DAGOREPORT – NEL NOME DEL FIGLIUOLO: MELONI IMPONE IL GENERALE ALLA VICEDIREZIONE DELL’AISE.…
Andrea Sorrentino per la Repubblica
L' orribile parola serpeggia e si insinua, sordida come tutto ciò che striscia. È nei discorsi a bassa voce, nei crocchi, nei pissipissi, l' altro giorno è persino venuta alla luce in una domanda alla vigilia di Spagna- Marocco, anche se Hierro l' ha scacciata con fastidio. Ma ha ripreso a scorrere sotterranea dopo il 2- 2 con i Leoni dell' Atlante, arrivato solo per una questione di millimetri e di Var, e al 91'.
E se questa Spagna, dicono i bestemmiatori, per tornare a ruggire avesse urgente bisogno di una cosaccia chiamata " muscoli"? Alcuni sostengono persino: meno Real Madrid e meno Barça nella Roja, e più Atletico Madrid. Più Simeone e meno Guardiola, sostengono gli eretici. Più ragazzi di gamba fresca e di profondità, tipo Asensio, tipo Lucas Vazquez, e meno palleggiatori ormai troppo orizzontali alla Iniesta ( 133 presenze in nazionale) o alla David Silva ( 124).
C' è chi osa, e non è uno sberleffo, anzi dà il termometro della situazione, proporre come partner di centrocampo per Busquets ( 104 presenze), che del resto ne ha cambiati tre in tre partite, addirittura Nacho, che per essere un difensore ha piedi ottimi, e contro i russi che sono tostissimi farebbe il suo.
Ecco, siamo veramente alla fine di un ciclo irripetibile, che ha segnato il calcio del Duemila, anche se a dire il vero è finito da un pezzo. La meravigliosa utopia di vincere tenendo solo palla a terra con sublimi nanerottoli che la buttano esclusivamente sulla tecnica, che ti rimbambiscono di passaggi corti perché arriva sempre il " terzo uomo", come insegnò Cruyff a Pep, a offrirsi come sponda, che potevano anche giocare senza centravanti ( il Fabregas di Spagna-Italia 4-0, finale Euro 2012, per dire), o riuscivano a non fare un cross per 90' (Barcellona- Manchester United 3-1, finale di Champions 2011), insomma il sistema che ha affascinato e irretito il mondo, creando l' illusione che potesse essere replicato altrove: ecco, quella cosa è finita, per consunzione degli interpreti, a cominciare dal loro Von Karajan, che ha già salutato da un pezzo, ossia Xavi, l' immenso.
Qui è rimasto il suo dioscuro e sorgente di ogni bellezza ai tempi felici, don Andres Iniesta, ora fragile come una reliquia, infatti ha già riparato in Giappone, di solito gioca al massimo 70 minuti poi lo preservano per la successiva partita, ma contro il Marocco non ha potuto, infatti, poverino, ha chiuso sciogliendosi in campo. Ma è tutto il sistema che è venuto ormai giù, e da tempo, anche se non vogliono ammetterlo: una brutta figura ai Mondiali 2014 e una assai grigia agli Europei del 2016 sono i risultati più recenti, e nemmeno in Russia butta bene.
Sono crollati ormai anche quelli che il fisico ce l' hanno, perché fanno i difensori: Piqué (100 presenze con la Roja) e Ramos (154), i migliori al mondo nel ruolo dell' ultimo decennio, sono brasati e incerti, è anche tutto il contorno che non li protegge più, per questo vogliono provarci con Nacho, coi muscoli, con una pezza qua e una là. Ma è proprio finita un' epoca. L' altra notte un cronista ha osato chiedere a Thiago Alcantara: "Ma non sarà il caso di dare un po' di riposo a Iniesta e David Silva?". Thiago non ha risposto e ha voltato le spalle, imbarazzato, quasi arrossiva. Però la domanda non era affatto sciocca.
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