DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Francesco Fontana per www.gazzetta.it
"Vincenzo, ti voglio bene. Ma ti batto 2-1!". Massimo Ferrero saluta così il ritorno a Genova di Montella, la sua prima, vera conquista da presidente blucerchiato: "Che fatica prenderlo, ma realizzai un sogno", dice il numero uno della Samp, che in una lunga intervista esclusiva per Gazzetta.it tocca tutti gli argomenti a modo suo, tra battute e qualche frecciata. Mai banale e sempre pungente.
Presidente, domenica arriva il Milan: un pronostico?
"I pronostici portano un po' sfiga (ride, ndr), ma non mi piace la cautela: finisce 2-1 per noi. Quest'anno possiamo divertirci...
Qual è l'obiettivo della Samp quest'anno?
"Tolte le sei big, voglio arrivare primo tra le altre 14. Va bene se le rispondo così?".
Contro il Milan ritroverà Montella.
"Gli voglio molto bene, è un ragazzo d'oro".
Ma i rapporti tra di voi non si erano incrinati?
"Ma no… Per prenderlo, passai una settimana cercando di convincere i Della Valle, persone eccezionali, a togliere quella famosa clausola. Arrivare a Montella fu per me la realizzazione di un sogno perché in quel momento la Sampdoria non stava passando un bel periodo e io ero all'inizio della mia carriera nel calcio. Per me è impossibile parlar male di Vincenzo".
Qualcosa però non funzionò: di chi fu la colpa?
"In questi casi si dice sia un po' di tutti, ma me la assumo e non mi nascondo: la colpa fu mia, sono io la persona a capo del club".
Ma Montella può rifare grande il Milan?
"Questo è un po' soggettivo. Gli allenatori li fanno i giocatori, i giocatori li fanno i presidenti…".
In poco più di tre anni, quattro allenatori: partiamo da Mihajlovic.
"Lo amo, è eccezionale. Sinisa è simile a me, 'pane al pane e vino al vino'. Andò al Milan perché la Sampdoria gli andava un po’ stretta. Lui e Montella sono un po' come il diavolo e l'acqua santa".
Con Zenga, invece, durò poco.
"Walter è una grandissima persona e un ottimo allenatore. Oggi non lo rimanderei via, allora mi lasciai condizionare dall'ambiente, ero inesperto come presidente: mi ritrovai spaesato dopo l'addio di Sinisa".
Giampaolo sta facendo benissimo: paura che qualcuno possa portarglielo via?
"Una volta la Samp era un discount, un serbatoio di talenti, oggi abbiamo profili già grandi. Detto ciò, non credo che Giampaolo sia già pronto per una big. E se ci lasciasse non ci perderei io, ma lui. Un altro annetto con me dovrebbe farselo".
Da cosa nasce questa sua convinzione?
"Marco è un creatore del calcio, perfetto per un club dove bisogna inventare. E in una squadra fatta e finita piena di campioni cosa potrebbe fare? Poco, credo non si divertirebbe. Poi gli allenatori che vanno via rimpiangono Ferrero".
Ma in un futuro lontano con chi lo sostituirebbe?
"Ma io non ne conosco tanti… Potrei dire Bielsa, il Loco: un pazzo come me. In passato ho anche cercato di portarlo a Genova, senza riuscirci. Oppure Ventura, lui sarebbe un altro dei miei allenatori. Chissà, se un giorno lasciasse la Nazionale...".
A Genova dal 2014: qual è il bilancio della sua gestione?
"L'aspetto tecnico lo lascio ai numeri, sul resto basta osservare tutto quello che è stato fatto come infrastrutture: prima c'erano gli spogliatoi rotti con docce non funzionanti, oggi stiamo costruendo un centro sportivo che diventerà uno dei più belli in Europa".
Parlando di campo, riprenderebbe Eto’o?
"No. Non lo conoscevo nemmeno, la prima volta lo scambiai per un cameriere (ride, ndr). Fu un colpo soprattutto mediatico, ma ci saremmo aspettati qualcosa di più dal punto di vista tecnico".
