (oltre 100), che nell'ultima squadra per la quale ha giocato, Fluminense nel 2015, quando il contratto di un anno e mezzo che aveva firmato durò ottanta giorni. Per quanto disastrato possa essere il Gimnasia di Maradona, salvato dalla retrocessione grazie al blocco del campionato a causa della pandemia, sembra difficile che un vecchio ragazzo di quarant' anni, anche se fenomenale nel gioco da fermo, possa tornargli utile.
Ma finché c'è il pallone c'è speranza. E questo Diego lo sa meglio di chiunque altro. Un video in cui balla con i pantaloni abbassati è diventato virale qualche giorno fa, testimoniando una condizione generale abbastanza preoccupante, come ha spiegato con scarso amore per la privacy il neurochirurgo che lo segue, Leopoldo Duque: «Diego sta bene - ha detto lo specialista ad América Tv - ma il momento per lui è molto difficile. Soffre per l'isolamento forzato dovuto alla quarantena e ha continui sbalzi d'umore, è molto fragile emotivamente. Quello dell'alcol è un problema. Quando beve, la fragilità e l'instabilità emotiva sono ingestibili. È su questo che stiamo lavorando, ma è un processo lungo e laborioso». Anche quello di Ronaldinho non sembra così breve: ritrovarsi come vecchie stelle in disarmo non sarà certo la soluzione dei problemi, però non farebbe male a nessuno.
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