RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Da “la Stampa”
Il paradosso di Juve-Inter: se per l' emergenza sanitaria la partita non venisse giocata domenica prossima come da calendario, finirebbe in un limbo di date impossibili: rinvio dopo rinvio, slitterebbe oltre il campionato, all' inizio delle ferie che obbligatoriamente precederanno gli Europei.
Per non svuotare di significato una delle sfide più attese della Serie A (a fine torneo potrebbe non risultare più decisiva), il calcio è disposto a prendere decisioni estreme: per esempio, l' incontro a porte chiuse che salverebbe calendario e tv, penalizzando i soli (soli si fa per dire, Juve-Inter è un appuntamento da tutto esaurito) spettatori e abbonati allo stadio. Il ritorno di Antonio Conte allo Stadium avverrebbe così in una serata senza pubblico.
Ludogorets in campo neutro?
Questo è l' effetto più macroscopico del coronavirus sul calcio, dopo i rinvii degli incontri in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte, le regioni interessate dal contagio. Sabato sera è stato deciso lo stop ad Atalanta-Sassuolo, Verona-Cagliari e Inter-Samp, ieri in mattinata è arrivato il rinvio di Toro-Parma sulla scia dei primi casi di coronavirus in città. L'annuncio alle 11,20, a meno di quattro ore dall' evento.
Il recupero più complicato è quello di Inter-Samp, che è legato a più variabili. Il calendario dei nerazzurri è saturo che non ci si crede: 5 marzo semifinale di Coppa Italia con il Napoli; 12 e 19 marzo ottavi di Europa League; 25 marzo e 1° aprile sosta per le nazionali; 9 e 16 aprile quarti di Europa League; 22 aprile turno infrasettimanale di campionato con la Spal; 30 aprile e 7 maggio semifinali di Europa League.
Nel caso i nerazzurri arrivassero in finale, la partita con la Samp sarebbe disputata il 13 maggio; ma nel caso raggiungessero anche la finale di Coppa Italia, la data slitterebbe di un' ulteriore settimana (20 maggio). Ecco perché un altro rinvio comprometterebbe la regolarità del campionato. Chiudere gli stadi ai tifosi, in una situazione sanitaria di cui non si conoscono gli sviluppi, potrebbe essere il male minore. Ne è convinta anche la Lega, che è in contatto con il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora. Oggi si riunirà il Consiglio federale per prendere una decisione.
L'Europa va avanti
Poi ci sono le sfide internazionali da far quadrare. Se l' Italia ferma il calcio causa epidemia, l' Europa tira dritto. Malgrado l' emergenza, Inter-Ludogorets, ritorno dei sedicesimi di Europa League, sarà giocata giovedì sera come da programma. Se i provvedimenti restrittivi presi dal governo per le gare a Milano dovessero persistere (e non venisse adottata la formula delle porte chiuse), l' evento verrebbe spostato in un campo neutro ancora da identificare.
Non è del tutto tramontata l' ipotesi di San Siro, ovviamente in questo caso a porte chiuse. La Uefa è in continuo contatto con le autorità italiane che stanno gestendo l' emergenza e con i club interessati. La squadra bulgara, in particolare, ha segnalato la presenza di 600 tifosi al seguito.
«L' ipotesi di giocare le partite di campionato a porte chiuse è stata presa in considerazione dal governo - ha detto il presidente del Coni, Giovanni Malagò -. In questo caso le società dovrebbero assumersi l' onere di rimborsare i biglietti venduti».
Malagò: «Giusto fermarsi»
Il calcio è soltanto la punta dell' iceberg. «In questo momento il mondo dello sport non deve andare per conto proprio - ha aggiunto Malagò -. È giusto fermarsi, bisogna essere allineati con le disposizioni delle autorità. Sarebbe stato sbagliato e inelegante anticipate le mosse del governo. Parliamo di tante manifestazioni sportive, non solo di calcio».
2 - SITUAZIONE ECCEZIONALE ALLORA MODALITÀ ECCEZIONALI
Da “la Stampa”
Ci è cambiata così in fretta la vita che è impossibile ridisegnarla in tempi brevi.
Hanno chiuso scuole e cinema, chiese e discoteche, la Scala e le sfilate di moda. Il pallone dove ha potuto ha provato a far finta di niente. Ha vinto una gran partita l' ormai solita Lazio, ne ha vinta una brillante la Roma: domani c' è Napoli-Barça, hai detto niente, dopodomani Lione-Juventus sempre che non passi la proposta Le Pen di chiudere le frontiere. Ma poi?
Che tracciato seguirà il giro d' Italia del coronavirus? Delle partite in calendario nel prossimo fine settimana oggi se ne giocherebbero un paio, forse tre. Ma da qui ad allora? E che senso avrebbe senza Juventus-Inter, tornata a essere la madre di tutte le battaglie? Per una volta non è colpa dei calendari intasati a dismisura: una, due date di riserva andrebbero previste, e non lo sono. Un'epidemia di queste proporzioni francamente no. Dunque?
Dunque gli scenari sono due. Il primo è apocalittico, sperando lo sia soltanto dal punto vista calcistico e tutti ce ne faremmo una ragione. Il campionato si ferma e ricomincerà in data da destinarsi. Tenendo presente che a giugno ci sono gli Europei, oggi a rischio a loro volta così come le Olimpiadi estive su cui già i giapponesi non dormono da settimane.Il secondo è più ottimistico, ma va verificato.
Se lo spettacolo deve continuare, perché questo è il dogma della società contemporanea, andrà avanti con modalità esclusivamente televisive. Che è poi quanto in larghissima misura accade da tempo, in termini di fruizione. Ma stavolta a stadi rigorosamente chiusi, con tanto di cordone sanitario e le massime garanzie di protezione per giocatori, tecnici e addetti a vario titolo. A un' altra condizione.
Di cui ancora non si è parlato perché chi si batte in prima linea ha ben altro da pensare: che cioè la partita sia visibile in chiaro a casa propria, al sicuro, non certo nei locali pubblici dove, secondo una vulgata da verificare, una delle vittime avrebbe contratto il virus guardando Inter-Milan. L' oppio dei popoli a domicilio per tutti, perché a mali estremi, estremi rimedi. Sognando che l' articolo più difficile di una lunga carriera diventi già da domani un cumulo di sciocchezze.
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