
FLASH! – NONOSTANTE SIA FINITO NEL MIRINO DI FAZZOLARI (TRAMITE IL BRACCIO ARMATO, MARCO OSNATO), IL…
1 - IL CARAVAGGIO TORNA A PALERMO MATTARELLA: PRODIGIO TECNOLOGICO
Laura Anello per “la Stampa”
No, non l' ha restituito la mafia in un tardivo impeto di ravvedimento. Quello vero chissà dov' è: divorato da topi e maiali come sostenne il pentito Gaspare Spatuzza, esibito a mo' di trofeo ai summit di Cosa Nostra, usato da Totò Riina come scendiletto, perduto nel terremoto dell' Irpinia mentre stava per essere venduto, come testimoniarono picciotti e boss. Di sicuro della Natività di Caravaggio, il capolavoro seicentesco dell' artista fuggito in Sicilia dall' accusa di omicidio e rubato all' Oratorio di San Lorenzo di Palermo la notte del 17 ottobre 1969, non c' è traccia da quasi mezzo secolo.
Ma quello che è comparso ieri, svelato agli occhi del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è una copia perfetta. «Un clone, come la pecora Dolly», scherzano gli autori della «rimaterializzazione», nata da un' idea di Peter Glidewell e firmata dal laboratorio madrileno diretto dal britannico Adam Lowe, autore della copia della tomba di Tutankhamon e di quella delle Nozze di Cana di Veronese ricollocata nel monastero di San Giorgio a Venezia.
Già, un clone. Davanti al quale anche il capo dello Stato è rimasto a bocca aperta: «Una così accurata riproduzione digitale - dice - consente di ritrovare l' effetto e l' emozione che l' opera di Caravaggio suscitava in quest' oratorio».
Un' opera ricostruita sulla base delle pochissime testimonianze rimaste: l' unica diapositiva a colori scattata dal fotografo Enzo Brai poco prima del furto, le immagini in bianco e nero e le radiografie prodotte dall' Istituto centrale del restauro nel 1951 dopo un intervento conservativo, lo studio dal vero dei dipinti di Caravaggio nella chiesa romana di San Luigi dei Francesi. Tutto passato attraverso procedimenti digitali e rifiniture manuali.
Et voilà, ecco la sosia della Natività issata a colmare il vuoto di due metri per tre sull' altare dell' Oratorio di San Lorenzo, a supplire all' assenza di un' opera che è nelle top ten delle più ricercate al mondo, (anche dall' Fbi) e che vale sul mercato venti milioni di euro.
Centomila euro è costato invece il clone commissionato da Sky che l' ha donato allo Stato italiano e ha realizzato un documentario che andrà in onda dal 6 gennaio in tutta Europa, come hanno spiegato i vertici della pay-tv, in testa l' amministratore delegato Andrea Zappia e il direttore di Sky Arte Roberto Pisoni. Prima produzione di «Sky Art Production Art», il nuovo centro europeo con sede a Milano per la produzione di programmi di divulgazione culturale.
Aria di festa allo Steri, la sede istituzionale dell' Università di Palermo, padrone di casa il rettore Fabrizio Micari, a parlare con Mattarella di speranza a pochi giorni dal rapporto della Fondazione Res che testimonia la fuga del trenta per cento dei giovani cervelli dal Sud Italia.
«La giornata di oggi - dice Mattarella - è la dimostrazione della capacità di coniugare cultura e tecnologia avanzata. Il nostro Paese ha il privilegio di avere un grande patrimonio culturale, dobbiamo avere una sensibilità intensa verso i giovani, e il richiamo alla cultura e il suo sviluppo insieme ai progressi tecnologici è molto importante». E anche per il neo-arcivescovo, Corrado Lorefice, «questo è un segnale di speranza in una terra dove i giovani devono prendere esempio dai Padri costituenti che dopo la guerra si rimboccarono le maniche e fecero dell' Italia uno dei Paesi leader dell' Occidente».
E se per il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, «questa è una vecchia ferita che si rimargina», il presidente degli Amici dei Musei siciliani, Bernardo Tortorici - principe «illuminato» che gestisce l' Oratorio da oltre dieci anni - festeggia aprendo per un giorno le porte gratis ai visitatori.
Sembra vero, il dipinto, a vederlo da vicino. Ma vero non è. E questo è abbastanza per riaprire l' eterno dibattito tra originale e copia, proprio mentre Palermo si spacca sull' ipotesi di ricostruzione «com' era, dov' era» di Villa Deliella, l' edificio liberty abbattuto in una notte negli Anni Cinquanta, diventato simbolo del sacco edilizio-mafioso di Palermo. Prodigi del virtuale, ormai è possibile ricostruire tutto, e con la massima fedeltà. Vero e falso si sovrappongono e giocano a rimpiattino, qui nell' eterna terra di Pirandello.
2 - RINASCE IL CARAVAGGIO PIU’ COMMOVENTE
Vittorio Sgarbi per “il Giornale”
La rinascita di Caravaggio non è soltanto uno straordinario processo critico che lo ha restituito a una piena comprensione solo nel secolo scorso, culminando con la grande mostra di Palazzo Reale a Milano nel 1951. Dopo quella data la nostra piena consapevolezza del pittore può dirsi compiuta, anche con gli studi sul movimento internazionale caravaggesco che hanno visto riemergere pittori straordinari, da Orazio Gentileschi a Matteo Stomer, da Ribera a Simon Vouet, da Pietro Paolini agli innumerevoli e talvolta pregevoli anonimi. Con Caravaggio è uscita dall' ombra un' intera civiltà figurativa. Ombra e luce sono i due poli entro cui Caravaggio si muove, anche metaforicamente.
