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Stefano Mancini per “La Stampa”
La Mercedes vince con Lewis Hamilton che parte primo e rimane in testa fino al traguardo e arriva seconda con Nico Rosberg che dopo un giro era ultimo. Poi finisce terza, quarta e quinta con i motori di Bottas (Williams), Button (McLaren) e Magnussen (McLaren). Questa non è superiorità tecnica: è correre da soli.
Ieri a Sochi, nel circuito post olimpico che ha ospitato il primo Gp di Russia, lo squadrone tedesco ha festeggiato con tre gare di anticipo il Mondiale dei costruttori (primo della storia, esiste solo dal ’58). Da qui in avanti Hamilton e Rosberg saranno più liberi di giocarsi il titolo piloti. L’inglese ha vinto la 9ª gara della stagione, la 31ª della carriera (solo cinque piloti meglio di lui nella storia della F1) e ha 17 punti di vantaggio sul compagno di squadra: tanto basta a renderlo favorito.
hamilton stringe la mano a putin
Il film della gara dura un paio di sequenze: Rosberg attacca il compagno al via ma frena troppo tardi, rovina le gomme ed è costretto a cambiarle. Sarà il suo unico pit stop, 52 giri con gli stessi pneumatici, perché la Mercedes consuma meno benzina, rovina meno le gomme e ha più cavalli. Il primo motore avversario al traguardo è il Ferrari di Fernando Alonso, sesto con un minuto di ritardo. Poi le Red Bull-Renault di Daniel Ricciardo e Sebastian Vettel e la Ferrari di Raikkonen al limite del doppiaggio.
La Mercedes aveva dominato in Formula 1 nel 1954 e 1955, poi si era ritirata. E’ tornata nel 1994 come fornitrice di motori e nel 2010 come squadra. E ci ha messo cinque anni per creare questo missile, i primi tre con Michael Schumacher a cui va il ringraziamento di Toto Wolff, il team principal: «Se siamo arrivati a questo punto è anche merito del suo lavoro». Organizzazione, metodo, alta tecnologia e grandi mezzi: così è arrivato il successo. Due piloti tra i migliori: Hamilton una conferma, Rosberg una sorpresa (finora si è battuto alla pari, attenzione alla gara conclusiva ad Abu Dhabi che assegnerà il doppio dei punti).
Ieri Hamilton ha tentato di rendere la festa più interessante ignorando il padrone di casa. E’ successo nella saletta antistante il podio, dove i piloti si fermano un paio di minuti per asciugarsi il sudore prima della cerimonia del podio. Lì ad aspettare i vincitori c’era Vladimir Putin.
Lewis l’ha visto, gli ha voltato le spalle e ha stretto la mano a tutti gli altri presenti. Il presidente russo l’ha poi premiato davanti ai 50 mila spettatori dell’Autodrom e a quel punto il pilota ha stretto la mano del presidente russo. «Ho pensato che devo tornare in Inghilterra», confesserà al suo entourage. Per Bernie Ecclestone si tratta comunque di un successo politico: «Fra tre settimane saremo negli Usa - se la ride il patron della F1 -. Se affidassero a me le relazioni internazionali farei rappacificare Obama e Putin».
La Ferrari in serata si è complimentata via twitter con i rivali: «Ve lo meritate, godetevi la festa... noi torneremo». Oggi a Maranello comincia l’era di Sergio Marchionne, che subentra a Luca Montezemolo reduce da 23 anni di presidenza. La prima grana sportiva è proprio con la Mercedes. La Ferrari chiede che durante l’anno si possa intervenire sul motore. C’era l’accordo, poi la Mercedes ha cambiato idea: senza l’unanimità non si può cambiare una regola per il prossimo anno. E se non si cambia, difficile immaginare che qualcun altro vinca.
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