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Guido De Carolis per il Corriere della Sera
Lo descrivono tutti con l' identica premessa. «Un giovane dal potenziale enorme». Anche il giudizio che segue è sempre uguale. «Non è pronto per il campionato italiano». Gabriel Barbosa, o meglio Gabigol, è una comparsa da 29,5 milioni, lo sfizio dell' Inter in un' estate folle, tra un cambio d' allenatore e l' altro. La nuova proprietà cinese si è regalata un gioiellino, poi dimenticato in fretta in cassaforte e bollato come patacca dall' ex allenatore Frank De Boer.
L' olandese è l' unico ad avergli concesso 16 minuti di gioco, nel finale del match del 25 settembre con il Bologna: sufficienti per farlo sedere per sempre in panchina, se non in tribuna. Apparso e scomparso, il 20enne Gabigol è diventato un talento bruciato dall' Inter. Bocciato da De Boer («Non è pronto, non ha il ritmo per la serie A»), rimandato con più diplomazia dal nuovo allenatore Stefano Pioli: «C' è poco da spiegare, viene dal Brasile, ha grandi colpi ma ha bisogno di tempo».
Bisognava pensarci prima, oggi è impossibile avere pazienza con un ragazzo considerato in patria un idolo e a torto accostato a Neymar. Tite, il c.t. della Seleçao, ha spesso avuto il dubbio se schierare lui o Gabriel Jesus. L' altro fenomeno di 19 anni brasiliano acquistato in estate per 32 milioni dal Manchester City che, a differenza dell' Inter, ha deciso di lasciarlo in Brasile un altro anno. Il primo errore è stato portare in fretta e furia negli ultimi giorni di agosto Gabigol a Milano, dopo averlo strappato al Santos per 30 milioni. Non era pronto: tatticamente, fisicamente, mentalmente.
L' ingaggio da 2,5 milioni, il contratto fino al 2021 e la sontuosa presentazione nell' Auditorium Pirelli nel giorno del compleanno di Ronaldo, hanno convinto Gabigol di essere davvero l' erede di Ronaldo.
Quattro mesi dopo il ragazzo è intristito e spaesato. Nella sua casa vicino Como, dove vive protetto dal suo entourage, con due amici, la sorella e il papà costretti a far la spola con il Brasile per questioni di visto, Gabigol non capisce come possa essere passato da nuovo Ronaldo a quinta riserva. «Si è montato la testa, ha pensato di essere già una star. Quando è arrivato a Milano pareva avesse vinto la Coppa del Mondo», è stato il tagliente giudizio di Altafini.
Che sia un acquisto fallimentare per modi e tempi non c' è dubbio. Un errore che qualcuno tenta di imputare a Kia Joorabchian, ma nell' operazione l' agente non ha messo becco: non l' ha suggerito lui. In estate la proprietà spedì il direttore sportivo Piero Ausilio e il presidente Erick Thohir in Brasile a trattare con l' agente del giocatore, Wagner Ribeiro.
Oggi Gabigol non gioca mai, si allena con la testa pesante e all' occhio pare pure più rotondo. Non è abituato ai carichi di lavoro italiani. In Brasile ci si può gestire durante la settimana, conta la partita, in serie A l' intensità in allenamento è imprescindibile. Nello spogliatoio ha legato più di tutti con il connazionale Miranda che prova a stargli vicino e lo consiglia.
«Gli dico che deve lavorare, stare attento alla parte tattica, è per questo che sta soffrendo un po'», il giudizio del difensore di un mese fa. Nel disegno tattico di quest' Inter però Gabigol non trova posto: è una seconda punta o un esterno alto, ruoli coperti. Il suo agente Ribeiro l' ha detto chiaro «si è rotto di non giocare», a gennaio partirà. Il ragazzo non sente ragioni e ha dato due opzioni: tornare al Santos o restare a Milano. L' Inter preferisce l' Europa, il vicepresidente Zanetti prende tempo: «Decideremo cosa fare a fine anno». La comparsa è già pronta per scomparire.
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