DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Luca Pagni e Andrea Sorrentino per “la Repubblica”
Chissà che Fiorello non abbia anche lui informazioni riservate sulle novità del mondo interista, altrimenti non si spiegherebbe la sua insistenza negli ultimi tempi sul ritorno di Massimo Moratti. Anche a Roma, l’altra notte, lo showman ha ribadito un concetto che aveva già espresso due settimane prima: «La vera Inter forse la vedremo fra un anno o due… ma se torna Moratti.
Torni, la prego: glielo chiedono i cinesi ma pure i siciliani». Nemmeno Fiorello, come tanti tifosi nerazzurri o semplici osservatori, è persuaso della piega che stanno prendendo le cose all’Inter, con questa conduzione societaria un po’ cinese, un po’ indonesiana e un po’ britannica, senza un’anima italiana o un minimo di competenze calcistiche basilari.
Infatti le cose si stanno muovendo velocemente: Massimo Moratti è pronto al clamoroso rientro nel club, insieme a Marco Tronchetti Provera. La decisione di tornare ai vertici della società, i due la accarezzano da tempo.
Fin dal maggio scorso, quando avvenne il passaggio di consegne tra Erick Thohir e la famiglia proprietaria del gruppo Suning, elettronica di consumo, guidato da Zhang Jindong. Quello che è stato un progetto tenuto sottotraccia si sta per trasformare ora in atti concreti. L’idea dei due imprenditori è quella di subentrare nella quota di minoranza, pari al 31%, che entro il prossimo 30 novembre Thohir metterà in vendita secondo gli accordi sanciti nella primavera scorsa col nuovo proprietario cinese.
Moratti e Tronchetti rilanciano, e propongono a Mr. Suning un nuovo accordo: a noi le quote azionarie di minoranza e maggiori responsabilità nelle scelte tecnico-sportive, a voi la gestione economico commerciale, con la sviluppo del marchio Inter in Oriente e la ricerca di nuove sponsorizzazioni. Fonti vicine ai due imprenditori milanesi li raccontano sempre più preoccupati di quello che sta accadendo alla squadra e al club.
Moratti e Tronchetti si sono proposti come pigmalioni per il giovane Steven Zhang, 25 anni e figlio di Zhang, destinato a seguire da vicino gli affari sportivi di famiglia, tra cui l’Inter. Non è un mistero che Moratti non abbia mai gradito il fatto che Thohir abbia emarginato tutti gli ex dirigenti dell’Inter, sostituendoli con manager arrivati dall’Inghilterra. Tra l’altro l’ipertrofia dei dirigenti non calcistici, che ha fatto anche lievitare i costi del personale, non sarebbe giustificata dai ricavi che sono cresciuti solo da 150 a 180 milioni nell’ultimo anno.
Così come non è un mistero che ai cinesi sia stato suggerito il nome di un manager che sarebbe disponibile a gestire la nuova fase post Thohir, l’ex numero uno del gruppo Unicredit, Federico Ghizzoni. Il quale oltre a essere uomo di numeri ha anche la garanzia di essere un interista doc.
Se il quadro così descritto si concretizzerà, l’Inter andrà incontro all’ennesima rivoluzione degli ultimi anni. Sicuramente si andrà al ricambio manageriale. Quanto a quello sportivo, dipenderà dai risultati, e la cosa investe direttamente Frank De Boer, trascinato dagli attuali dirigenti in un’avventura pazza a metà agosto, con gli esiti che stiamo vedendo.
Ancora Fiorello: «Nell’Inter i giocatori forse non si parlano, perché sono tutti di nazionalità diverse, compreso l’allenatore». Una Babele in cui bisogna mettere ordine, e idee italiane, e anche piuttosto in fretta. Per questo Moratti non può più attendere.
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