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UNA PARTITA (E UNA ROSICATA) DA KOLOSSAL: BERTOLUCCI VS PASOLINI E QUEL 5-2 CHE CAMBIÒ LE SORTI DEL CINEMA - ERA IL 16 MARZO 1975 QUANDO SI AFFRONTARONO LA TROUPE DI “NOVECENTO” E QUELLA DELLE "CENTOVENTI GIORNATE DI SODOMA” - LA SFIDA DOPO UNO SCAZZO (LO SCARSO APPREZZAMENTO DI PPP PER 'ULTIMO TANGO') - L'UOMO IN PIU' PER BERTOLUCCI FU ANCELOTTI - "ALLA FINE PASOLINI ERA INCAZZATO DA MORIRE". ECCO PERCHE’ – IL LIBRO
Federico Pontiggia per il Fatto Quotidiano
"Pasolini era incazzato da morire. Penso fu una delle cose più brutte della sua vita, quella partita, e infatti non ne parlava mai". Non che ebbe tanto tempo per farlo: neanche otto mesi, tra quel 16 marzo alla Cittadella di Parma e il 2 novembre all' Idroscalo di Ostia. 1975, Pier Paolo Pasolini ha 53 anni, muore dietro una porta da calcio, fuori dal gioco della vita, ancora dentro una passione: "Un bravo calciatore", risponde due anni prima al 'che cosa le sarebbe piaciuto diventare?' di Enzo Biagi.
"Dopo la letteratura e l' eros, per me il football è uno dei grandi piaceri".
La declinazione è rossoblu, l' idolo Biavati e il doppio passo che proverà a imitare con successo, la denominazione d' origine i Prati di Caprara, "i pomeriggi che (ci) ho passato a giocare a pallone sono stati indubbiamente i più belli della mia vita". I colori del Bologna se li tiene addosso anche in trasferta, in quella domenica di primavera sottratta alla provincia e riguadagnata al mito: "Sarà una partita epica, leggendaria nei racconti della gente di cinema che vi partecipò, ma praticamente sconosciuta al pubblico", osserva il regista Alessandro Scillitani. Partita larger than life, già numericamente: non si affrontano i canonici undici contro undici, bensì Centoventi contro Novecento.
Uno scazzo - lo scarso apprezzamento di PPP per Ultimo tango, vai a sapere - val bene una partitella riparatoria, anzi, la madre di tutte le partite: la rappresentativa della troupe di Salò o le centoventi giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini affronta l' omologa di Novecento di Bernardo Bertolucci. I set sono vicini, l' amicizia tra PPP e BB antica, la pasoliniana - e fascista nell' affresco di Bernardo - Laura Betti apparecchia la singolar tenzone: Centoventi contro Novecento, l' icastico titolo del documentario di Scillitani, scritto da Alessandro Di Nuzzo "ricostruendo minuziosamente la storia di quella domenica e la memoria ancora viva dei protagonisti". Un film ricchissimo, quello "dei capelloni", l' altro povero, "con i ragazzi di strada", l' utopia di BB , tesa "all' emancipazione dell' uomo" e rischiarata dal "sol dell' avvenire", e la distopia di PPP , concentrazionaria e sadiana: le due anime del secolo breve a rincorrere il pallone e cercare il goal.
pasolini bertolucci la comare secca
Così lontani, così vicini, Bernardo e Pier Paolo: il primo osserva dalla panchina, si ritaglia il ruolo dell' allenatore e fa tagliare alla costumista Gitt Magrini casacche viola con banda gialla "novecentesca" e, addirittura, calzini arcobaleno psichedelici per disorientare l' avversario; il secondo tiene fede a se stesso, che a Parma come a Bologna, la borgata Donna Olimpia e Ciampino in campo ritorna bambino, che per qualcuno giocava "ala sinistra e correva sempre", per altri "ala destra ed era una farfalla", per tutti "anche due contro due voleva vincere".
Triste solitario y final solo all' Idroscalo, prima nel calcio, da lui inteso quale "l' ultima rappresentazione sacra del nostro tempo: è rito nel fondo, anche se evasione", Pasolini si trasfigura, il suo volto abitualmente atteggiato a "pugno si fa carezza". Eppure, il 16 marzo 1975 non basta per vincere: i valori in campo non direbbero, giacché PPP "sembra Maradona" e la sua compagine "il Brasile", ma Centoventi contro Novecento non raddrizza le sproporzioni oltre il due a cinque goal. Pasolini esce per infortunio - intenzionale entrata omicida di un armadio chiamato Barone - e subito i bertolucciani recuperano i due gol di svantaggio: l' arbitro del secondo tempo è di Salò, ma la prospettiva di lavorare con i "ricchi" alletta, sicché fischia due rigori inesistenti per il team di Novecento.
C' è di più: l' animus pugnandi che i parmensi rivendicano viene rinforzato alla bisogna con qualche elemento professionistico, non troupe cinematografica, ma giovanili calcistiche. Tre, quattro virgulti di talento per volgere a proprio favore le sorti dell' incontro, e tra questi - udite, udite - più di qualcuno annovera Carlo Ancelotti, all' epoca quindicenne del Parma: che l' attuale allenatore del Napoli, già centrocampista sopraffino Roma e Milan, sia stato l' uomo in più per Bertolucci, e in meno per Pasolini, be', bella storia.
Presente o meno in quella Cittadella agonistica, Carletto non bevve dalla coppa dei vincitori: Bertolucci la fece riempire di Dom Perignon e la offrì ai vinti. Molti dei Centoventi declinarono l' offerta, "il rosicamento era generale". Ma la torta, quella sì, la mangiarono tutti, con le mani, a centrocampo. Anche Pasolini: era il 16 marzo del 1975, era il trentaquattresimo compleanno del suo amico Bertolucci.
bernardo bertolucci ph adolfo franzo'
bertolucci (4)
pier paolo pasolini sul set di salo' 1
pier paolo pasolini sul set di salo'
Pasolini nelle periferie di Roma
salo' pasolini
pier paolo pasolini ninetto davoli
pier paolo pasolini sul set di salo' 2
bertolucci pasolini accattone
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