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DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA…
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Nello stadio che avrebbe potuto essere suo, Stefano Pioli si sbraccia inutilmente. Tra gli applausi, dopo venticinque minuti, la Roma ha espletato la pratica Bologna. Florenzi, Gervinho e ancora Benatia (con la gentile collaborazione dell'ex Gianluca Curci, disastroso) per il delirio dell'Olimpico.
La Roma fa sul serio, rispetto a un recente passato sembra spettacolare e terribilmente pratica. Ha un De Rossi rinato e un Totti eterno, una difesa, la migliore della serie A, che non risente dell'assenza di Maicon. L'attacco, il migliore della serie A, che alterna felicemente le sue stelle. Hanno segnato in tanti, nove diversi giocatori già in gol e in attesa che qualcuno la svegli, Roma preferisce sognare.
Le vittorie adesso sono sei. I punti 18. Il secondo tempo un circo per i virtuosismi di "Gervigarrincha" (pazzesco slalom e perla conclusiva) e di Ljajić. La difesa un bunker. Il rapporto con la piazza, non solo grazie al 5-0 sotto il diluvio, totalmente riconquistato dal signor Rudi Garcia. Domenica prossima c'è Inter-Roma.
Sottovalutare il gruppo Totti non sarà più possibile anche se solo un mese fa, ai tempi delle partenze di Lamela e Osvaldo, si raccontavano altre cose. A Torino hanno preso impressionata nota e in vista del duello futuro (vengono in mente i Boniperti-Viola di certe straordinarie Roma-Juve da cornice) intanto inseguono.
«Gli episodi vanno e vengono» dice Antonio Conte. Per adesso vanno in una sola direzione e così dopo l'aiutino di Verona, ecco l'aiutone elargito dal signor Mazzoleni e dai suoi collaboratori in un derby torinese di rara bruttezza. Calcio d'angolo da destra, Tevez, in fuorigioco, tocca la traversa. Pogba è il più rapido a metterla dentro, Mazzoleni convalida e la Juve vola appaiata al Napoli di Benitez a quota 16.
Al di là degli errori della terna (secondo Conte andava espulso anche Ciro Immobile, attaccante del Torino), la Juve merita di vincere per manifesta incapacità del Torino di disturbare Buffon. Ma il gruppo sembra più prevedibile e meno sereno dell'anno scorso, Pirlo non più centrale nel progetto e proprio dallo spogliatoio, nella difficile gestione di una rosa monstre, arrivano spifferi che sembravano sopiti.
Il Napoli passa facilmente al Ferraris ed esonera Liverani. Doppio Pandev nel primo quarto di gara e poi una serena, mai affannosa gestione del match. Benitez dimentica il Sassuolo, aggredisce un Genoa spaurito, centellina i campioni (Hamsik e Higuain) e fa sua la posta con il minimo sforzo.
MAZZARRI E MONTELLA SUL RING
Fatica invece l'Inter a Trieste. Crea molto, gioca abbastanza bene, esalta il portiere sardo Agazzi, passa con Icardi (su assist di un eccellente Nagatomo) e viene infine ripresa da un tiro sporco di Nainngolan, l'indonesiano preferito da Thohir. Lopez e Mazzarri hanno dato un'impronta chiarissima alle loro squadre, anche se stavolta, gli applausi vanno soprattutto al primo.
Un po' perché giocare tutto il campionato in trasferta partendo da un'isola meriterebbe a prescindere un'indennità d'usura. Un po' perché la polemica con Montella nel dopo gara vede l'ex tecnico del Napoli imbattersi in uno stucchevole botta e risposta che distrae e toglie energie proprio mentre la classifica, dopo il pari con i sardi, dice meno quattro.
Alla puntura di Montella: «Lui è molto bravo a tessere i complimenti all'avversario prima della partita, mentre dopo fa molta fatica. Se mi posso permettere questo è un suo limite. In matematica non ero bravissimo, ma nemmeno scarso e la regola l'ho imparata, ovvero che la stessa matematica non è un'opinione», Mazzarri risponde a muso duro: «Probabilmente è un po' disattento e gli piace parlare di cose di cui potrebbe anche fare a meno. La matematica non è un'opinione, l'Inter nel giro di due anni è calata nel monte ingaggi da 180 a 80 milioni, ed è ora terza, non seconda. Davanti ci sono tante squadre: l'Inter sta facendo un processo inverso alle squadre che non hanno vinto nulla e che vogliono salire al vertice. Questo per correttezza». «E ne avrei anche altre da dire» minaccia. Ne vedremo e sentiremo dunque ancora.
LAZIO FLOP.La Lazio si butta in Emilia. Avanti per 2-0 con Dias e Candreva a Reggio con il Sassuolo si fa recuperare da Schelotto e da una punizione di Floro Flores che nell'occasione (complice Marchetti) sembra Roberto Carlos. Pektovic rischia addirittura di perderla e a fine giornata si ritrova a dieci punti con l'inopinata compagnia del Verona di Mandorlini vincente sul Livorno al Bentegodi per 2-1.
Razzismi di risulta e balbettii di Allegri a parte, il Milan fatica trovando nel suo magro momento l'inatteso gol del meno atteso, l'ex riserva slovena di Genoa e Toro, Valter Birsa. Basta per piegare la modesta Samp di Delio Rossi da stasera ultima, non a garantire il futuro con la Juventus in famelica attesa al prossimo turno.
Prende tre punti vitali e meritati (dopo tre sconfitte) l'Atalanta in casa con l'Udinese (vittima di un incredibile rigore assegnato e poi revocato dall'arbitro) e respira anche il Catania. Due gol al Chievo e nella notte siciliana per un giorno Maran vede finalmente un po' di luce.
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