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Pierluigi Panza per il “Corriere Fiorentino” - Estratti
Brunelleschi non visse a sufficienza per completare la Cappella Pazzi, realizzata più di un decennio dopo il completamento della sagrestia Vecchia di San Lorenzo (1422-1428). Sui manuali di Storia dell’arte, su Wikipedia o sulle guide che usano i turisti ad vocem «Cappella Pazzi» si legge o si ascolta «capolavoro di Filippo Brunelleschi».
Ma lo storico dell’architettura della New York University, Marvin Trachtenberg, non la pensa così e ha scritto un libro per togliere questa attribuzione a Brunelleschi e assegnarla a Michelozzo.
Marvin Trachtenberg cappella pazzi
Le fonti sull’opera sono sparute. Intorno al 1433 un documento catastale accerta l’impegno di Andrea de’ Pazzi per costruire una cappella, forse di affidarla a Brunelleschi, ma fino al 1442 non abbiamo documenti sull’inizio lavori. Nel 1445 muore Andrea de’ Pazzi; l’anno dopo Brunelleschi. Cupola e portico furono ultimati dai primi anni Sessanta in poi.
Nonostante questo deserto di documenti (né in Santa Croce, né nell’archivio della famiglia Pazzi) una certa «mistica», sostiene Trachtenberg, ha indotto a ritenerla opera di Brunelleschi, essendo la Cappella Pazzi un capolavoro simile alla Sagrestia Vecchia. L’analisi della logica costruttiva e ornamentale dell’opera induce invece lo storico statunitense a identificare in Michelozzo l’autore.
(...) «Perché la Cappella Pazzi non è di Brunelleschi» e «Michelozzo e la Cappella Pazzi».
Vediamo… L’attribuzione a Brunelleschi inizia con un manoscritto anonimo della fine del XV secolo nel quale si legge che «Brunelleschi edificò el capitolo dei pazzi nel chiostro prima di sta croce». Il maggior biografo dell’artista, Antonio di Tuccio Manetti, invece, non cita la Cappella tra le opere di Brunelleschi.
Dai pagamenti delle tasse (ecco che i moduli ex 740 servono a qualcosa!) sappiamo che la Cappella fu iniziata, probabilmente, nel 1442, terminata nel 1460 e decorata ancora nel 1478, poco prima della congiura, quindi quasi integralmente dopo la morte di Brunelleschi.
Confrontando la Cappella con la Sagrestia Vecchia, che è certamente di Brunelleschi, Trachtenberg nota che la Cappella si espande in due bracci laterali con volta a botte «soluzione utilizzata raramente da Brunelleschi».
L’arco centrale, che nella Sagrestia ha funzione strutturale tridimensionale, nella Cappella diventa un elemento di «superficiale sovrapposizione». Anche le mensole, «rozze e prive di grazia» non prestano «alcuna attenzione alla funzione di supporto», come, invece, fa Brunelleschi nella Sagrestia.
«A confronto con quello della Sagrestia Vecchia lo spazio della Cappella Pazzi pare sostanzialmente amorfo» o «fluido».
(...)
Del resto, secondo lo storico, molti particolari della Cappella si ritrovano in altri interventi che hanno coinvolto Michelozzo: l’interno ricorda il «denso gioco plastico della facciata di Palazzo Medici e lo splendore scultoreo dei tabernacoli dell’Annunziata e di San Miniato»; l’allineamento delle sei paraste ricordano la facciata di Sant’Agostino a Montepulciano e i capitelli quelli della Cappella del Noviziato a Santa Croce (si ritiene probabile la sua presenza in questo cantiere).
Michelozzo si sarebbe prodotto in una imitazione di Brunelleschi, un fac-simile , una riduzione decorativa di elementi strutturali (presente anche nella Loggia di San Paolo). E avrebbe realizzato anche il portico della Cappella. «Libera dalle deformazioni derivatele dal fatto di venir considerata di Brunelleschi — scrive l’autore in conclusione — , Cappella Pazzi appare ai nostri occhi un edificio radicalmente diverso».
(…)
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