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ROMA-LIVERPOOL, LA RIVINCITA – GIGI PROIETTI: "NESSUN PRONOSTICO MA OCCHIO A CARICARCI TROPPO. SENNO’ FINISCE COME NEL 1984 QUANDO QUELLA ROMA, FORTISSIMA, PERSE LUCIDITA’" – CLAUDIO AMENDOLA A “PROPAGANDA LIVE” RACCONTA PERCHE’ SMISE DI ANDARE IN CURVA SUD E SU TWITTER COMMENTA LA SEMIFINALE COL LIVERPOOL: “LA VENDETTA…” – VIDEO STRACULT DE "I RAGAZZI DELLA 3°C"
Matteo De Santis per la Stampa
Divieto assoluto di «mandrakate ». «Non vanno mai a buon fine - sghignazza il romanista Gigi Proietti, confrontando le bislacche idee della sua indimenticabile maschera nel film Febbre da Cavallo ai sogni giallorossi di vendetta sul Liverpool -. Servono concretezza e controllo assoluto dei nervi. Mandrake non azzeccava mai un pronostico, meglio che stavolta se ne resti in tribuna».
Da spettatore, che doppio incrocio Roma-Liverpool si aspetta?
«Ci vorrebbe la palla di vetro. Faccio le corna e tocco tutto il toccabile, sono sicuro che vedremo due partite spettacolari. Alla Roma basterebbe giocare come ha fatto col Barça».
A Dzeko e compagni dunque chiede una replica...
«Non dico di essere satollo, perché a questo punto l’appetito vien mangiando. Anche se continuo a chiedermi come una squadra capace di ribaltare il Barcellona di Messi possa pareggiare col Bologna o perdere con la Fiorentina. Misteri del calcio e della Roma».
Forse anche il loro fascino.
«Sì, ma ogni tanto preferirei meno bellezza e più concretezza. Spero vivamente che la Roma non si carichi troppo. Caricarsi troppo, lo dico da teatrante, vuol dire fretta e poca capacità di reggere il palco».
Come accadde nella maledetta finale del 1984?
«Esattamente. Quella Roma fortissima, caricandosi troppo, perse la lucidità. Stavolta non ci dovranno essere quei cali di zuccheri a cui purtroppo noi romanisti siamo stati abituati».
Vede qualche potenziale attore nei calciatori della Roma?
«Under sarebbe stato un allievo ideale nel mio laboratorio teatrale,. Mi intriga Schick, oggetto meno misterioso, oltre ad Alisson e De Rossi, per le facce che hanno. E la partita col Barcellona, per come è stata preparata mi fa capire che Di Francesco sarebbe un grande regista”
CLAUDIO AMENDOLA
“Prendevo 3 milioni di lire ogni domenica”. Claudio Amendola rivela il compenso percepito quando, attorno alla fine degli anni novanta, partecipava come inviato di Quelli che il calcio.
Condotta all'epoca da Fabio Fazio, la trasmissione coinvolgeva l’attore per seguire le gare casalinghe della Roma, a cui in precedenza era stato impedito l’accesso alla curva sud.
Tutta colpa di Ultrà, film del 1991 diretto da Ricky Tognazzi dove Amendola interpretava Principe, il tifoso leader della ‘Brigata Veleno’. “Dovetti smettere di andare in curva perché mi minacciarono di morte”, ha rivelato il diretto interessato a Propaganda Live. “Dall’età di 27 anni non sono più potuto andare in curva per via di dodici deficienti, fino a quel momento ci ero andato tutte le domeniche della mia vita”.
Quindi l’intuizione: “Di là c’erano quelli che mi dicevano ‘ti taglio la gola’. Mi son detto: 'sai che c’è? Comincio ad andare a Quelli che il calcio. Vado in tribuna Monte Mario a farmi dare i soldi'”.
La presenza di Amendola al programma di Raidue scatenò anche roventi polemiche tra i tifosi. Nella primavera del 1999, con la Lazio in piena lotta per lo scudetto assieme al Milan (che poi lo vinse), l’attore si presentò in diretta con una sciarpa rossonera. Atteggiamento che non piacque nemmeno a una fetta di romanisti.
Ospite venerdì di Diego Bianchi, che ha documentato il suo ingresso ‘forzato’ su Twitter avvenuto lo scorso 10 aprile alla vigilia di Roma-Barcellona, Amendola ha avuto modo di tornare sul giudizio su Matteo Salvini espresso di recente a L’Aria che tira.
“Mannaggia a me e a quando vado alle trasmissioni politiche. Ho detto una cosa dove c’era un errore di fondo, lo riconosco, le parole sono importanti. Ho detto “migliore politico”, dovevo dire “abile” e, in ogni caso, non sarebbe piaciuto. Se invece avessi detto “paraculo2 sarebbe andato benissimo, ne sono convinto”.
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