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PERCHE’ ISRAELE-ITALIA SI GIOCA A DEBRECEN, IN UNGHERIA? È LA NAZIONE EUROPEA PIÙ VICINA ALLO STATO EBRAICO: IL PREMIER ORBAN HA ANNUNCIATO IL RITIRO DELL'UNGHERIA DALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE (“TRIBUNALE POLITICIZZATO”) E ACCOLTO NETANYAHU SU CUI PENDEVA UN MANDATO D’ARRESTO INTERNAZIONALE – I MEDIA DI BUDAPEST IGNORANO L'INVASIONE DI GAZA E IL MASSACRO DEL POPOLO PALESTINESE - LA RISPOSTA DELLA FEDERAZIONE ISRAELIANA AL DEPUTATO DEM MAURO BERRUTO, RESPONSABILE DELLO SPORT DEL PD, SECONDO CUI QUESTA PARTITA CHE NON SI DOVEVA GIOCARE...
Niccolò Zancan per “la Stampa” - Estratti
Perché in Ungheria?
Perché proprio qui?
Berzel Shlomi, il capo della comunicazione dell'Associazione israeliana calcio, risponde con queste parole: «Dopo il massacro del 7 ottobre, in cui i terroristi nazisti di Hamas hanno ucciso e violentato centinaia di donne e bambini israeliani innocenti, lo Stato di Israele non ha avuto altra scelta che dichiarare guerra.
In una situazione del genere, ha senso che le partite di calcio non si giochino in Israele, dopo che l'organizzazione terroristica Hezbollah ha iniziato ad attaccarci, gli yemeniti ci hanno lanciato missili e anche gli iraniani. Sono stati tutti sconfitti e rimessi al loro posto, ma giocare in casa non è ancora opportuno.
L'Ungheria, con un gesto umano e sportivo che scalda il cuore, ci ha aperto le porte, e gliene saremo per sempre grati».
In Ungheria l'invasione di Gaza e il massacro del popolo palestinese non sono neppure una delle prime dieci notizie del giorno. Sul giornali: il picnic di Orban a Kõtcse, l'aggressione sessuale subita da due turiste ungheresi in Sicilia, il decennale della crisi dei rifugiati del 2015, l'anno in cui proprio in Ungheria venne costruito il primo nuovo muro d'Europa al confine con la Serbia.
La Palestina è fuori da ogni discorso, forse anche da ogni pensiero. Nemmeno di questa partita in programma oggi, Israele contro Italia, a dire il vero si parla tanto: 2.100 biglietti venduti, di cui 200 a tifosi italiani e 200 a tifosi israeliani. Forse alla fine si arriverà a tre mila spettatori in uno stadio da ventimila posti.
Non è la prima volta che si gioca in Ungheria. Ma è la prima volta a Debrecen, seconda città del Paese verso il confine orientale, dove una volta passava il treno diretto a Leopoli in Ucraina. Ed è anche la prima volta in un clima politico diverso. Si gioca al tempo della Global Sumud Flotilla in viaggio verso Gaza, lì dove il conto dei morti sta per toccare quota 65mila.
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Per il deputato Mauro Berruto, responsabile dello Sport del Partito Democratico, questa è la partita che non si doveva giocare. Più di cinquanta parlamentari italiani hanno pubblicato un appello per chiedere l'espulsione di Israele da tutte le competizioni sportive internazionali. Ed è proprio su questo appello, adesso, che chiediamo conto a Berzel Shlomi. La sua è una risposta spiazzante: «Stiamo ricevendo molto sostegno da diversi Paesi e da persone oneste che comprendono la terribile realtà che ci è stata imposta. Mi chiedo se in Italia esista anche un movimento simile contro il massacro del 7 ottobre, contro la detenzione di 50 ostaggi per oltre 700 giorni in tunnel in condizioni disumane».
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Domenica sonnacchiosa, caldo, bambini al parco.
L'hotel della nazionale israeliana è presidiato da uomini dei servizi segreti e da agenti in borghese. Doppio servizio d'ordine. Se una borsetta resta su un tavolino del ristorante, subito arrivano i cani addestrati per fiutare gli esplosivi.
(…)
Ora in conferenza stampa arriva l'allenatore della nazionale israeliana, si chiama Ran Ben Shimon. Gli spieghiamo che in Italia molte persone ritengono che questa partita non andava giocata. Gli chiediamo cosa risponde a chi vuole escludere Israele dalle competizioni. «Da allenatore di calcio posso dire che noi abbiamo un motivo super per giocare questa partita, abbiamo un Paese fantastico per il quale giocare. Non guardo chi sta di fronte a me e mi fa queste domande, ma penso a chi sta dietro di noi, credo nel nostro popolo che ci sostiene, e porto rispetto a quelle persone quando giochiamo».
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Questo è il posto perfetto per giocare una partita di calcio in tempo di guerra. Il 2 aprile di quest'anno, il premier di Israele, Benjamin Netanyahu è arrivato a Budapest per una visita istituzionale.
Quel giorno il premier ungherese Victor Orban ha annunciato il ritiro dell'Ungheria dalla Corte penale internazionale. E cioè un ritiro, in qualche misura, dalla giurisdizione dell'Unione europea.
Netanyahu avrebbe dovuto essere arrestato, perché su di lui pende un mandato d'arresto per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Ma così come è andato negli Stati Uniti da Donald Trump, così è venuto a Budapest da Victor Orban. Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szíjjártó ha definito il mandato d'arresto «assurdo e antisemita». Orban ha dichiarato: «È un tribunale politicizzato».
Netanyahu ha aggiunto con soddisfazione: «È un tribunale corrotto che minaccia la democrazia». Quel giorno pochi manifestanti hanno protestato in piazza. L'Ungheria ha le leggi più dure d'Europa contro le manifestazioni non autorizzate. Non ci sono bandiere per le strade.
Un'altra domanda per Berzel Shlomi: cosa replica a chi accusa Israele di crimini contro l'umanità? Come si può giocare una partita di calcio di fronte ai bambini uccisi a Gaza? E lui: «Hai scelto di farmi tre domande, nessuna delle quali riguardava gli oltre mille cittadini israeliani assassinati, gli oltre trecento rapiti e i cinquanta che si trovano ancora nei tunnel dell'organizzazione terroristica nazista Hamas. Se ti permetto di farmi cinquanta domande, quali sono le probabilità che una di esse riguardi il 7 di ottobre?».
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