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Giovanni Galli per “Italia Oggi”
Si intitola «Picasso primitif» (Picasso primitivo) questa bella mostra al museo parigino del Quai Branly-Jacques Chirac (fino al 23 luglio) che mette a confronto il mistero dell' arte di Pablo Picasso con i maestri dell' arte primitiva, offrendo una testimonianza illuminante sull' ispirazione dell' artista spagnolo.
È una rivisitazione originale della pista già lungamente esplorata dagli specialisti dell' arte moderna, curata da Yves Le Fur, direttore delle collezioni del museo progettato da Jean Nouvel e che ha realizzato numerose esposizioni che mettono a confronto opere appartenenti a civiltà diverse dimostrando gli sguardi di Picasso sulle arti dell' Africa, dell' Oceania, delle Americhe e dell' Asia.
Documenti, lettere, oggetti, fotografie raccontano in modo molto preciso tutto ciò che il maestro spagnolo osservava, i mercati d' arte e i collezionisti che incontrava, le esposizioni che visitava e quelle a cui prestava le proprie opere La rassegna è divisa in due parti. La prima, storica, rigorosamente cronologica, è un vasto ma necessario richiamo al tema.
Sono citati gli oggetti extra-europei che Picasso ha veduto e anche quelli che ha posseduto (più di 200 in totale). Testimoniano un interesse notevole, che supera «l' epoca negra» dell' inizio del XX secolo e che arriva fino alle ultime produzioni.
La statua della dea Tiki, di una collezione privata, è sistemata in una nicchia di questa sezione davanti a una riproduzione a grandezza naturale delle «Demoiselles d' Avignon» picassiane, allo stesso tempo sintesi dell' influenza e pietra angolare del cubismo.
Un' opera, quella della statua della dea Tiki che Picasso conosceva e che l' aveva aiutato a trovare il suo cammino artistico, come ebbe modo di raccontare lo stesso Picasso e come ha riportato Le Figaro.
La seconda parte della mostra supera la semplice lezione di storia dell' arte per misurare l' opera picassiana con quella dei lontani maestri anonimi. Un rovesciamento di prospettiva che confronta un gruppo di lavori del maestro spagnolo con quelli conservati nel museo. E diventano evidenti le numerose analogie formali. La presenza negli atelier dell' artista di opere provenienti da ogni parte del mondo mostra come Picasso stesso sia riuscito a mantenere un dialogo costante con le arti primitive.
Un dialogo fatto di ammirazione, di rispetto e talvolta anche di timore. Il primitivo non risulta più essere uno stadio di non sviluppo, bensì la chiave d' accesso a questioni profonde, come ha raccontato il maestro. In questo confronto e dialogo fra le opere di Picasso e le maschere o le sculture dell' arte primitiva è difficile dire quale delle due, fra opera del Gabon e le «Femme debout» (1930) di Picasso sia più antropomorfa.
Insomma, il percorso dimostra come l' artista spagnolo abbia attinto a man bassa dall' arte africana, dell' Oceania, della Papuasia, messicana, tra maschere, animali e mostri.
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