E Cassano?
"Persona fantastica e grandissimo talento, anche se è prigioniero di se stesso. Il suo problema è uno solo: è cresciuto mandando a quel paese tutti quanti. E alla fine si creano delle etichette, a volte esagerate. Gli ho anche proposto di rimanere vicino a me, perché sa tutto di calcio. Ma lui è un sanguigno, non potrei dirgli nulla perché si offenderebbe subito".
Rimpianti per non aver preso Sneijder?
"Quell'arrivo mancato ha compromesso l'acquisto di Ilicic. Quando è venuto a sapere di Sneijder si è particolarmente arrabbiato e ha deciso di andare a Bergamo".
In estate ha venduto tanto: più soddisfatto per il denaro incassato o teme di aver indebolito troppo la rosa?
"Tanti presidenti investono molto perché si innamorano dei calciatori, è successo anche a me con Muriel. Non volevo venderlo, ma alcuni devono cambiare aria per spiccare il volo. Luis è andato via perché ho anteposto la sua felicità alla mia".
Vale lo stesso per Schick?
"Non voleva rimanere, altrimenti lo avrei tenuto un altro anno. Il problema di questi giocatori sono i procuratori, che li trattano come fossero opere d'arte, ma hanno solo 20 anni".
Perché proprio alla Roma?
"Lo volevano tutti: Monaco, Psg, Juventus, Roma. In giallorosso potrà diventare un principino. Ma sarò onesto: senza il blocco del governo cinese oggi sarebbe all'Inter con Skriniar".
C'è chi parla ancora di un "Ferrero di facciata alla Samp" e di un Garrone che paga.
"Basta con questa storia, mi sono rotto i cog...! Garrone non esiste! L'Italia è il Paese degli invidiosi, dei fancazzisti e del sospetto: ho la terza elementare, sto studiando l'inglese e non ho l'elicottero privato. Se avessi un titolo di studio e una dinastia alle spalle sarei apprezzato da tutti. Magari ci fosse ancora dietro Garrone! Avremmo la Erg come sponsor, invece non c'è. Garrone mi ha lasciato delle fideiussioni, ma stop".
Novità sul fronte stadio?
"Insieme al Genoa abbiamo chiesto un prolungamento della concessione dello stadio per avviare un progetto di restyling. Si sta ventilando la possibilità di cessione dell'impianto: se ci fosse un bando vorremmo vincerlo".
Cosa pensa dei gruppi cinesi?
"Ma chi sono? Per me non esistono, potevano pure restare in Cina. Il nostro calcio dovrebbe rimanere nelle mani dei presidenti italiani. Se i cinesi arrivassero a Genova con tanti soldi non venderei mai la Sampdoria. Quando cediamo agli stranieri abbandoniamo un pezzo della nostra storia".
Moratti e Berlusconi, però, hanno deciso di vendere...
"Io sono un fan del Cavaliere, secondo me si riprenderebbe il Milan domattina. E Moratti lo amo, ho anche preso quattro mesi di squalifica per aver chiamato Thohir 'filippino'. Ma non m'importa tanto sono il presidente più squalificato d’Italia, perché dico sempre la verità".
Chi apprezza tra i colleghi?
"Litighiamo tutti i giorni, ma Lotito è veramente intelligente. Aggiungo anche Cairo, un grande imprenditore, e De Laurentiis, uno 'velocissimo'".
Qual è il sogno nel cassetto?
"Vorrei vincere qualcosa con la Samp. Poi, con un bel trofeo in bacheca, potrei anche regalarla."
E quello extra-Samp?
"Sono romano e romanista, sogno di comprare la Roma. Io farei l'ottavo Re e Totti l'Imperatore ".
Ne parli con Pallotta?
"Non si chiama Pallotta, ma 'Parlotta'. Dai scherzo (ride, ndr), io nemmeno lo conosco...".
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