DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
Mario Sconcerti per ‘Il Corriere della Sera’
È probabile che la prima partita sia stata un piccolo riassunto del Mondiale. Squadre prudenti, molto tattiche, andamento abbastanza lento, risultato sempre difficile da prendere. Anche un arbitraggio un po’ cieco, chiaramente a senso unico come è quasi inevitabile. Il Brasile è stato per lunghi tratti quello che si era visto un anno fa alla Conferations. Tanti solisti, un buon equilibrio di fondo, gioco di attacco legato ai solisti. Neymar è suggestivo, la partita è cambiata quando dopo il gol della Croazia, Scolari lo ha spostato al centro, ma è un attaccante puro, non uno che fa gioco. Parte per il dribbling, non per il passaggio.
Paulinho e Luiz Gustavo sono due mediani, il gioco del Brasile può andare avanti con regolarità solo per iniziative individuali o per spinta collettiva, il rispetto impaurito che gli avversari subiscono e per il quale si chiudono. La differenza con la storia dei Mondiali è questa, mancano i giocatori che sanno saltare gli schemi. Qualcuno, come Neymar, si è candidato, ma ha i numeri del fuoriclasse, non ancora le decisioni, la continuità. Per questo potrebbe essere il torneo di Messi e Ronaldo, perché hanno completezza e sanno essere concreti.
Paradossalmente al Brasile manca un brasiliano vero. Il resto però c’è quasi tutto. La Croazia non è stata battuta, è stata sfinita dallo stress di guardare il pallone correre da un avversario all’altro. Ecco un dato di fatto: il Brasile stanca perché bisogna marcare tutti con la stessa attenzione. Anche se alla fine ha deciso un errore dell’arbitro. Più un arbitro che è caduto volentieri nella trappola del tackle in area su Fred. È un Brasile pieno di colline, il gioco non è leggero perché non è veloce. Ha bisogno di risultati, di ritrovare dimenticanza, quella piccola arroganza che ti fa aver fiducia nella trasgressione.
Questa è la differenza ancora inespressa del Brasile, che sa comunque trasgredire gli schemi abituali di tutti, quegli schemi che hanno reso uguale dovunque il calcio. Comunque, aspettando Messi, Neymar si prende il suo primo angolo di Mondiale. Con lui che segna due gol, la favola del Brasile resta perfetta. Contro un avversario scomodo come la Croazia, un autogol da dimenticare e un assetto di squadra che deve ancora crescere, forse non c’era da aspettarsi di più.
Sarebbe già importante capire che l’arbitro è stato un infortunio di percorso, non l’inizio di un’abitudine. Stasera prima partita vera, Spagna-Olanda, la finale di quattro anni fa. L’Olanda è andata un po’ indietro, la Spagna resiste ad alti livelli da troppo tempo, ma credo sia difficile perda.
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