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“NON DICEVO 'MORIRAI' MA ‘SONO IN RAI’” - L’EX VICEDIRETTORE DI RAI SPORT ENRICO VARRIALE, DOPO LA CONDANNA A 10 MESI DI RECLUSIONE (PENA SOSPESA) PER AVER PICCHIATO E PERSEGUITATO L’EX COMPAGNA, È COSTRETTO A DIFENDERSI IN UN SECONDO PROCESSO, DOVE ANCORA UNA VOLTA GLI VENGONO CONTESTATI GLI STESSI REATI: STALKING E LESIONI – “LO SCHIAFFO AL VOLTO? MAI ESISTITO”; “GLI APPOSTAMENTI SOTTO CASA? FALSO”; “LA VITTIMA? LEI DICEVA DI ESSERE UN COLONNELLO DELL’ESERCITO ISRAELIANO. UN GIORNO DALLA SUA BORSA CADE UNA PISTOLA E LEI DICE CHE…”
Andrea Ossino e Ettore Saladini per repubblica.it - Estratti
Lo schiaffo al volto? Mai esistito, “una delle tante cose assurde che ho sentito finora”. La chiamata da un numero Rai con la voce contraffatta? Un fraintendimento: non avrebbe detto “morirai”, ma “sono Enrico e sono in Rai”.
Gli appostamenti sotto casa? “Assolutamente falso”. I contatti con il figlio della vittima? “Per manifestargli il mio dispiacere”. La vittima? “Lei diceva di essere un colonnello dell’esercito israeliano”.
Enrico Varriale, ex vicedirettore di Rai Sport, difeso dall’avvocato Fabio Lattanzi, respinge le accuse e risponde a ogni domanda. Dopo la condanna a 10 mesi di reclusione (pena sospesa) per aver picchiato e perseguitato l’ex compagna, adesso è costretto a difendersi in un secondo processo, dove ancora una volta gli vengono contestati gli stessi reati: stalking e lesioni.
Un caso che nasce dalla denuncia di una donna che il giornalista ha frequentato nel 2021. Oggi, seduto nella decima aula del tribunale di Roma, ha raccontato la sua verità, ripercorrendo ogni istante di una relazione sentimentale finita tra i corridoi della procura.
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La storia, secondo Varriale, inizia durante l’Europeo vinto dagli azzurri. Il giornalista dice di aver conosciuto la vittima su Facebook e di averla incontrata solo ad agosto, quando il torneo era terminato. La relazione sarebbe andata avanti per quattro mesi. “Aveva un atteggiamento di gelosia fobica rispetto a certe cose, soprattutto riguardo al discorso dei social network”.
Gli scatti d’ira della vittima sarebbero stati diversi, il più grave quando ha trovato il giornalista in compagnia di un’altra donna che avrebbe spiegato la sua presenza: “Hai capito male, sono fidanzata, non esiste, siamo amici”. A ogni modo, prosegue il racconto dell’ex vicedirettore di Rai Sport, “appena entrata ha cominciato a dire di tutto nei confronti della signora”. Poi lei avrebbe distrutto “portafoto, bicchieri sul tavolo, le bottiglie... E io ero disperato. Non sapevo cosa fare per arginare questa furia”.
Le foto depositate in aula confermano i danni, gli atti raccontano invece una storia diversa: “Durante una lite in cui la spintonava e strattonava, sferrandole un forte schiaffo al volto, facendola cadere a terra e urtare la testa con il pavimento, le cagionava lesioni personali consistite in un trauma cranico non commotivo”.
ENRICO VARRIALE CARLETTO MAZZONE
Accuse che Varriale respinge: non avrebbe mai toccato una donna, anche “per tutto quello che sentiamo”. E in merito ai fatti di quella sera, ribadisce: “Non sapevo come fermarla. Tentando di contenerla lei mi fa: ‘Mi hai colpito, mi hai colpito, adesso ti denuncio’. E io sono rimasto terrorizzato”.
E continua il racconto: “Un giorno dalla sua borsa cade una pistola e lei dice che si va ad allenare al poligono. Sapevo che lo faceva perché un giorno mi ha inviato una sagoma di quelle che si usano nel tiro a segno. E io le ho scritto: ‘Insomma, l’hai centrata tu?’ ‘Le ho centrate tutte’”.
Non solo: “Mi aveva detto di essere una disegnatrice di gioielli per Rothschild. Poi, quando la relazione è andata avanti, mi ha rivelato che aveva anche un incarico come colonnello dell’esercito israeliano. E in qualche modo era legata ai servizi segreti. Avevo una certa paura per quello che sarebbe potuto succedere se lei avesse tirato fuori una pistola”.
Varriale si è poi difeso dall’accusa di stalking, sostenendo di non essere più passato da casa della donna per infastidirla, ma da quella dell’ex moglie, che abita in quella zona, a Roma Nord. Ha detto inoltre di aver sentito il figlio della vittima solo perché in quei quattro mesi si sarebbe creato un legame tra i due: “Siamo andati insieme allo stadio la sera di Italia-Svizzera che ci costò il mondiale. Era un rapporto… non voglio dire che lo consideravo come mio figlio… era un amico delle mie figlie”.
Da ultimo la chiamata in cui, secondo l’accusa Varriale ha chiamato la vittima utilizzando un telefono della Rai e oscurando il numero, sostengono i pm, avrebbe detto: “Morirai”. Un errore, replica il giornalista. “Non ho detto morirai ma sono in Rai”.
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