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DA NON E’ UN PAESE PER GIOVANI CON Massimo Cervelli e Tommaso Labate SU RADIO 2
Dopo essere stato scaricato dall’Alfa Romeo per il debuttante cinese Guanyu Zhou che ha portato in dote 26 milioni l’anno alla scuderia del Biscione, Antonio Giovinazzi si sfoga a “Non è un paese per giovani” su Radio 2: “Ci sono rimasto male. Esco dalla formula 1 nel mio migliore anno. Sono cose che purtroppo succedono. Non è la prima volta….”.
Lewis Hamilton ha detto: “Cash is king in the circus”: Sia lui che Verstappen mi hanno scritto un messaggio di solidarietà. Chi vince il titolo? Non lo so, stanno facendo entrambi un campionato incredibile. Lewis ha più esperienza, sa come si vince. Dall’altra parte c’è Max che è affamato”. La Ferrari? L’anno prossimo correrò con la formula E. Sono ancora terzo pilota Ferrari. Vediamo nel 2023 cosa succede…”
GIOVINAZZI
Daniele Sparisci per corriere.it
«Riporteremo l’Alfa in Formula 1 perché un marchio con una storia così non può non esserci. Sarà anche una palestra per i giovani piloti della Ferrari e sarà un importante alleato». Così Sergio Marchionne riportava il marchio del Biscione nelle corse, era stato il numero uno del Cavallino e di Fca a prendere Antonio Giovinazzi come terzo pilota a Maranello in attesa che si liberasse un sedile nel team satellite. Marchionne non c’è più e Giovinazzi – unico pilota italiano fra i venti della griglia — è stato messo alla porta per accogliere il debuttante cinese Guanyu Zhou.
«La F1 è emozione, talento, macchina, rischio, velocità, Ma sa anche essere spietata, quando a dettarne le regole è il denaro. Io credo nella sorpresa del risultato inaspettato, delle piccole e delle grandi vittorie raggiunte con i propri mezzi», è lo sfogo amaro di Antonio. Un ragazzo svelto, educato, volenteroso, che ha dimostrato in due stagioni di F1 di poter stare fra i venti più veloci del mondo, di sapere battere un ex campione del mondo, Kimi Raikkonen. Nonostante questo, il suo futuro sarà altrove e il prossimo anno correrà in Formula E con il team Dragon Penske.
Non aiutato dal suo stesso team negli ultimi Gp, Giovinazzi è stato allontanato perché non poteva competere contro i 26 milioni l’anno (più altri bonus) portati in dote all’Alfa da Zhou attraverso un gruppo di sponsor e di investitori messi insieme dalla Federazione automobilistica di Pechino per mandare in pista il primo cinese nella storia della F1.
I soldi hanno messo tutti d’accordo: la Formula 1 aumenterà gli ascolti nella Repubblica Popolare — non a caso nelle scorse settimane proprio mentre Zhou veniva scelto, Stefano Domenicali firmava il rinnovo del Gp di Cina fino al 2025 (assente in calendario da due anni per la pandemia) —, l’Alfa Romeo avrà un testimonial per promuovere le sue vetture nel primo mercato automobilistico del mondo. Lo stesso Domenicali oggi celebra l’ingaggio: «È una notizia fantastica per lo sport e per i milioni di tifosi cinesi che finalmente potranno tifare per un pilota di casa. Zhou è un talento incredibile, spero di rivedere Antonio presto sulla griglia della F1». Anche il team principal della Sauber Fred Vasseur ha ottenuto cioè che voleva: mano libera sui piloti, prima infatti la Ferrari in base alla vecchia alleanza di Marchionne oltre a fornire i motori al team svizzero aveva facoltà di scelta su uno dei due sedili. Quello di Giovinazzi. Ora non più.
Il feeling fra il team principal e Giovi non c’è mai stato, ma quello era il problema minore. Gli accordi fra Alfa e Sauber sono stati ridefiniti quest’estate dai francesi, da quando è stata completata la fusione Psa-Fca a Torino comandano loro. Sono gli uomini dell’amministratore delegato di Stellantis, Tavares, anche lui molto vicino a Vasseur per il suo passato da ex pilota di rally e per il suo presente da collezionista di auto storiche. Jean-Philippe Imparato, a.d. dell’Alfa, a Monza ripeteva: «Prima del pilota italiano, viene l’Alfa, dobbiamo pensare al bene del marchio». E il bene sono appunto sono quei 26 milioni, un pilota-cartellone pubblicitario — pur dotato di un certo talento, in F2 qualcosa ha fatto vedere, è secondo in campionato — da affiancare all’esperta prima guida, Valtteri Bottas proveniente dalla Mercedes.
Il finlandese è stato voluto da Finn Rausing, il miliardario svedese espressione della holding che controlla il team svizzero. Insieme ai soci aveva provato a vendere la scuderia alla famiglia Andretti, ma la trattativa è saltata per le richieste eccessive. Con l’Alfa «americana» Antonio quasi certamente sarebbe rimasto. L’intreccio fra proprietà, dirigenza, sponsorizzazione è di una complessità mostruosa e fa sorgere una domanda, anzi due: che cosa è l’Alfa in F1 se non è un enorme adesivo sulla macchina? Ma che razza di pubblicità è per un marchio italiano far fuori un pilota italiano, solo per i soldi?
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