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Gaia Piccardi per il Corriere della Sera
È un tipo tosto, Maria Beatrice. «Il medico mi ha detto: potevi rimanere in sedia a rotelle o restarci secca. Non so come mi sono rialzata. Qualcuno lassù mi ha preso per i capelli...». È più grande dei suoi 23 anni: «Non dico che non perdonerò mai: sbagliare è umano. Ma voglio sottolineare che il mondo del rugby non è placcare alle spalle. I valori sono altri». È un arbitro della palla ovale, il più giovane a livello internazionale: «In campo ci torno. Non mollo».
Ogni maledetta domenica Maria Beatrice Benvenuti, romana di Trastevere, 50 chili scarsi per 165 cm, dirige il traffico di omoni e testosterone in serie A. Valsugana-Rangers Vicenza non presentava troppe spine per chi ha già arbitrato la Coppa del mondo femminile e il torneo olimpico di Rio: «Ho iniziato a 16 anni, vengo da una famiglia di rugbisti, ma mai avrei immaginato quello che è successo...».
L'antitesi rispetto alle regole non scritte dello sport più rude e leale: rispetto, disciplina, onestà. I Rangers perdono 36-0 quando Bea, coda di cavallo e spalle girate, non vede arrivare un treno chiamato Bruno Andrea Doglioli, 34 anni, estremo italo-argentino, che la travolge con un gesto di violenza inaudita.
«Da vigliacchi, e non perché sono una donna. Perché è un atto inqualificabile, orribile, sleale, fuori di testa. Chiunque fosse stato al mio posto. Nel rugby l' arbitro è una figura importante, rispettata. E io il rispetto in una disciplina maschile, con mentalità maschilista, me lo sono sempre conquistata».
Tramortita, piccola roccia si rialza. «Da sola: nessuno mi ha soccorso». E con forza d'animo non comune arbitra gli ultimi 8' di match, fino al fischio finale. «Il giocatore se n' è andato senza chiedere scusa. Spero che si sia reso conto della gravità di ciò che ha fatto».
La Federazione italiana rugby di certo sì. Ha squalificato Doglioli per tre anni interdicendolo da qualsiasi ruolo all'interno dell' attività federale. Peggio della gogna. Carriera finita. «Tolleranza zero - dice il comunicato della Fir - nei confronti di un tesserato venuto meno ai valori fondanti del nostro sport».
Rimasta miracolosamente intatta dopo l'urto (certo con un gran mal di testa e con 15 giorni di prognosi), Maria Beatrice torna a domenica con la memoria, nel tentativo di dare un senso a una pazzia che non ne ha. «Nel briefing prima del match ero stata avvertita che questa persona poteva essere rognosa». L'aveva ammonito, Bea, richiamandolo ai gradi di capitano. E poi avvertito che, avanti così, l'avrebbe espulso.
Il placcaggio a Maria Beatrice Benvenuti
Troppo sopra le righe. «Per quanto tu stia perdendo e ti abbia dato fastidio una decisione, attaccarmi alle spalle non esiste. Io sono aperta al dialogo ma il gesto intenzionale non si spiega». Fin qui, la carriera da pulce bionda tra i giganti di Maria Beatrice Benvenuti era andata a gonfie vele. Apprezzata, richiesta nei tornei femminili internazionali: «E pensare che all'inizio, quando mi vedevano in pantaloncini e fischietto, rimanevano increduli: sei tu il direttore di gioco? Ma dai, non scherzare...».
A Rio è stata l'unica rappresentante dell' Italia nel rugby, stupendo persino il presidente del Coni Malagò. Da grande vorrebbe arbitrare ai Giochi di Tokyo 2020 e poi occuparsi di riabilitazione degli sportivi. Ha ricevuto solidarietà da tutto il mondo. È quasi pronta a ricominciare. Il rugby è un mestiere troppo bello per lasciarlo con un ricordo così brutto.
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