FLASH – IL GOVERNO VUOLE IMPUGNARE LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA CHE PERMETTE IL TERZO MANDATO…
Stefano Cantalupi per La Gazzetta dello Sport
Alla fine i tre punti se li porta a casa il Leonardo giusto. Perché per 70 minuti è sembrato molto più vicino ad aggiudicarseli Leonardo Koutris, terzino sinistro dell' Olympiacos, affondato nel finale dalla rimonta milanista.
Invece può tirare un sospiro di sollievo, il d.t. rossonero. Che prima del match, al microfono di Sky, aveva tracciato la «road map» del Diavolo formato europeo, predicando la massima concentrazione in un torneo così faticosamente difeso in estate tra Nyon e Losanna, nelle aule della giustizia sportiva: «L' Europa League vale molto, ci si abitua allo scenario internazionale - le sue parole -. E quando arrivi nella fase finale è come se fosse la Champions».
Concetto, peraltro, ribadito da Gattuso alla vigilia del match coi greci, anche se poi al Meazza non c' è stato il pubblico delle grandi occasioni.
CAPIRE E CAPIRSI Del resto, nel periodo da opinionista che ha preceduto il suo ritorno alle scrivanie dirigenziali, Leonardo ha visto abbastanza partite di questa competizione per conoscerne possibilità e insidie.
«Dovendo lottare per la qualificazione alla prossima Champions, questa Europa League può darci tanto - è l' auspicio rivolto ad allenatore e giocatori -. Ma ci vuole coinvolgimento, questa squadra deve ancora capire quello che è, può dire ancora qualcosa». Quello dell' identità ancora da creare è un tasto su cui la dirigenza del Milan, da Leo a Maldini, batte da settimane. Servono consapevolezza, conoscenza della propria forza, prima ancora che dei limiti.
Ed è un salto di qualità mentale che si acquisisce anche in serate come questa, in cui a lungo le lacune sono emerse con maggiore nitidezza dei pregi, prima del ribaltone finale. Leonardo non è sorpreso: «Gli ultimi che sono arrivati non hanno partecipato alla preparazione, non hanno fatto quel mese importante per costruire le basi - ricorda -.
Caldara rientrerà presto e Gattuso potrà offrirci anche delle novità tattiche nel corso della stagione, sono certo che i giocatori nuovi piano piano si inseriranno».
NO IBRA Tra chi parte di rincorsa ci sono anche i dirigenti: «Siamo arrivati abbastanza in ritardo, in mezzo a tante cose, cerco di bilanciare, sono abbastanza profondo nei ragionamenti. Ma non c' è mai stato un dubbio sul nostro percorso, non dobbiamo dimenticarci da dove siamo partiti. Già quest' anno possiamo fare qualcosa di importante». Senza Ibrahimovic, però: «E' legato al Milan, a Milano, è un dato di fatto - è il commento sulla suggestione Zlatan -. Ci abbiamo fatto un pensierino quando siamo arrivati quest' estate, ha caratteristiche particolari, è un guerriero. Sono molto legato a lui ma oggi non esiste una possibilità di prenderlo». Con due numeri 9 come Higuain e Cutrone, viene da dire, ci si può consolare discretamente.
2. LAZIO IN CRISI
Pierfrancesco Archetti per la Gazzetta dello Sport
Pieno mancato, ma la Lazio proprio non c' è; non poteva aggregarsi alle altre cinque italiane tutte vittoriose in questo turno di coppa.
Perde la testa, oltre alla partita; finisce in nove con due espulsi tra il 47' e il 58', Basta e Correa.
Si fa rapire da un nervosismo diffuso, da frustrazioni da derby e da momento nero. Non riesce a mascherare i suoi problemi molto seri, la condizione scadente di alcuni protagonisti, primo fra tutti Milinkovic. Va anche bene alla Lazio che l' Eintracht sul 3-1 e con due uomini in più respira: il tempo per infierire ci sarebbe ma il quarto gol arriva soltanto all' ultimo istante. Il primato solitario nel girone, dopo il 2-1 a Marsiglia nel primo match, sfama un pubblico che non smette mai di urlare.
I MOTIVI Del k.o. non si può nemmeno incolpare l' eccesso di turnover, perché nella stesura non è una Lazio così finta.
Può darsi che Simone Inzaghi non abbia mascherato la sua squadra per dare subito a tanti titolari la possibilità di uscire dalla malinconia post derby.
Missione fallita, l' unica consolazione è che il secondo posto non viene attaccato dal Marsiglia, che ha pareggiato a Cipro.
La sconfitta che complica comunque l' euro-autunno arriva nonostante i grandi nomi. Perché ci sono Immobile (l' unico che si salva, e meriterebbe un rigore) e Parolo, che segna il pari; Leiva e Milinkovic, disastrosi; la difesa quasi al completo e sempre perforata, anche se in porta para (poco) Proto. Gli esterni poi si cacciano nei guai per motivi opposti: Durmisi dura un quarto d' ora poi esce con il gomito a penzoloni (dentro Lulic); Basta anticipa di qualche secondo la discesa negli spogliatoi per l' intervallo: si fa cacciare per doppia ammonizione, falli sciocchi ed evitabili, al 47'. Correa lo segue dopo, anche se il pestone a De Guzman poteva essere da giallo.
BREVE ILLUSIONE Subito in svantaggio, 3'18", la Lazio riesce a tenersi in partita con le corse di Immobile, appoggiato sul centro sinistra da Correa.
Non è difficile prendere scoperto l' Eintracht sui fianchi, e da una ripartenza di Ciro, con precedente tocco di mano di Biglia, i laziali riescono a distendersi per il pareggio di Parolo, servito da Correa. Ma non è difficile nemmeno bucare la Lazio, sui lati. La caparbietà di Haller e Gacinovic mette in porta Kostic, un attaccante schierato terzino sinistro, per il 2-1.
La terza rete è un' altra azione testarda di Haller, che sfugge a Acerbi e si fa tre quarti di campo prima di servire Jovic. Chiude la doppietta di Da Costa, a porta vuota, al 94'. Inzaghi cerca di gestire l' emergenza senza togliere le punte (4-3-2 poi 4-3-1), ma non c' è più partita. Da centrocampista del Graz, Adi Hütter aveva un compagno di squadra che si chiamava Nikola e di cognome Milinkovic. Il figlio dell' amico dell' allenatore dell' Eintracht da bambino veniva portato al campo del Graz e lì iniziò con le formazioni dei Pulcini. Hütter ieri lo temeva molto, ma Sergej è fuori fase, e molti nella Lazio lo hanno seguito.
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