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Edoardo Sassi per il Corriere della Sera - Roma
La notizia riguarda sempre Picasso e Roma, ma non la mostra fotografica inaugurata ieri all' Ara Pacis. Ed è una notizia clamorosa, per quanti almeno si interessino alla vicende della cultura. Un fatto, quello che si racconta, che è una prima negativa conseguenza - sempre che le cose restino invariate fino a settembre - dello «scippo» delle Scuderie del Quirinale ai danni del Comune di Roma.
Scuderie affidate, ed è storia recente, al Ministero per i beni culturali per scelta della Presidenza della Repubblica, proprietaria dello spazio.
Come è noto le Scuderie erano infatti fino a poco fa tutt' uno con l' immenso (sì: questa è anche una storia di dimensioni ) Palazzo delle Esposizioni, entrambe le sedi riunite in un' Azienda speciale sotto l' egida capitolina.
Ebbene l' Azienda (ex) Scuderie+Palaexpò da anni stava progettando un' importante mostra di Picasso da realizzare a Roma nell' autunno 2017, dedicata proprio al genio spagnolo in una ricorrenza speciale: il centenario del viaggio-mito del pittore a Roma e in Italia, 1917. La mostra si farà, a settembre, e alle Scuderie. Tema, Picasso tra classicismo e neocubismo.
Si farà ma quasi certamente senza l' opera più clamorosa: il celeberrimo Sipario che il grande di Spagna dipinse per Parade , balletto di Léonide Massine musicato da Erik Satie su poema di Jean Cocteau, con costumi e scene di Pablo.
E perché? Perché Parade , che arriverà comunque in Italia (sarà esposta a Napoli in un' altra mostra), è un' opera gigantesca, undici metri di altezza e diciassette di larghezza, e alle Scuderie... non entra! Sarebbe entrata, ed era infatti previsto che lì fosse accolta, nel più capiente Palazzo delle Esposizioni. Ma il recente divorzio (non consensuale, va detto, avendolo il Campidoglio subito) tra i due soggetti ha fatto saltare (a ora) il progetto.
Non è tutto. Perché come in ogni storia che si rispetti, esiste anche un precedente, lontano, che fa pensare che quella tra Parade e Roma sia una storia «maledetta». L' opera, utilizzata per la prima volta come sipario al Teatro Châtelet di Parigi (Proust tra gli spettatori) ma che fu progettata a Roma (Picasso affittò uno studio in via Margutta, tra i suoi aiuti il pittore Mario Socrate e l' intera superficie è permeata di esprit italico) nel 1954 fu infatti offerta in vendita alla Galleria nazionale d' arte moderna. Il Ministero di allora, però, per la precisione un suo organo, il Consiglio superiore delle belle Arti, rifiutò, clamorosamente, l' acquisto.
Parade al tempo era di proprietà di un noto collezionista italiano, Carlo Cardazzo, che l' offrì in vendita allo Stato pensando a Roma. Guttuso, che protestò per il mancato acquisto, disse che costava un milione e 800 mila lire. Palma Bucarelli, all' epoca direttrice del museo, replicò carte alla mano che i milioni chiesti erano dieci. Cifre a parte (irrisorie, oggi), Parade prese, per sempre, la strada della Francia. E dire che anche alla Gnam (che ancora non si chiama così) sarebbe entrata. Ma questa è un' altra storia.
2. PABLO, VITA E OPERA DEL GENIO PITTORE IN 200 FOTO
E.Sa. per il Corriere della Sera - Roma
Chiarito subito, come peraltro il titolo della mostra onestamente fa, che non si tratta di un' esposizione antologica con opere pittoriche del genio spagnolo (benché tra quadri, sculture e disegni qualcuna ve ne sia), va anche detto che la rassegna «Picasso images», inaugurata ieri nel Museo dell' Ara Pacis, è davvero bella, impeccabilmente curata, nuova nell' impostazione e a tratti (molti tratti) perfino emozionante; sempre che - ovvio - si sia interessati alla vita e all' opera del pittore, il quale (...e ci dispiace per gli altri) è, e resta, il grande artista del XX secolo per antonomasia.
Circa duecento fotografie sono il nucleo forte della rassegna: il ritratto intimo e pubblico di un uomo che fin dagli anni Venti, dopo una prima fase bohème, seppe imporsi anche come icona mondiale.
La selezione di immagini - alcune rare e mai viste, altre celeberrime, come la serie in cui dipinge con la luce o lo scatto di Robert Capa in cui Pablo «scorta» Françoise Gilot con un ombrellone sulla spiaggia - è accompagnata da una scelta di opere provenienti anch' esse dal Musée national Picasso-Paris, principale promotore, con Electa, dell' esposizione.
Foto di e su Picasso, alcune scattate da personaggi in odor di mito, come Brassaï, lo stesso Capa, Lee Miller o Dora Maar, una delle tante donne di Pablo (tutte le amate compaiono nella mostra, comprese le prime, Fernande e Olga, l' amore incontrato a Roma esattamente cent' anni fa).
Una rassegna che restituisce anche il clima di un monde perduto, con le leggendarie case di Picasso (il distrutto Bateau Lavoir, rue La Boétie, Grands-Augustins, Vallauris, Californie...) e tutto un pantheon di luoghi e personaggi - da Braque a Cocteau - che metton voglia di salire su una macchina del tempo per andare lì, nella Parigi Festa mobile raccontata da Hemingway e dove, lui, Picasso, fu il Gran Protagonista.
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