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Massimo Fini, scrittore e giornalista, che dopo la vittoria degli Europei aveva dichiarato sul Fatto Quotidiano di aver tifato contro la Nazionale italiana, torna ad affermarlo all’Adnkronos
“È vero, agli europei ho tifato contro l’Italia perché non sopportavo molto l’idea dell’uso politico che si sarebbe fatto della vittoria, ma non è una cosa solo di oggi. L’uso politico l’hanno fatto sempre, l’ha fatto anche il pur onesto Spadolini, che non ha mai visto un pallone in vita sua, quando disse che ai Mondiali del 1982 l’Italia vinse perché il Presidente del Consiglio era Repubblicano.
L’uso politico della vittoria, dunque, lo avrebbero fatto tutti, non solo Draghi, che fra l’altro è stato anche abbastanza cauto su questo, perché lui ha visto banche ma palloni credo non ne abbia visti mai in vita sua. In generale, dunque, si sarebbe presa la vittoria come una straordinaria prova della civiltà italiana, invece, purtroppo, siamo in un periodo di grandissima inciviltà in tutti i sensi. Forse l’unica riforma da fare in Italia è quella della buona educazione”
“Sono contento di com’è finita Italia-Irlanda del Nord perché mi ero giocato il pareggio, anche perché avevo visto quello che avevano visto tutti, e cioè che l’Italia di adesso non è quella degli Europei. Dunque, c’era un fattore economico, perché l’Italia era data favorita. E poi io non ho mai tifato per la Nazionale italiana, da sempre, non so neanche bene perché. E un po’ come quando ci sono le squadre piccole, faccio sempre il tifo per loro rispetto a una squadra più importante”.
Secondo il giornalista non c’è più quel sentimento legato al calcio
“Il calcio non è collegato al Paese o alla sua dirigenza politica. In più devo dire che il calcio di oggi, al di là delle Nazionali, non si può guardare. Lo dico avendolo sempre seguito, noi ragazzi avevamo solo il calcio. Ormai è tutto un affare economico, ci sono presidenti cinesi e americani, nelle squadre a volte è difficile trovare un italiano, ecco perché è molto difficile identificarsi. Il calcio è stata una cosa importante perché è uno sport nazionalpopolare, come il ciclismo, anch’esso ormai quasi scomparso dalle scene, ma si è evoluto in senso puramente economico, calciatori-bandiera non esistono più, una volta c’erano Riva, Antognoni, Bulgarelli.
Dunque è difficilissimo identificarsi in una squadra, e così credo sia difficile identificarsi in una Nazionale, soprattutto per me che ho una percezione pessima dell’Italia di oggi, un’Italia di corrotti a tutti livelli. L’Italia non è una democrazia vera, è una partitocrazia, e forse se fosse una cosa di più serio, tiferei Italia contro l’Irlanda del Nord”.
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