DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Alessandro Bocci per il Corriere della Sera
Ci vuole poco per capire che non è un raduno come un altro. Basta farsi un giro nei corridoi di Coverciano, rinnovato e migliorato, per annusare la solennità dell' evento. Gian Piero Ventura, l' artefice della rivoluzione azzurra, parla come sempre dei giovani e prepara gli stage (il primo a metà ottobre), ma il futuro della Nazionale è adesso, nella lunga settimana di passione che conduce a Spagna-Italia, semplicemente la partita più importante sulla strada verso Russia 2018. Anzi, di più: decisiva. Sabato sera dobbiamo vincere in casa dei rossi pluridecorati che davanti ai loro tifosi non hanno mai perso nelle partite di qualificazione Mondiali, così come del resto noi e il Brasile: 46 vittorie e 9 pareggi in 55 gare il curriculum di quelle che un tempo si chiamavano Furie Rosse. Per la verità, guardando i risultati, furie lo sono ancora.
Di questo incrocio maledetto si parla dal momento del sorteggio ed era facile già allora comprendere il peso che avrebbe avuto sulle sorti del girone G. La differenza reti, più quattro a favore degli spagnoli, ci impone di provare a prenderci i tre punti «e il fatto che abbiamo vinto quasi settant' anni fa l' unica partita in casa della Spagna racconta quanto sia difficile», osserva Ventura. Sarebbe un' impresa. «E che impresa» sottolinea l' allenatore. Si giocherà nel tempio del Santiago Bernabeu, sold out da fine luglio, che ci riporta alla mente la finale meravigliosa del Mondiale dell' 82. Difficile accostare un evento a un altro, specialmente così lontani nel tempo. Meglio concentrarsi sul presente. E ora che il momento è arrivato, i convocati sono a Coverciano e la preparazione è iniziata, l' ansia lascia il posto a una lucida ossessione.
«Questa partita non mi toglie il sonno. Anzi sono eccitato all' idea di andare in Spagna per vincere. Certo, avrei preferito avere a disposizione due risultati su tre, ma devo affrontare la realtà». Anche le criticità. Soprattutto il mercato aperto e la condizione fisica inevitabilmente approssimativa. «Le trattative dovrebbero chiudersi un giorno prima dell' inizio del campionato. Lo dico negli interessi dei club e anche della Nazionale, che ne paga le conseguenze». Perché l' estate ha complicato la vita al tecnico azzurro: il ribelle Spinazzola, che forse avrebbe meritato di stare a casa, è stato convocato anche se a Bergamo non gioca e ha appena ripreso ad allenarsi. Bernardeschi, nelle tre partite ufficiali della Juventus, ha giocato zero minuti e Pellegrini nelle due della Roma ne ha racimolati appena cinque. «Non siamo nella condizione ottimale, ma spero che l' adrenalina per una partita così importante sopperisca alle mancanze.
I ragazzi sono arrivati con la voglia di fare qualcosa di importante». Il gruppo è lo stesso di giugno «perché voglio dare continuità e perché in questo momento servono certezze e non avrebbe senso fare esperimenti. Se fosse novembre, con tre mesi di lavoro, avrei chiamato gente che si è messa in luce e che non è mai stata qui». Nomi Ventura non ne fa, ma gli indizi portano a Cutrone del Milan, Barella del Cagliari e Bessa del Verona, senza dimenticare i prodotti degli stage: Di Francesco e Chiesa, Ciciretti e Locatelli. Ma ora cuore e anima sulla Spagna. È il momento delle grandi decisioni.
Si va verso la difesa a tre che negli ultimi anni, prima con Prandelli all' esordio dell' Europeo 2012, poi con Conte lo scorso giugno in Francia, infine con lo stesso Ventura nella gara di andata, ha sempre messo in difficoltà i maestri del tiki-taka. Da stabilire se 3-4-3 con Insigne, ma senza uno tra Belotti e Immobile, probabilmente il laziale, oppure il 3-4-1-2 con Verratti finto trequartista (come in amichevole contro l' Olanda): in quel caso a rischiare il posto, oltre a Insigne, ci sarebbe Candreva.
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