DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Mario Sconcerti per il Corriere della Sera
Tre giorni dopo la caduta rumorosa di Torino, l'Inter trova con facilità e bellezza la quinta vittoria in sei partite e tocca una classifica che non aveva ancora avuto. Sembrerebbe tutto molto contraddittorio, in realtà il Bologna è uno di quegli avversari che si addicono all'Inter, gioca benino e perde molti palloni. Cerca il gioco, ma non ha la qualità dell'Inter. Così il risultato diventa presto normale.
L'Inter è stata dentro la gara molto più che con la Juve. Sentiva il momento. Tre gol sono state prodezze, chi sa segnare così non può sbagliarne quattro davanti alla porta. In realtà ogni tanto si annoia e finisce per rilassarsi. Quando Marotta parla di dure riflessioni da fare, non si riferisce a Inzaghi, pensa ai giocatori. Inzaghi è una buona soluzione imperfetta, non è un motivatore, ma conosce il mestiere.
Quando l'allenatore è un po' trasparente, la squadra si sente protetta a priori, sa dove cadrà la debolezza se le cose andranno male.
Marotta ha voluto cancellare l'alibi.
Sa che non può essere colpa del tecnico se grandi giocatori commettono errori elementari, vuol dire che non funziona qualcosa nella psicologia della squadra. Il messaggio è stato ricevuto e capito. Ora la stagione si riapre anche se per altri obiettivi.
Dietro Napoli e Milan ci sono sei squadre in due punti per il terzo posto. Questo riapre anche la stagione della Juve mentre soffoca un po' Atalanta e Roma. È intanto chiaro che c'è al Milan un problema Leao. Tre partite di fila non le aveva mai sbagliate. È cambiato soprattutto l'atteggiamento, prima vedevi il suo sorriso da lontano, oggi è un ragazzo triste. Non può essere una crisi tecnica, la differenza di Leao è enorme, farebbe fatica a giocar male.
Ma oggi è come giocasse con un peso sulle spalle. Lui e Theo Hernandez sono sempre stati la vera differenza del Milan. Non c'è una grande squadra senza Leao, sono diversità che vanno difese. E a Cremona mancava anche Theo. Così il Napoli diventa per tutti più lontano, quasi imprendibile. Un ringraziamento a Gazidis che lascia il Milan. Lascia dopo averci insegnato qualcosa di diverso, saper dire anche no alle pretese dei giocatori. Ha perso Donnarumma e Kessie in un battito d'occhi, ha rischiato un'impopolarità dilagante, ma non si è mosso e alla fine ha costruito una squadra da scudetto. Se ne va lasciando nello strano calcio italiano un segno forte.
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