
DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA…
Giancarlo Dotto (Rabdo Man) per Dagospia
Sempre lui, Florenzi, il grillo di Vitinia che bacia le nonne e mette le pezze. E Pjanic che spreca perché non sarà mai un assassino. La Roma ancora non c’è e, quella che c’è, ha i mattoni nelle scarpe. Imballata. Da rivedere i nuovi. Szczesny salva, Dzeko si arrangia, non male, ma non ha quello che vuole, palle esterne o imbucate interne e Salah troppo timido o troppo estraneo. Partenza loffia, che smorza se non azzera l’euforia di Colosseo e dintorni.
Sarà l’inno di Giovanni Allevi, ma c’è piombo da sacrestia più che ebbrezza da calcio che torna. L’eventualità impensabile di pensarsi senza Totti diventa evento a Verona. Da vent’anni quello dei lupi, da Carletto Mazzone a Rudi Garcia, era un mondo newtoniano, immutabile, sempre uguale a se stesso, dove tutto cambiava e nulla cambiava, dove le debolezze, i limiti e le contrarietà erano sanate da una sola divinità, e questa divinità era il Capitano, c’è solo un Capitano.
Ritrovarsi senza Totti è stato come passare da Newton ad Einstein, del “tutto è relativo”, spazio, palla e tempo. Un salto nel buio, immaginando che ci sia luce.
Sarà Allevi, sarà Totti, sarà la palla che è come se avesse una pinta di birra in corpo e quindi non rimbalza ma rigurgita, ma per tutto un tempo è una Roma pachidermica e prevedibile. Anche non troppo sicura del suo didietro.
Leo Castan, lo sa lui per primo, è lontano parecchio dal sé originale, sostenuto fin troppo da un Manolas monumentale. Salah e Gervinho sono pistole a salve se non c’è spazio, profondità e velocità.
Il Verona fa quello che deve fare, difende in massa e aspetta di cogliere l’attimo. E gli riesce. Il vantaggio di Jankovic non è scandalo. Ogni volta che vedo giocare quel satanasso di Halfredsson mi rispondo che se non fosse un mangiatore di balene da ghiacci nordici, ma che ne so, un tedesco o un inglese, ci sarebbero aste stramilionarie per lui.
A Verona non sarà facile vincere per nessuno. Totti guarda novanta minuti dalla panchina e non so cosa vede. Forse non lo sa nemmeno lui. Tra otto giorni la Juventus all’Olimpico darà risposte che oggi restano sospese.
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