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VOL-ARU, OGGI O MAI PIU’ – NEL PRIMO TAPPONE ALPINO, FABIO ARU PERDE 31 SECONDI, SCIVOLA AL QUARTO POSTO MA EVITA IL CROLLO NONOSTANTE LA SANTA ALLEANZA TRA FROOME, URAN, BARDET E LANDA – IL CAVALIERE DEI 4 MORI RIMASTO SENZA SQUADRA OGGI ANDRA’ ALL’ ASSALTO DELLA MAGLIA GIALLA SULL’IZOARD

FABIO ARUFABIO ARU

Gianni Mura per La Repubblica

 

Tappa che dice molto e dice poco. Quel molto, relativo, tocca purtroppo Fabio Aru, che passa dal secondo al quarto posto in classifica.

 

Non è stato un crollo, ma una deriva controllata. Nell' ultimo tratto del Galibier, da solo, aveva già risposto a un allungo di Martin e due di Bardet. Al terzo di Bardet, quasi in cima, era rimasto indietro di 13". In 28 km di discesa controvento, stravolto ma orgoglioso, aveva ridotto le perdite a 18". Pochi, i 31" totali, se si considera che s' era ritrovato con Contador e altri reduci dalla fuga nata in avvio, sul Col d' Ornon.

 

Gente stanca, impossibilitata a dargli una mano, con l' eccezione di Dan Martin e di Meintjes, che avrà per compagno nella prossima stagione, con la maglia dell' UAE. Pochi, ma sufficienti a toglierlo, forse definitivamente, dalla zona-podio.

 

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Il "forse" è indispensabile perché si continua a viaggiare sul filo dei secondi. Ora sono 26" quelli che separano Aru da Uran e Bardet, appaiati sul secondo gradino. Con l' eccezione di ieri, tutte le tappe di montagna si sono concluse in volata. Segno che nessuno, nemmeno Froome, fin qui è stato in grado di fare la differenza. Uno ci sarebbe, Landa. Va forte, s' è visto anche ieri, ma fa parte della Sky e gli tengono la catena corta, casomai gli venisse qualche grillo per la testa. È un altro che saluterà a fine stagione, a Sky interessa molto di più la quarta volta di Froome che non la prima di Landa.

 

ARU FROOME SBAGLIANO STRADAARU FROOME SBAGLIANO STRADA

Il forse è indispensabile perché, presa una botta, quasi sempre Aru la restituisce o cerca di farlo. Succede a volte che il secondo e il terzo facciano alleanza contro il primo. Stavolta il primo, il terzo, il quarto e mettiamoci per buon peso pure il quinto, Landa, si sono alleati contro Aru. Vederli andare giù a 85 all' ora verso Serre Chevalier, vederli rischiare la pelle per una manciata di secondi dava la misura di quanto ritenessero necessario staccare Aru. Che corre quasi da isolato, è vero, e quasi da isolato ha difeso la maglia gialla quando l' aveva addosso, ma ieri non era nella miglior giornata.

FROOMEFROOME

 

Anche Uran corre praticamente da isolato, perché Rolland è uscito cotto dal Giro, ma fin qui, poco appariscente e molto presente, dimostra di cavarsela e anzi, se non salta oggi, è nettamente favorito per la conquista non in comproprietà del secondo posto.

La parola ad Aru: «Ho risposto finché ho potuto e sono il battuto di giornata, lo so. Poteva andarmi peggio, ho reagito, c' è ancora una tappa di montagna e il Tour finisce domenica ». Froome: «Non m' aspettavo che Aru cedesse. Questo è il Tour, nella terza settimana, non perdona nulla». E Martinelli: «Di quello che pensa Froome non m' importa nulla. Per me Fabio è andato forte e sull' Izoard potrebbe dare fastidio a qualcuno». E Bardet: «Non ho nulla da rimproverarmi, sul Galibier ho attaccato tre volte e Froome ha sempre risposto».

