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Se avete passato del tempo al Metropolitan Museum, al British o in qualsiasi posto dove siano esposte statue antiche, vi sarete accorti che i peni sono minuscoli, sebbene di marmo. Perché?
Risponde la curatrice d’arte Ellen Oredsson: «Innanzitutto sono piccoli perché sono sempre flaccidi. Così a riposo, non sono di misura così inferiore ai quelli reali. Inoltre i canoni di bellezza erano totalmente diversi dai nostri. Oggi i peni grandi sono un vanto e un segno di virilità, mentre all’epoca lo erano i peni piccoli. I peni grandi erano associali a specifiche caratteristiche negative: stupidità, bruttezza e lussuria».
Esistono eccome statue greche con attributi enormi, tipo quelle dei satiri, associati a Dioniso, dio del vino e del piacere, ma erano ritenuti più animali che uomini. O quelle di Priapo, dio della fertilità, dotato di erezione permanente ma punito dagli dèi, che lo cacciarono dall'Olimpo e lo condannarono all'impotenza.
Insomma tutte le rappresentazioni di peni grandi, nell’antica Grecia, erano associate a cose negative. L’uomo ideale era razionale, misurato, intellettuale e autoritario. Faceva tanto sesso, ma il suo pene modesto gli permetteva di restare lucido e logico. Le sculture si basavano su equilibrio e idealismo, il fallo grande sarebbe risultato grottesco.
Gli antichi romani abbondarono di più, guardavano positivamente al fallo grande, ma le loro statue non cambiarono di molto. Un esempio di pene minuscolo dell’arte rinascimentale è quello del David di Michelangelo. Come mai? La teoria è che si fosse ristretto per la paura. Il suo viso appare preoccupato e intimorito dal confronto con Golia e, siccome Michelangelo scolpì ogni dettaglio affinché il corpo mostrasse i sintomi della tensione, non risparmiò i genitali.
genitali del david di michelangelo
david di michelangelo
in antica grecia il pene grosso non era un vanto
i greci associavano il pene grosso alla stupidita e alla bruttezza
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