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BUENA VISTA! LO RICONOSCETE DAL GENEROSO PACCO CARAIBICO? OGGI VIVE E GAREGGIA PER L’ITALIA MA E’ NATO ALL’AVANA. “A CUBA È SEMPRE PEGGIO, QUANDO ABBIAMO INIZIATO A PENSARE CHE DOPO CASTRO CI SAREBBERO STATE DELLE APERTURE È ANDATA PURE PEGGIO, PIÙ LIMITAZIONI, PIÙ CONTROLLO, PIÙ MISERIA. PARLANO DI POPOLO, MA NULLA VA AL POPOLO, ANZI SI TOGLIE: IL GOVERNO ENTRA NELLE DECISIONI PRIVATE” – DI CHI SI TRATTA?

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Giulia Zonca per la Stampa - Estratti

 

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Per quasi tutti gli azzurri dell'atletica Tokyo è un punto di riferimento, per uno di loro è l'incrocio con il destino. Andy Diaz campione europeo e mondiale indoor di salto triplo, bronzo ai Giochi di Parigi, atterra oggi nella città da cui è partito cubano agli ultimi Giochi e ci torna da azzurro per il Mondiale: «Non ho nessuna nostalgia o domanda, me ne sono andato senza la fiducia del posto dove sono nato, mi ripresento sostenuto da persone che credono in me. Con una gara in sospeso».

 

Impossibile non rivivere quei giorni del 2021, che cosa le gira per la testa?

«Sono pieno di sentimenti. Tokyo è la svolta, ha svegliato dei sogni, mi ha fatto cambiare idea, mi ha messo davanti a una decisione che, ho scoperto poi, potevo solo prendere».

 

Quando si è mosso da L'Avana aveva già un piano?

«Le Olimpiadi, non pensavo ad altro. L'idea di mollare ogni persona che conoscessi non mi ha sfiorato. Ma al Villaggio mi sentivo un alieno: nulla era come sarebbe dovuto. Ricevevo direttive invece di appoggio. A Cuba funziona così. Per le qualificazioni, sono entrato nella pista di riscaldamento. Alla seconda corsa ho guardato il cielo. Basta».

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Così? Di colpo?

«Sì, ho detto che avevo dei problemi, non riuscivo a saltare, poi mi sono convinto e ci ho rimuginato su. La parte più difficile è stata l'imbarco sul volo: un conto è prendere la decisione, un altro è agire».

 

Come ha deciso che cosa mettere in valigia? Era la sua casa in quel momento.

«Ragionamenti pratici, le scarpe da pista, qualche vestito e qualche capo sportivo, il necessario. Non avrei mai potuto aspettare tutto il bagaglio nello scalo di Madrid, dovevo confondermi subito tra la gente. Non voltarmi è stato scioccante, sono rimasto in Spagna per pochissimo, per digerire la situazione ma io non volevo fare l'esule cubano, volevo essere italiano».

 

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Che cosa vuol dire «fare l'esule cubano»?

«Altri atleti hanno lasciato il Paese per trasferirsi in comunità cubane all'estero, allenati da tecnici cubani. Io ho bussato a Fabrizio Donato ed è un privilegio tornare a Tokyo sostenuto da lui e da una squadra e dal tifo che crede in me».

 

(...)

Tornerà a Cuba?

«Sì, prima o poi, è normale: nessuno dimentica da dove viene. Mamma mi aggiorna su ciò che succede là».

 

Che cosa succede?

«È sempre peggio, quando abbiamo iniziato a pensare che dopo Castro ci sarebbero state delle aperture è andata pure peggio, più limitazioni, più controllo, più miseria. Parlano di popolo, ma nulla va al popolo, anzi si toglie: il governo entra nelle decisioni private».

 

andy diaz foto mezzelani gmt089

A un giovane consiglierebbe di lasciare il Paese?

«No. Niente suggerimenti, è una questione personale e colossale. Agli atleti però dico: lì non potete costruire nessuna carriera».

 

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