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Massimiliano Gallo per ilnapolista.it
È un brusco risveglio per il Napoli e per Napoli. Al termine di un’estate surreale in cui la libertà d’espressione è stata fortemente compressa. Osservare quel che è sotto gli occhi di tutti, ossia la gestione di un uomo solo al comando ieri pappone e oggi imperatore, e un calciomercato che tutto ha fatto tranne riparare il buco lasciato da Kim, equivale a passare per disfattisti o nemici della patria.
Fatte le debite proporzioni, è un po’ come dover ripetere a pappardella la favola della città più bella del mondo e ritrovarsi a piangere un giovane musicista ucciso per aver parcheggiato male il motorino. Per fortuna qui parliamo di pallone, ossia dell’effimero. Ma Napoli è ormai città khomeinista in ogni sua manifestazione.
La notizia della serata è che il Napoli ha perso in casa 2-1 contro la Lazio. Sconfitta che non possiamo non definire meritata. Sarri ha vinto per il secondo anno consecutivo e stavolta non è nemmeno venuto a fare catenaccio. Ha sempre provato a giocare il pallone. Soprattutto nel primo tempo ha rischiato più volte l’uscita dal basso sul pressing ben portato dal Napoli. Poi, partita facendo, ha trovato il sublime Luis Alberto che ha danzato col pallone. Ha segnato un bellissimo gol di tacco, quello dello 0-1, poi sull’1-1 con un velo da fuoriclasse ha lasciato che il pallone di Felipe Anderson finisse sul sinistro di Kamada che ha poi battuto Meret. Due a uno per la Lazio al minuto 52.
In teoria ci sarebbe stato tutto il tempo per recuperare. Ma il Napoli ha dato l’idea di aver perso certezze. È stato semplicistico pensare che buttarla avanti a Osimhen potesse risolvere tutti i problemi. Anche perché là dietro, senza Kim, si è ballato eccome. Garcia non ha un difensore centrale veloce. La Lazio lo ha capito e in verticale ha segna altri due gol annullati entrambi per fuorigioco di Zaccagni. E a centrocampo, come già accaduto col Sassuolo, il Napoli alle prime difficoltà ha perso le distanze.
Come già accaduto contro la squadra di Dionisi, il Napoli ha giocato a tutta il primo quarto d’ora. Ha messo in vetrina Kvaratskhelia scintillante. Che ha sfiorato il gol dopo tre minuti. Dopo sei ha già fatto tunnel sia a Marusic sia a Kamada. Solo Provedel ha negato il gol al georgiano su un gran tiro da fuori. Il Napoli ha pressato bene, alto, ma senza riuscire a conquistare palloni preziosi. Mentre le telecamere inquadravano Aurelio De Laurentiis in tribuna con gli occhiali da sole alle nove di sera.
Il gol di Luis Alberto è arrivato nel momento in cui il Napoli aveva la partita in pugno. Gli azzurri hanno pareggiato dopo nemmeno due minuti, alla prima azione, con Zielinski grazie alla deviazione di Romagnoli. Ma di fatto è come se quel tacco di Luis Alberto avesse lasciato un segno profondo. Quel tacco ha reso chiaro innanzitutto ai giocatori che l’anno scorso è il passato. Il Napoli non ha più ripreso il bandolo della matassa del match.
A fine primo tempo i tocchi dei giocatori del Napoli erano i seguenti: Rrahmani 60, Juan Jesus 52, Zielinski 42, Kvara 36, Di Lorenzo 35, Lobotka appena 34, Anguissa 33. Il pallone stasera è passato ancora meno dai piedi di Lobotka.
Nella ripresa, dopo il gol di Kamada, pochissimo Napoli. Tanta confusione. La sostituzione Kvaratskhelia Raspadori che abbiamo faticato a comprendere.
Concludendo, il Napoli ha perso con merito. Non è la fine di tutto, ovviamente. Il Napoli ha giocato un ottimo primo tempo, avrebbe meritato di più. Poi, però, non ha reagito al secondo gol. È il caso di cominciare a porre qualche domanda e di ottenere risposte. Senza essere tacciati di fuoco amico. È ora di cominciare a prendere atto della realtà. A cominciare da quel vuoto lasciato in mezzo alla difesa dalla partenza di Kim. Vuoto inspiegabilmente non colmato in sede di calciomercato.
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