ARUARU

 

 

Sarà il momento di dire che la tappa l' ha vinta Primoz Roglic ed è la prima vittoria slovena al Tour. Il suo primo sport, sul trampolino di Planica, è il salto con gli sci. Nel 2007 a Tarvisio è campione mondiale juniores a squadre. Maturando non ottiene i risultati sperati e passa al ciclismo. Più noto come cronoman che come scalatore. Nel prologo del Giro 2016 perse per un centesimo di secondo la maglia rosa, a vantaggio di Dumoulin, poi vinse quella nel Chianti. Ogni tanto gli fanno domande sui motorini nascosti ma non le gradisce. Ieri, nel gruppetto di una trentina in fuga sul col d' Ornon, ha temporeggiato, ha aspettato che si sfoltisse la compagnia.

QUINTANAQUINTANA

 

Nel frattempo, spazio al luminoso canto del cigno di Contador, che sulla Croix de Fer se ne va dal gruppo, staccato di 4', col fantasma di Quintana, che regge solo due km, e rientra sui fuggitivi, tra i quali c' erano dall' inizio tre suoi uomini: Gogl, Pantano e Mollema, che dal Giro è uscito con gambe intatte.

 

A differenza di Quintana, 6' e rotti buscati anche ieri. In questa maxifuga s' era fatto vedere anche Matthews a caccia di punti per la maglia verde. Fatica inutile, perché Kittel era caduto al km 18 con Cummings, Van Rensburg, Brambilla, Barguil e Bevin. Sbucciato sul lato destro (gomito, spalla e ginocchio) Kittel si ritira. Ma Matthews ha l' aria di chi corre per divertirsi, anche. Non tutti lo capiscono.

 

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Torniamo a Contador, ritenuto non pericoloso dai mammasantissima: il traguardo è ancora lontano e lui non è più. Il Pistolero, questo il suo soprannome, non è che spari a salve, ma non ha un bersaglio preciso. Entrare nei 10? Adesso è nono, e il ritorno di Barguil spinge Caruso (che grinta, comunque) all' undicesimo posto. Ma è bello rivederlo nella classica andatura, danzare sui pedali e poi rilanciare l' azione.

 

Un quadro romantico.

 

Che poi il romanticismo, nel ciclismo di adesso, stia bene come un Barolo su un nasello bollito è un altro discorso. Però, agli sgoccioli, ci sono compensazio- ni. La Lotto Jumbo aveva perso i due uomini da classifica, Gesink e Bennett, e Roglic salva il bilancio. Matthews insegue Kittel contro ogni logica e arriva la maglia verde. La caduta di Kittel non sembrava così grave, ma il tedesco, come ai tempi Cipollini, non è uno sprinter che galleggia nella sofferenza. Barguil, dopo aver perso una volata (da Uran) è diventato un divoratore di salite nonché un beniamino dei francesi da quando ha annunciato che, all' occorrenza, avrebbe aiutato Bardet, anche se di squadra diversa, a vincere il Tour.

 

vene tour de francevene tour de france

Una manina nell' ultimo tratto del Galibier gliel' ha data. Ed è il corridore cui il presidente Macron che ha seguito il grosso della tappa sulla vettura di Christian Prudhomme, direttore del Tour, ha dimostrato più affetto. Stretta di mano, buffetto, abbraccio. A Bardet ha invece ricordato la vittoria di Lemond su Fignon. «Conta la testa, la mentalità», gli ha detto Macron. Forse dimenticando che Lemond andava forte a cronometro, Bardet no e, aggiungo, non va fortissimo in salita. Anche ieri, paradossalmente, attacca senza guadagnarci nulla, se non i secondi su Aru. In genere Macron seguiva la tappa sui Pirenei, l' anno scorso era a Luchon.

 

Autentico e caloroso bagno di folla per lui. Tra le cose interessanti e non ciclistiche, ha detto che ieri mattina il consiglio dei ministri ha studiato come aumentare le entrate del turismo da 40 a 50 miliardi di euro. Sicurezza più accoglienza le parole- chiave.

 

Gli avversari a 85 all' ora in discesa per staccare Fabio: ma lui può ancora restituire le botte prese La Slovenia prima con Roglic, ex saltatore sugli sci. E Macron parla di Lemond a Bardet.