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1 - MICCOLI E LE FRASI SU FALCONE: OGGI INTERROGATORIO IN PROCURA
Alfio Sciacca per "Corriere.it"
à cominciato nel primissimo pomeriggio l'interrogatorio in procura dell'ex bomber del Palermo calcio Fabrizio Miccoli indagato per estorsione e accesso abusivo a sistema informatico. Reati che sarebbero emersi nell'ambito delle indagini finalizzate alla cattura del boss della Kalsa Antonio Lauricella, detto «Scintilluni».
In quel contesto gli investigatori scoprirono anche le disinvolte frequentazioni di Miccoli con Francesco Guttadauro, nipote del boss Matteo Messina Denaro e col figlio dello stesso Lauricella. In alcune intercettazioni il bomber del Palermo si sarebbe lasciato anche andare a commenti sul magistrato simbolo della lotta alla mafia, parlando di «quel fango di Falcone». Atteggiamenti penalmente non rilevanti ma che hanno sollevato un'ondata di indignazione generale.
LE ACCUSE -Quanto alle accuse per le quali Miccoli è indagato l'ipotesi di estorsione è relativa alla al recupero di alcune somme di denaro commissionata al figlio del boss e amico Mauro Lauricella. Per l'accesso abusivo a sistema informatico secondo i pm Miccoli avrebbe convinto il gestore di un centro Tim a fornirgli delle schede sim intestate a suoi clienti. Una delle quali fu poi prestata a Lauricella junior, proprio nel periodo in cui il padre era latitante.
L'INTERROGATORIO -L'interrogatorio di Fabrizio Miccoli è cominciato poco prima delle 16. Ad ascoltarlo l'aggiunto Leonardo Agueci e i pm titolari dell'inchiesta Francesca Mazzocco e Maurizio Bonaccorso. Il calciatore è assistito dal suo legale Francesco Caliandro. I carabinieri presidiano i due ingressi del corridoio che porta alla stanza del procuratore Agueci, impedendo ai pochi giornalisti presenti di passare vicino alle stanze degli aggiunti. Uno spiegamento di forze che non si era vista nemmeno in occasione di interrogatori «eccellenti» come quello dell'ex ministro Nicola Mancino.
CONFERENZA STAMPA - Subito dopo l'interrogatorio Miccoli e il suo legale incontreranno i giornalisti per una conferenza stampa che si annuncia particolarmente infuocata. Intanto Palermo continua a prendere le distanze dall'ex idolo rosanero. Domani un gruppo di cittadini e tifosi deporrà simbolicamente una maglia del Palermo calcio davanti all'albero Falcone in via Notarbartolo.
All'iniziativa ha aderito il cartello di associazioni e movimenti che organizza la tradizionale fiaccolata del 19 luglio in memoria di Paolo Borsellino. «La cronaca di questi giorni -dicono gli organizzatori- ha colpito e ferito migliaia di tifosi palermitani che amano la propria squadra di calcio. Amare la maglia del Palermo significa anche amare la nostra città e i suoi figli migliori. Per questo la passione per i nostri colori sociali si coniuga con il rispetto e la gratitudine verso uomini come Falcone e Borsellino».
2 - SE MICCOLI CI FA VERGOGNARE DELLA PASSIONE CONDIVISA
Michele Anzaldi per "Repubblica - Palermo"
In questi giorni si è molto discusso sulla frase disgustosa che Fabrizio Miccoli, l'ex capitano del Palermo, avrebbe pronunciato durante una conversazione telefonica intercettata dalle forze di polizia. L'accaduto non va sottovalutato non soltanto perché la memoria di Giovanni Falcone è intoccabile per tutti, ma anche per il ruolo determinante che a Palermo, in quegli anni drammatici ebbe lo sport. Palermo era precipitata nelle mani della criminalità organizzata, città senza regole e senza Stato, anni bui, culminati nell'omicidio di Giovanni Falcone, quel 23 maggio del 1992.
Questa città , martoriata e senza più speranze, irredimibile, non aveva neanche una squadra di calcio: l'8 settembre 1987, infatti, il Palermo calcio fu radiato per un debito di quasi 500 milioni di lire. La squadra era divenuta lo specchio della città , si era passati dalla gestione dell'amatissimo presidente Barbera alla radiazione dai campionati federali. Un male, per tifosi e non, davvero difficile da spiegare. Il calcio non è un semplice sport o gioco, ma come scriveva Pier Paolo Pasolini «l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. à rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l'unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro».
Un momento molto duro per i tifosi, ma in genere per la città . Ed è allora che il malessere viene compreso da un giovane neoeletto sindaco Leoluca Orlando (85-90). Il sindaco intuisce che un riscatto della città deve coinvolgere tutti e nessuno deve rimanere indietro pena il fallimento del progetto collettivo. E allora quale battaglia più coinvolgente per tutti? Il sindaco mette su un vero gruppo di opinione che spazia dai meccanici ai prof universitari e dai carcerati ai poliziotti tutti uniti dalla speranza di tornare a tifare.
Tornare ad essere una comunità unita e compatta pronta a competere sportivamente contro le altri grandi città . Il resto è storia. Questo è uno dei tanti motivi per cui, la vicenda Miccoli deve farci riflettere: non vorremmo, insomma, che la squadra del Palermo, da elemento di orgoglio e aggregazione, proveniente da questa storia, si trasformasse in un simbolo di vergogna. E non ci si può vergognare dell'ultima rappresentazione - sacra o meno - rimastaci.
FABRIZIO MICCOLI FABRIZIO MICCOLI Miccoli e il figlio del bossMiccoli e il figlio del boss LauricellaMiccoli e il figlio del boss
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