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DALLA RUSSIA COL BOMBONE - DOPO I CASI MELDONIUM E SOCHI, NUOVO SCANDALO DOPING PER LO SPORT DI PUTIN: LA REGINA DEL SALTO IN ALTO CHICHEROVA TRA I POSITIVI DI PECHINO SCOPERTI 8 ANNI DOPO - I TEST INCASTRANO 14 ATLETI

Emanuela Audisio per “la Repubblica”

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Altissima, magrissima, fortissima. E ora anche dopata. La russa Anna Chicherova, regina del salto in alto, padrona del cielo con 2.07, campionessa olimpica a Londra, figura tra i cold case di Pechino. Ci sarebbe anche il suo nome tra gli atleti risultati positivi ai controlli antidoping effettuati a posteriori sui Giochi 2008. Si parla di altri 13 russi sui 31 ritestati di 6 sport e 12 paesi.

 

Lo ha fatto sapere l' agenzia Tas. E lo conferma l' allenatore Yevgeny Zagorulko: «Tre giorni fa, Anna ha ricevuto una notifica che spiegava che i suoi campioni dei Giochi Olimpici di Pechino erano stati controllati positivi dopo una nuova analisi ».

 

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Anna Chicherova, 34 anni, 1,80 di altezza, per 56 chili di peso, atleta del Cska di Mosca, mamma di Nika, non è una qualsiasi. È l' eccellenza atletica: campionessa olimpica in carica, bronzo proprio a Pechino, oro ai mondiali di Daegu nel 2011, il suo 2.07, ottenuto nel giorno del suo 29esimo compleanno è la terza miglior prestazione di sempre. Ha sempre detto di aver imparato a saltare guardando nei filmati lo stile di Sara Simeoni.

 

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Stacco di gambe portentoso, sguardo magnetico, Anna ha posato anche in versione sexy, ma in pedana è stata sempre una temibile concorrente. Aveva detto di voler lasciare dopo i mondiali di Mosca 2013, intristita per il bronzo, mentre in pedana baciava Nika, la sua bimba di tre anni che indossava la maglietta «Mamma ha bisogno di saltare».

 

Invece l' anno scorso era ai mondiali di Pechino, ancora terza, dove aveva ribadito che la sua magrezza era imposta: «Se salti, devi perdere chili, basta qualche etto in più e a me iniziano a fare male caviglie e schiena».
 

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Se risulta dopata una campionessa come Anna Chicherova, che non ha certo bisogno di aiutini, significa ancora una volta che in Russia il doping è di stato, imposto come programma a tutti, a prescindere dai talenti e dalle qualità. E che non c' è una via e vena farmacologica individuale.

 

Lo dimostra anche il caso della tennista Maria Sharapova, che proprio la settimana scorsa a Londra ha testimoniato sul suo caso (positiva al meldonium) e rischia una lunga squalifica. La Iaaf ha da tempo sospeso la federazione di atletica russa e la ha dato un ultimatum: o si mette in regola o può dire addio ai Giochi di Rio.

 

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La scadenza è il 17 giugno. Il consiglio Iaaf riunito a Vienna deciderà se riammettere la Russia o se tenerla fuori dai Giochi. Chiaro che il movimento olimpico non ci tiene a perdere una fetta importante del mercato (e la Russia lo è) ma chiaro anche che molte voci si stanno levando a favore di una vera pulizia dello sport e non di un falso lifting. Il mondo anglosassone preme per dare una lezione severa, anche perché l' agenzia antidoping inglese ha rivelato che il paese continua a fare ostruzione. E in questi ultimi cinque mesi su 247 test da effettuarsi in Russia, 99 sono saltati per l' impossibilità di reperire gli atleti.

Tra quelli sospettati di doping a Pechino secondo l' emittente russa Match Tv, ben dieci sono medagliati, tra i quali nomi importanti: Maria Abakumova, argento nel giavellotto; Ekaterina Volkova, bronzo nei 3000 siepi; Anastasia Kapachinskaya e Tatiana Firova, argento nella 4x400; Yulia Chermoshanskaya, oro nella 4x100; poi Denis Alekseev, bronzo nella 4x400 e Denis Nizhegorodov, bronzo nella marcia 50 km.

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E Anna Chicherova appunto, che volava in alto, prima di cadere in basso, nella lunga lista dei peccatori che dovevano essere campioni. Sempre in attesa che il Cio annunci nei prossimi giorni le positività delle 250 provette dei Giochi di Londra ritestate. Altri cattivi in vista?

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