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PER BORGONOVO ERA “LA STRONZA”: LA MALATTIA DEI CALCIATORI SI CHIAMA SLA - I PROFESSIONISTI DEL PALLONE SI AMMALANO IL DOPPIO DELLE PERSONE COMUNI, IN ETÀ DECISAMENTE PRECOCE (45 ANNI CONTRO I 65,2 DELLA MEDIA EUROPEA) - LO CONFERMA UNO STUDIO: A RISCHIO SOPRATTUTTO I CENTROCAMPISTI...
Francesco Perugini per “Libero quotidiano”
La Sla è la malattia del calcio. Una ricerca dell' Istituto Mario Negri stabilisce con certezza il legame tra il pallone e la Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) che negli anni ha colpito tanti famosi campioni, da Gianluca Signorini a Giovanni Bertini, l' ex difensore della Roma che ne è stato l' ultima celebre vittima a dicembre 2019.
Era "la Stronza" per Stefano Borgonovo, diventato il simbolo della lotta a questo male terribile che priva le persone del controllo sul loro corpo e colpisce in Italia 6 mila persone. Secondo lo studio condotto Elisabetta Pupillo e da Ettore Beghi, in collaborazione con Nicola Vanacore dell' Istituto Superiore di Sanità, è la professione in sé - e, paradossalmente, il dono di un talento eccezionale per il pallone - a portare all' insorgere della malattia. E soprattutto ad anticipare l' insorgere dei sintomi in fisici che dovrebbero essere forti e allenati dopo anni di carriera ad alto livello.
Analizzando i giocatori di serie A, B e C dal 1959/60 al 1999/20, lo studio ha identificato 34 malati con una sorprendente preponderanza dei centrocampisti (15): solo tre i portieri, sette gli attaccanti e nove i difensori colpiti tra coloro che sono finiti negli album Panini degli anni d' oro del nostro calcio. Ciò che resta difficile da comprendere per gli scienziati è perché la sindrome neurodegenerativa colpisca i calciatori il doppio delle persone comuni, con il tasso di casi che è addirittura «sei volte superiore» per i soli calciatori di Serie A.
In particolare, i professionisti del pallone vedono l' emergere della malattia in età decisamente precoce (45 anni contro i 65,2 della media europea). «I nostri dati confermano che non vi è alcuna associazione tra le squadre in cui i calciatori hanno militato e l' insorgenza della malattia», commenta Elisabetta Pupillo. «Altri studi condotti insieme a colleghi europei e americani, però, ci inducono a pensare che la causa non sia il gioco del calcio in sé, ma una serie di concause, ancora da definire nei dettagli.
Tra queste ricordiamo il ruolo dei traumi, l' attività fisica intensiva, una predisposizione genetica e altro ancora. Ogni fattore potrebbe avere un ruolo ad oggi ancora non chiaro». Di fronte alle evidenze scientifiche cadono così le ipotesi formulate negli anni, soprattutto dal pm di Torino Raffaele Guariniello, che avevano ricercato - senza successo - le cause dell' insorgenza della Sla nell' uso di doping o nei diserbanti usati per la cura dei campi da calcio.
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