DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Non si ferma più Gregorio Paltrinieri e conquista un'altra medaglia nella 5 km maschile ai Mondiali di nuoto di Budapest. Dopo il trionfo nei 1500 sl con l'oro e il bronzo nella staffetta mista l'azzurro (Fiamme Oro) si regala l'argento nel fondo in acque libere. Protagonista anche Domenico Acerenza (Circolo Canottieri Napoli), vincitore pure lui del bronzo nella 4x1500, che lotta con il gruppo di testa ma alla fine chiude quarto. Vince il tedesco Wellbrock, terzo Romanchuk (Ucraina). Tra due giorni, mercoledì, l'appuntamento è con la 10 km.
Paltrinieri: "Wellbrock impossibile da superare"
"In acque libere faccio una fatica con Wellbrock, l’avevo capito 2 km prima che non l’avrei passato. La lotta tra noi è sempre così, era molto difficile passargli davanti. Stavamo spingendo dall’inizio, il gruppo si è sgranato, poi siamo rimasti in due ed ero contento. Però non c’è storia, lui ha qualcosa in più. È comunque un argento e non era facile, c’erano i più forti in gara. Mi alleno tanto per essere competitivo in tutto, voglio essere competitivo dagli 800 fino al fondo. Ci ho provato fino alla fine e oggi ci sono andato vicino, sono rimasto lì fino all’ultimo. Ora un giorno di riposo e poi c’è la 10 km", le parole di Paltrinieri a fine gara alla Rai.
Acerenza: "Alla fine le gambe erano due pali"
"Questi sono tre che sono partiti forte nel primo giro. Sapevo che sarebbe stata una gara molto veloce. Sono contento di essere riuscito a stare con loro. Gli ultimi 20 metri le gambe erano due pali, avevo dei crampi che non mi permettevano di camminare. Ora vediamo come andrà con la 10 chilometri. Durante il covid ci siamo guardati in faccia, siamo super determinati, vogliamo trovare la giusta strada nel fondo. Fabrizio è un grande allenatore, ma tutto lo staff è superlativo. Questo non ci fa nient'altro che bene", ha dichiarato l'altro azzurro, Acerenza, alla Rai nel post gara.
CUPPING
Da repubblica.it
Mentre con le mani mimava un gesto, come a dire, "avete capito?", dopo aver dominato i 1500 stile libero, sul corpo di Gregorio Paltrinieri erano visibili una serie di macchie scure. Dei cerchi, come dei grandi pois, disegnati sui suoi muscoli d'acciaio. Segni visti anche negli azzurri che hanno trionfato nella staffetta mista. In molti si sono chiesti, davanti a quelle immagini cosa fossero. La risposta ha radici profonde, da ricercare addirittura nelle Olimpiadi di Rio del 2016. Quei cerchi sono l'effetto di una pratica chiamata Cupping. O, in italiano, coppettazione.
Martinenghi e gli altri con i segni del cupping
Si tratta di una pratica mutuata dalla medicina cinese e che ha effetti antidolorifici: tecnicamente, si tratta di una terapia antalgica che abbassa la percezione del dolore e scioglie rapidamente le tensioni muscolari esercitando una pressione sulla cute attraverso delle "coppette" di vetro (o di plastica usa e getta, più igieniche in tempi di Covid). Ogni coppetta - in inglese cup - svolge una sorta di effetto ventosa attraverso la rimozione dell’ossigeno al suo interno (può avvenire attraverso una fiammella o con l'uso di una pompa o pistola aspirante), ed è responsabile dei lividi che restano sul corpo dell'atleta.
Questo effetto ventosa fa sì che la pelle e lo strato sottocutaneo subiscano un "risucchio", che scolla gli strati superficiali da quelli sottostanti e produce un maggior afflusso di sangue sulla parte. E, insieme al calore generato, aiuta il rilassamento del muscolo producendo una riduzione del dolore.
Questa pratica, non riconosciuta dalla medicina tradizionale, fa parte di quelle terapie che l’Oms definisce complementari, come l’agopuntura, e non a caso viene abbinata proprio a questa. Ogni trattamento dura in media circa 20 minuti. E a renderlo famoso fu, nel 2016 ai Giochi Olimpici di Rio, Michael Phelps. Prima era stata addirittura Nicola Kidman a farla propria, quasi come pratica di bellezza. Ma non certo per regalarsi una serata con la pelle a pois.
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