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Alberto Flores D’Arcais per “la Repubblica”
I meno giovani se lo ricordano bene quel 22 giugno 1994. Si giocava al Rose Bowl di Pasadena e quegli undici giovani stavano compiendo un miracolo, paragonabile solo alla vittoria contro l’Inghilterra ai mondiali del ’50, il famoso ‘Miracle on Grass’ cantato da scrittori e registi.
Era un pomeriggio assolato, dopo decenni di frustrazioni calcistiche gli Stati Uniti avevano ottenuto un mondiale da giocare in casa, ma la squadra era quella che era e di fronte aveva quel nuovo gigante del calcio chiamato Colombia, contro cui non avevano mai vinto.
Trionfarono loro, i ragazzi della terra a stelle e strisce, ma il mondo non gli diede soddisfazione. Quella partita sarà ricordata solo e per sempre per un maledetto autogol, anche se Andrés Escobar, pittoresco difensore dal cognome troppo pesante (semplice omonimia con il capo del cartello di Medellin), non sapeva ancora che gli sarebbe costato la vita.
Sono passati più di due decenni e tra (molti) bassi e qualche picco il soccer made in Usa ha finalmente trovato la sua strada. Un campionato accettabile, con poca tecnica e molto fisico, qualche stella in declino strapagata (ma anche gente come Giovinco che qui fa la differenza), buoni investimenti, nuovi stadi e una generazione multietnica di giovani appassionati (oltre a milioni di praticanti, dove eccellono sempre le donne). E questa sera, con gli occhi di due continenti americani puntati sul Levi’s Stadium di Santa Clara, finalmente si replica quella sfida lontana.
Un secolo esatto dopo il primo torneo ufficiale della storia per squadre nazionali, Usa e Colombia inaugurano (nella casa dei San Francisco 49ers) la Copa America Centenario. Anche questa volta i ‘cafeteros’ partono favoriti (lo sono anche per la vittoria finale con i soliti brasiliani e argentini) ma il ‘team Usa’ non è più la squadra naif di ventidue anni fa. In quattro lustri hanno costruito una squadra solida (da anni affidata al tedesco di California Jurgen Klinsmann) e finalmente le nuove generazioni, stufe dei racconti dei padri e di quel mitico ’94, potranno ammirare i loro beniamini che sfidano le star miliardarie del “gioco più bello del mondo” (frase che è ormai passata anche tra i media Usa).
Nel gennaio scorso hanno rischiato che saltasse tutto. Niente terrorismo o cose simili, era lo scandalo Fifa il nemico da battere. Troppi dirigenti sudamericani coinvolti (più lo yankee Chuck Blazer, per ventuno anni segretario generale della Concacaf e poi ‘gola profonda’ del Fbi).
“Sarà il torneo più pulito della storia”, proclamano con orgoglio gli organizzatori, forse un po’ ingenui visto che gli arbitri del doppio continente americano non hanno fama di essere i più affidabili. E poi, oltre alla percentuale inevitabile di “sudditanza psicologica” (Brasile, Argentina e, perché no, padroni di casa) il business (scommesse in primis) è troppo ghiotto per una criminalità che dal Messico al Cono Sud è decisamente ‘organizzata’.
Stasera però si gioca. Usa-Colombia è la prima di trentadue partite che porteranno negli States le stelle sudamericane che infiammano l’Europa, Lionel Messi uno su tutti. Ancora una volta il miglior giocatore del mondo guiderà la sua nazionale un po’ acciaccato, ancora una volta i tifosi gli chiederanno di fare il Messi anche in nazionale in un attacco-monstre con accanto Higuain e Aguero.
Nel Brasile mancherà Neymar (lo preservano per le Olimpiadi), il Cile (detentore del titolo) verrà guidato da Alexis Sanchez e Arturo Vidal, l’Uruguay da Cavani e (in forse) Suarez, la Colombia avrà più milanisti della nazionale italiana (due).
Ventidue anni dopo gli Usa tenteranno il colpaccio. Klinsmann ha messo un obiettivo molto alto (le semifinali), se ci arrivasse veramente, con trecento milioni di tifosi a spingere (quando c’è una squadra con la maglia Usa anche chi non sa niente di calcio, la stragrande maggioranza degli statunitensi, si adegua) tutti i sogni, nell’anno del Leicester, sarebbero possibili.
Il suo asso a sorpresa (sempre che giochi titolare) potrebbe essere Christian Pulisic, 17 anni, esordio (con gol) solo una settimana fa. Comunque vada sarà una Copa storica. In cento anni mai si erano visti nello stesso torneo gli squadroni del Sudamerica a sfidare tutti assieme Messico, Stati Uniti e nazionali dell’America Centrale (Costarica, Jamaica, Haiti e Panama). Previsti 2 milioni di spettatori paganti, lo spettacolo, la musica e l’allegria (anche fuori dagli stadi) sono assicurati.
coppa america del centenario
COPPA AMERICA CENTENARIO
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