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Leonardo Martinelli per “la Stampa”
«Basta con il mito dell’elettricista ingenuo: Pierre Le Guennec è la pedina di un giro internazionale di riciclaggio di opere d’arte». È l’accusa (durissima) rivolta ieri da Jean-Jacques Neuer, avvocato di Claude Picasso e degli altri figli del maestro, all’uomo che avrebbe sottratto al pittore, agli inizi degli Anni 70, qualcosa come 271 disegni, litografie e collage, di un valore stimato che sfiora i cento milioni di euro.
È iniziato così ieri a Grasse, nel Sud della Francia, il processo a carico di Le Guennec, elettricista in pensione, e della moglie Danielle. Neuer e gli eredi di Picasso potrebbero nei prossimi giorni presentare prove concrete dell’esistenza di questo giro internazionale, che andrebbe al di là dell’aspetto dimesso della coppia Le Guennec. Lui ha continuato a professare la sua innocenza.
Sarebbe stata Jacqueline, ultima moglie e musa di Picasso, a mettergli tra le mani un giorno un cartone con dentro quelle opere sistemate alla rinfusa: «Sono per te». Lui lo avrebbe sistemato più tardi nel garage di casa sua, e lì dimenticato per 37 lunghi anni. Nel gennaio 2010, però, si rivolse a Claude Picasso, amministratore della Picasso Administration, per autentificare le opere (solo quell’organismo è autorizzato a farlo, passaggio obbligato per una commercializzazione). Claude e gli altri eredi denunciarono subito Le Guennec.
L’uomo è davvero un ingenuo, uno sprovveduto? Neuer, l’avvocato degli eredi Picasso, cerca di dimostrare il contrario. Ha ricordato che le descrizioni delle opere, inviate da Le Guennec a Claude Picasso nel 2010, erano assai precise. «M’aveva aiutato mio cognato, che aveva una galleria d’arte», si è difeso l’elettricista. Le Guennec lavorava per Picasso negli anni precedenti la sua morte (1973), a Notre-Dame-de-Vie, sulla Costa Azzurra. «Aveva per me un’assoluta fiducia», ha ripetuto in tribunale, «forse grazie alla mia discrezione».
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