DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Francesco Persili per Dagospia
“Schwazer ha detto che questa vittoria in tribunale vale dieci volte di più del suo oro olimpico”. Sandro Donati, allenatore del marciatore azzurro, parla a “Campioni del mondo” su Rai-Radio 2, dell’archiviazione da parte del gip di Bolzano del procedimento penale per doping a carico dell’atleta altoatesino. “Siamo riusciti ad affermare la verità. Adesso spetta alle massime istituzioni sportive tutelare un bene comune oltre che la giustizia”.
La domanda delle cento pistole resta sul tappeto. Perché colpire Schwazer? Donati tira in ballo Iaaf (ora World Athletics) e l’agenzia mondiale antidoping (WADA) e rimanda all’ordinanza di 87 pagine del giudice in cui si ricostruisce quanto accadde il 15 dicembre 2015 al processo di Bolzano. “Schwazer mosse accuse dirette contro i due medici della federazione internazionale.
In quello stesso giorno, un’ora dopo, la Iaaf (la federazione mondiale di Atletica leggera) ordinò un controllo antidoping a sorpresa” per il 1° gennaio che avrebbe portato alla positività di Schwazer alla viglia dei giochi di Rio. “Il punto di partenza – prosegue Donati - è stato colpire Alex per screditarlo e non rendere efficace la sua testimonianza e le sue accuse. Poi è diventato qualcosa di peggiore. La manovra è stata coperta a tutti i livelli. E poi è stato fatto pagare il conto anche a me”.
Il tecnico di Schwazer rifiuta l’etichetta di apostolo dell’antidoping? “La realtà è diversa. Mi sono trovato come allenatore della Nazionale ad essere oggetto di tentativi di dopaggio di atleti a me affidati, mi ribellai e da qui è iniziata la storia che purtroppo non è finita. Non mi hanno fatto fare l’allenatore, ero responsabile della velocità e del mezzofondo veloce. Dopo le prime denunce di doping mi hanno esautorato per sempre. È un dato di fatto, emerge dalle indagini giudiziarie. I media hanno faticato a darmi ascolto e quando io dovevo subire le ritorsioni delle istituzioni sono stato lasciato solo".
Schwazer è stato scagionato dalle accuse di doping nel processo penale ma resta in ballo la squalifica sportiva fino al 2024. Donati chiede una mano alle massime istituzioni sportive. “Alex da tempo ha riacquistato serenità, equilibrio, ha retto bene anche con l’aiuto di una moglie eccezionale mostrando la tempra di un campione”. L’obiettivo è restituire a Schwazer quei Giochi olimpici che gli sono stati negati nel 2016. A Tokyo Alex può lottare per l’oro. Parola di Sandro Donati: “Nonostante i 36 anni, Alex tiene molto bene, l’ho mantenuto su un allenamento al 60%, lavora 6 ore al giorno per mantenere la famiglia. Con un paio di mesi di allenamento sarebbe fortemente competitivo”. Lui portabandiera? “L’aggressione che ha subito ha cancellato le sue colpe passate. È un martire per le sofferenze atroci che ha subito. Ma abbiamo atleti magnifici: Pellegrini, Tamberi, Paltrinieri…”
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