Dagli anni Cinquanta, quando l' accostamento era impossibile, l' approfondimento della personalità del Caravaggio è arrivato, nella mia interpretazione, a coinvolgere, come per un transfert o una vita parallela, Pier Paolo Pasolini.
Ne ho indicato le affinità di visione, anche nel rischio, nell' abisso, nella doppia vita. Per entrambi c' è un inferno, da cui soltanto l' intelletto può elevarsi. I ragazzi di vita, i musici, il fanciullo morso dal ramarro, Cristo fra gli ultimi, molte cose e molti temi li accomunano: l' urgenza della vita, la forza del male, l' assassinio.
Ma a Caravaggio è toccato di morire e rinascere due volte. In una notte di pioggia tra il 17 e 18 ottobre del 1969 due ragazzi entrarono nell' Oratorio di San Lorenzo in via dell' Immacolatella 3, a Palermo, e tagliarono con una lametta, dal telaio, il dipinto che stava sull' altare, festeggiato dalle virtù e dai bambini di Giacomo Serpotta, appesi alle pareti dell' Oratorio, e da quella notte oscura inconsolabili.
Ora, dopo vane indagini e vane segnalazioni, la Natività ritorna a casa. Sarà una felice illusione, mentre il corpo dell' opera giace chissà dove, come molti morti di mafia, cui quest' opera può essere assimilata. Chi l' ha data per distrutta non poteva immaginare che la tecnologia e l' intelligenza insieme avrebbero potuto fare il miracolo di mostrarci, come una visione, l' opera scomparsa.
Un tecnico di grande talento, Adam Lowe, su stimolo di Sky Arte, ha fatto una seduta spiritica, ripetendo l' esperienza fatta con l' Ultima cena di Leonardo e le Nozze di Cana di Veronese ricollocate nella sede orba del refettorio di San Giorgio a Venezia, dopo il furto legalizzato di Napoleone, che le trasferì al Louvre. Lowe ha dovuto lavorare su ciò che aveva da quei remoti anni, non partendo dal reale ma dalla memoria del reale, per creare il suo facsimile.
Egli è partito da un fotocolor, ripreso nel 1968 da Enzo Brai nell' Oratorio di San Lorenzo, in una dimensione che non prevedeva l' ingrandimento in formato reale del dipinto. A questa immagine originaria ha accostato una serie di dati cromatici ripresi dalla Vocazione di San Matteo e dal Martirio di San Matteo in San Luigi dei Francesi. Rielaborando queste immagini, con molti ritocchi digitali, ha definito la natura e la pelle del colore.
Questo parametro cromatico è stato poi applicato a documentati dettagli ritrovati all' Istituto del restauro di Roma, per una campagna fotografica in bianco e nero, ma particolarmente nitida, realizzata nel 1950. Con la superficie deteriorata della tela, apparivano anche i segni del pennello e ogni altro dettaglio della superficie pittorica.
Lowe spiega il suo procedimento che conduce a un' illusione perfetta della realtà.
Quella che vediamo non è una semplice copia, perché non riproduce l' originale, ma lo reinventa, e assolve al compito di vincere la nostalgia e la violenza del rapimento.
Nulla è più simile di una persona a un' opera d' arte, ma quest' ultima resta pur sempre una cosa: la tecnologia può compiere il miracolo, come accade nella riproduzione musicale ad alta fedeltà, con la pittura, così come con la scultura (e ne abbiamo molti esempi nelle riproduzioni di sculture e monumenti all' aria aperta in numerose città), ci si è sempre più avvicinati alla perfetta illusione. Che, con Lowe, oggi ci impedisce di distinguere la riproduzione dall' originale.
Vale anche per la musica, soprattutto per quella artificialmente amplificata. Ecco: Lowe usa l' amplificatore. Perfeziona il reale da cui è partito, colmando un difetto di esistenza. Il clone, immobile, parla per l' originale. Moralmente e intimamente non possiamo essere soddisfatti ma visivamente siamo ingannati, come, chiudendo gli occhi e ascoltando una sinfonia, possiamo credere di essere alla Scala, e provare le stesse emozioni musicali.
Oggi solo la mente ci può ricondurre a una riflessione sullo stato delle cose, sulla lacuna. I sensi sono ingannati. Noi dobbiamo sapere prima che un' opera non c' è più, che la Natività è stata rapita, ma ciò che i nostri occhi vedono ci inganna.
È Glenn Gould quello che sto sentendo suonare Bach attraverso un disco? È lui, la sua anima? Soltanto sapendolo posso dubitare delle condizioni imperfette della realtà virtuale. Così vedrò finalmente quello che non ho mai visto. E il malinconico San Lorenzo con la dalmatica giallo ocra, e la Madonna povera con il bambino abbandonato sulla terra sopra un po' di paglia. Non c' è euforia, non c' è il consueto presepe. I presenti pregano, animati più da compassione che da felicità.
E la figura che mi ha sempre più colpito, il padre negato, il padre non padre, ci volta le spalle, ha un corpo giovane. Ne vediamo i capelli biondo-chiari. È un San Giuseppe che preferisce non farsi vedere. Dovrà garantire, al figlio di Maria e di Dio, la sicurezza. Ma Gesù ha bisogno di affetto, o può soltanto dare amore? Nell' invenzione di Caravaggio è un povero bambino indifeso. Trasmette misericordia o la chiede? Necessario l' intervento didascalico di un angelo, per dirci che chi è povero su questa terra, sarà primo in cielo: «Gloria in excelsis Deo» annuncia. E intanto, con un dito rivelatore, indica chi non c' è in un cielo nero. Perché Dio, se c' è, è dentro di noi.
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