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Monica Scozzafava per il “Corriere della Sera”
STRISCIONE SU LAPO E HIGUAIN A NAPOLI
Come se nulla fosse cambiato, si è preso lui la scena. Nonostante una prestazione non da urlo. Napoli non ha saputo e forse neanche voluto ignorare Gonzalo Higuain, smentendo le dichiarate intenzioni di indifferenza della vigilia. A lui il pubblico del San Paolo ha riservato lo stesso trattamento di altri «illustri» ex ma chi aveva ipotizzato di innervosire con i fischi e con gli insulti l'uomo che fino al 14 maggio scorso cantava sotto la curva dopo la tripletta al Frosinone, si è dovuto ricredere. Almeno nell' apparenza.
MAGLIETTA CONTRO HIGUAIN A NAPOLI
Gonzalo Higuain non ha fatto una sola smorfia all'ingresso in campo: cinquantamila hanno creato su di lui un effetto sonoro assordante. L'indifferente è il Pipita che svolge il suo riscaldamento con apparente disinvoltura. I fischi non lo rendono nervoso, le note di «Life is life» (la canzone che accompagnava Maradona sul terreno di gioco negli anni in cui il Napoli aveva da dire ben altro alla Juventus) riproposte per rinverdire i fasti di quei tempi e per mettergli ulteriore pressione, non arrivano al centravanti dei record.
Ai pochissimi amici napoletani sentiti in mattinata aveva detto di sapere cosa lo attendeva, ma l'accoglienza spettrale ricevuta sabato all'arrivo in autobus in hotel gli aveva fatto immaginare uno stadio altrettanto silente e forse a modo suo anche grato.
Gli insulti, pesanti, invece sono arrivati da ogni settore del San Paolo, le forze dell'ordine avevano sequestrato rotoli di carta igienica a lui dedicati e una serie industriale di cartelloni con la stampa del numero 71 che per la cabala napoletana universalmente riconosciuta non ha bisogno di molte spiegazioni: «Uomo di m...». Higuain avrebbe voluto trasformare la debolezza ambientale in un altro punto di forza a suo favore.
I CARTELLI CONTRO HIGUAIN A NAPOLI
Per ultimo è entrato allo stadio, per ultimo si è presentato sul terreno di gioco, sfidando i 50 mila detrattori. Non alzando mai la sguardo verso gli spalti. Come dire: fate pure, la testa è da un'altra parte. Ma Higuain non ha lasciato a casa le emozioni, resta in campo fino all'ultimo secondo, tocca pochi palloni, non fa gol (ed è la quinta di fila) e la Juve neanche vince. Lascia il campo tra i soliti fischi.
Incrocia nello spogliatoio gli ex compagni, a fine partita abbraccia Sarri. Con i magazzinieri e i massaggiatori conserva un rapporto speciale e nel ventre del San Paolo non ci sono vinti, vincitori e traditori. Bacia tutti. Evita però accuratamente di incrociare il presidente Aurelio de Laurentiis, con il quale il suo entourage fa sapere di avere ancora qualche conto in sospeso in termini di premi Champions League, sale sul pullman in assoluto silenzio. «Non c'è cosa più bella che sostenere i colori della propria terra», è lo striscione che gli resta in testa. Domani si torna a Napoli.
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