DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesco Saverio Intorcia per “la Repubblica”
Mezzogiorno di fuoco. La partita di Bergamo finisce con un’aggressione negli spogliatoi: Denis sferra un pugno a Tonelli, lo ferisce allo zigomo, regola i conti di un duello, in gara, avaro di gentilezze.
Poi c’è il ring dei commenti: le accuse feroci dell’Empoli, la difesa imbarazzata dell’Atalanta che parla di minacce di morte al suo centravanti. Lui, German Denis: protagonista in campo e fuori. In partita, trova al 93’ il gol che permette ai nerazzurri di agguantare i toscani per la seconda volta. Uscendo, racconta pure la sua gioia, «dopo il gol non ho capito più niente». Continuerà a non capir nulla ancora per alcuni minuti, evidentemente.
Il racconto è di Massimo Maccarone, capitano dell’Empoli: «Denis è arrivato nel nostro spogliatoio, ha tirato un pugno violento a Tonelli, fra occhio e naso. Un atto viscido e vigliacco, ha mandato avanti Cigarini e lui si è nascosto dietro, poi è fuggito come un coniglio. In più, le luci nel sottopasso erano spente, in modo studiato. Faremo denuncia.
Si parla di violenza fuori, poi sono i giocatori a dare il cattivo esempio». Rincara la dose Maurizio Sarri: «Un giocatore dell’Atalanta ha aperto la porta dei nostri spogliatoi e colpito un mio calciatore sul viso. Roba da Daspo, non da squalifica. Nomi non ne faccio, hanno visto tutto la procura federale e la Digos».
Il suo collega Edy Reja intanto minimizza, come già aveva fatto a proposito del faccia a faccia con gli ultrà atalantini («Ci hanno dato la carica», disse). Stavolta ammette solo che «c’è stato un po’ di nervosismo e abbiamo registrato qualche scarica di adrenalina in più. Qualcuno era un po’ caldo, possono capitare certe situazioni accese, io non ho visto niente di problematico».
Il suo direttore generale, Pierpaolo Marino, alla fine ammette ma contrattacca: Denis ha reagito a precise minacce di morte. «Mi sono documentato, German non è un pazzo, uno che decide di fare irruzione negli spogliatoi altrui e agisce con violenza, ha sempre avuto comportamenti esemplari. Ci sono state chiare e pesanti provocazioni, Tonelli ha minacciato di morte lui e la sua famiglia.
Minacce più vicine alla delinquenza che al calcio e che pungolano particolarmente i sudamericani. Denis è molto sensibile e, pur essendo cristiano, pur essendo uno che fa beneficenza, ha “sbroccato”. Chiediamo scusa per il suo gesto. Le luci spente? L’impianto è vetusto, qualcuno si è appoggiato all’interruttore ». Il ds dei toscani, Marcello Carli, ribatte: «Le parole di Marino sono più violente del pugno di Denis».
In serata, controlli di routine per Tonelli in ospedale a Empoli: nulla di rotto, il naso è salvo, solo un taglio allo zigomo. Poi, il chiarimento al telefono fra Cigarini e Maccarone: il centrocampista atalantino aveva raggiunto lo spogliatoio ospite con in mano una maglietta da scambiare, Denis l’ha seguito. Tonelli era lì, quando s’è aperta la porta. L’argentino ha sfogato la sua rabbia. Un pugno, le urla, il buio.
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