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RENZI CONTRO ORFINI: PALLA AL CENTRO - MATTEUCCIO FA IL BULLO ANCHE AL CALCIOBALILLA: BARA E STREPITA PER STRAVINCERE E QUANDO LE COSE VANNO MALE SE LA PRENDE CON LOTTI - JENA: “MEGLIO UNA PARTITA A BILIARDINO CHE DIRE LE SOLITE DUE CAZZATE”

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1.RENZI

Jena per “la Stampa”

Meglio una partita a biliardino che dire le solite due cazzate.

 

2. MATTEO GANASSA ANCHE A BILIARDINO

Fosca Bincher per “Libero Quotidiano”

 

Venti minuti, e non sono stati nemmeno pochi, visto che hanno coinvolto un premier, un sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il presidente del maggiore partito politico italiano e un autorevole dirigente romano dello stesso.

 

Venti minuti di biliardino, o se preferite di calciobalilla, al festival dell’Unità di Roma la sera di lunedì 27 luglio hanno raccontato assai più di Matteo Renzi e del suo governo di quanto non avrebbe fatto un banale comizio di chiusura festa previsto per ieri sera e alla fine non andato in scena (Renzi ha dato bidone come confidavano i suoi da tempo).

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Vedere un premier del Pd 20 minuti con in mano centrocampo e attacco blu del biliardino sfidare i rossi è già un evento. Vederlo in azione come è stato possibile grazie alle riprese su Periscope di Fulvio Abbate, il Marchese rosso, non aveva prezzo. Renzi è sceso in campo in squadra con il fido Luca Lotti, che doveva guardargli le spalle manovrando portiere e difesa. Dall’altra parte Matteo Orfini in difesa e Luciano Nobili all’attacco. Tema della sfida davanti alle telecamere per Renzi era uno solo, lo stesso che lo muove in politica: vincere. Anzi, stravincere, sbaragliare l’avversario.

 

A vederlo in azione si capisce l’origine boy scout del presidente del Consiglio e la lunga frequentazione degli oratori: non se la cava male. Ma è nervoso, agitato quando la vittoria non sembra certa. Come lui Orfini, che è sembrato una roccia in difesa. La partita è stata a lungo in equilibrio. È stata lunga perché le difese hanno retto assai bene. Ad ogni goal segnato Renzi esultava come un bambino: sembrava la partita della vita. Si esaltava, si faceva i complimenti da solo: «Grande!».

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Quando segnavano gli altri guardava invece storto il povero Lotti, che sorrideva e incassava. Goal da una parte e dall’altra: la partita non stava prendendo la direzione giusta. «Devo dare un mio tocco di classe», deve avere pensato Renzi. Si è tolto la giacca, e via in camicia. Subito un goal, e festa da finale di coppa del Mondo. Palla al centro, e segnano gli altri. Occhiataccia a Lotti. Di nuovo palla al centro. Segnano gli altri. Renzi si arrabbia con Lotti: «Dai, è la terza volta che ti bucano!».

 

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Si arrotola le maniche sul gomito. Palla al centro, sembra ripetersi il copione precedente e si rischia la sconfitta. Renzi sembra serio e interrompe la partita prendendo la pallina in mano, e accusando gli avversari di averla lanciata a proprio favore a metà campo. Basta, le regole le stabilisce il campione, che per altro è il capo di tutti quelli che giocano con lui. Gli altri si fermano attoniti, e Renzi segna: festa brasileira. Si riparte, ma segnano anche gli altri e arriva un nuovo shampoo al solito Lotti.

 

Insomma quando si vince il merito è solo dell’attaccante (Renzi), quando le cose vanno male la colpa è sempre altrui (Lotti). A un certo punto il premier se la prende anche con Orfini che commissaria la sua porta «come ha fatto con le federazioni romane del Pd». L’attacco qui non è solo sportivo, ma pure politico.

 

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Orfini sbanda, Renzi segna. Siamo 9 a 8, è il momento decisivo. Lotti evita il pareggio con un miracolo in porta, ma si palleggia a lungo. Renzi borbotta, punge gli avversari con battute. Quelli cedono, il premier con un gancio a giro che sarebbe proibito segna il goal della vittoria. Finisce così, 10 a 8 e nessuno osa protestare. Ma a Renzi non basta vincere, deve stravincere. Guarda il pubblico e canta il suo trionfo: «10 a 6!». Ha gonfiato pure il risultato finale. Come un bimbo...

 

 

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