DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Lunghissima intervista di Gennaro Gattuso, oggi allenatore del Valencia, al quotidiano spagnolo AS. Tra i tanti temi toccati, quello che stuzzica più di altri è l'indicazione che Ringhio dà al mercato, ovvero l'unico giocatore che gli somiglia.
"Era da tanto che non vedevo un giocatore simile a me, ma l'ho visto ai Mondiali: Amrabat. Mi ha commosso molto, sembravo io quando giocavo a 27 anni".
"Ora che alleno vedo il calcio in modo totalmente diverso rispetto a quando giocavo - ha poi raccontato Gattuso -. Pirlo? Dio gli ha dato qualità incredibili. Aveva quattro occhi. La posizione in campo, come muoversi senza palla... cose che adesso mancano a tante squadre. Ma era un calcio diverso. Io ho iniziato da zero.
Come allenatore mi sono preparato andando a guardare partite di qualsiasi categoria. L'altro giorno mi sono divertito a vedere il Villarreal a Guijuelo. In un campo sul quale non si poteva giocare. Mi ha regalato un'emozione incredibile. Quando parlo di stile può dare l'impressione che io non abbia rispetto per il modo in cui giocano gli altri. E' esattamente il contrario. Puoi vincere con stili totalmente diversi. Avete visto i Mondiali? Molte squadre si sono difese, chiudendo bene il campo, ripartendo in contropiede".
Gli chiedono se è migliore la vita da giocatore o quella da allenatore: "Chiaramente da giocatore. Devo ringraziare mia moglie, non so come stia ancora con me. Perché io vivo il calcio. Quando ho iniziato ad allenare ho chiamato Ancelotti e gli ho detto: 'Come si fa?'. Per me è difficile. Comincio alle 8.30 e torno a casa alle sette di sera. Poi sono in bagno a far pipì, mi viene in mente qualcosa e lo scrivo su un pezzo di carta igienica. Devo cambiare, perché non puoi passare 18 o 19 ore a pensare al calcio”.
E invece il Ringhio giocatore com'era? "Ho corso tanto e tatticamente ero fortissimo ma sicuramente nel calcio moderno mi mancherebbe qualcosa. Avevo carattere, ma il carattere non basta. Giocare a calcio era il mio sogno. All'età di 12 anni ho lasciato casa per questo, dormivo in un appartamento di 15 metri quadri. Non penso a cosa sarebbe potuto succedere se non fossi stato un calciatore. Ho fatto più di quanto potevo. Per me è stato un privilegio giocare a calcio. E se mi avessero pagato dieci volte meno di quanto mi hanno pagato avrei giocato lo stesso.
Quando sono arrivati i Rangers non volevo andarci. Mio padre mi dice: 'Non so nemmeno come scrivere questa cifra. Devo vivere quattro vite per guadagnarla'. Quando ho insistito a dire no mi ha risposto: 'Ti do un sacco di botte se non ne approfitti...' Quando sono andato a Glasgow non sapevo niente, nemmeno una parola in inglese. Dopo due settimane sembravo più scozzese di uno scozzese. Non avevo una grande tecnica... ma mi sono preparato ad uccidere mentalmente il mio avversario".
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