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BERLUSCONI SEMBRA MAO NEGLI AUGURI DEI CINESI
Paolo Salom per il ''Corriere della Sera''
Li Yonghong, volto dell' affare Milan-cordata cinese, alla fine ha parlato. Prima di Natale ha concesso un' intervista all' Ansa , assicurando che il closing si farà entro la data concordata con Fininvest.
Parole misurate per instillare fiducia. Tuttavia, appare ancora di difficile interpretazione la melina nell' acquisizione definitiva della squadra. Dovuta in particolare alle regole, citate dal signor Li, in vigore nella Repubblica Popolare nel campo degli investimenti all' estero. Come strano appare il fatto che in Cina le uniche notizie sul caso siano quelle di fonte italiana.
Come districarsi dunque in questa vicenda? Ne abbiamo parlato con il professor Renzo Cavalieri, docente di diritto dell' Asia Orientale a Ca' Foscari ma, soprattutto, uno degli avvocati del team che ha curato l' acquisto dell' Inter da parte di Suning: azienda cinese solida e già nel settore, visto che possiede una squadra di calcio, il Jiangsu Suning.
berlusconi e i compratori cinesi
Milan-Inter: un derby anche tra finanziarie cinesi?
Per me non c' è partita: sono due casi molto differenti. Suning è una realtà solida e articolata, con rami di business da tempo nel sistema-calcio della Repubblica Popolare. Anche per questo l' acquisizione dell' Inter è filata liscia: il progetto era chiaro e non c' erano contraddizioni con le regole cinesi. Pochi mesi di trattative, poi il closing. Per quanto riguarda il Milan, ma non è certo una novità, mi pare che ancora si debbano chiarire aspetti fondamentali come l' identità precisa della nuova proprietà e il futuro gestionale della squadra.
Ecco, le regole: possiamo approfondire? Quali sono?
Ogni investimento estero che abbia origine in Cina ha bisogno di specifiche autorizzazioni, in particolare da parte di tre enti: la National development and reform commission (Ndrc), il ministero del Commercio (Mofcom), infine (e forse la più importante), la State administration for foreign exchange (Safe). Prima di fornire il nulla osta, ognuno di questi attori verifica la coerenza tra le attività in patria e l' investimento all' estero. Insomma, se si possiede una società farmaceutica e si desidera acquistare una catena di ristoranti (o viceversa) scattano controlli e freni.
Queste regole sono cambiate di recente? C' è più severità nel caso-Milan?
Non direi. Mi risulta soltanto che Pechino abbia deciso di stringere le maglie ma le regole applicate sono sempre le stesse. Negli ultimi tempi è uscito molto denaro dal Paese, in parte con logica industriale, in parte assolutamente no: in molti casi si è trattato anche di investimenti fittizi, che nascondevano fughe di capitali o forme di evasione fiscale.
Dunque è stato deciso di mettere un freno. È per questo che l' affare con la famiglia Berlusconi non è stato ancora chiuso?
Se il ritardo dell' operazione dipende dal mancato ottenimento delle necessarie approvazioni cinesi, forse sì. Tutta la vicenda Milan appare abbastanza opaca sin dai tempi di mister Bee, l' imprenditore sino-thailandese che rappresentava capitali cinesi: finito nel nulla. Poi buco temporale, nomi che saltavano fuori come generati da un computer e infine il consorzio guidato da Li Yonghong, finanziere di cui mi pare che gli stessi cinesi sappiano piuttosto poco.
Però finora ha sborsato: 200 milioni. Possibile che li voglia gettare dalla finestra?
No, certo. Comunque il denaro può non bastare a portare a compimento un affare simile. Ci vogliono risorse umane e manageriali per guidare una società come il Milan. Non mi sorprende la prudenza da parte delle autorità di controllo della Cina: a rischio è la credibilità di un intero sistema.
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