DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Sono rimasto molto stupito delle dimissioni di Sarri. Nel bene e nel male devi portare avanti il tuo impegno fino alla fine per una questione di contratto con il club e i tifosi. Troppo facile dare le dimissioni, se dai le dimissioni sei un perdente".
Duro il giudizio del presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis sul suo ex allenatore ai microfoni di Mediaset nel prepartita del ritorno degli ottavi di Champions League contro il Barcellona. "Non so che problemi ci siano stati con Lotito - ha proseguito - Lotito non è irruente, semmai un esagitato che vuole fare di tutto e di più".
IL RETROSCENA SULL’ADDIO DI SARRI
D’improvviso, l’estrema sorpresa, l’inaspettato gesto. Maurizio Sarri ha detto basta e non l’ha fatto in gloria, ma toccando il fondo.
Si è autoesonerato nel più sorprendente dei modi e dei tempi, nella più conveniente delle forme per Lotito: rimarrà sotto contratto solo fino a giugno, ha rinunciato all’anno di contratto con scadenza 2025, a 4 milioni netti più bonus. Ha già firmato la rescissione consensuale. Sotto contratto è rimasto solo lo staff capitanato dal vice Martusciello, guiderà la Lazio a Frosinone, ad interim.
Era vero che in caso di crisi Sarri e Lotito si sarebbero accordati, così è accaduto. Sviluppi comunque inimmaginabili fino a ieri mattina, ma il calcio e la vita a volte prendono strade strane. E’ un gesto insano conoscendo la storia di Sarri, si è dimesso per la prima volta in carriera. E’ una prima volta anche per Lotito, nessuno dei suoi allenatori lo aveva fatto. Mau ha lasciato dopo un terremoto interiore, ci sono notti da cui non si torna indietro. Sentiva di essere arrivato al dunque dopo essersi chiesto tanti perché. L’esasperazione nel vedere la squadra a picco, nel sentirla scappata di mano, le reazioni scomposte ai cambi e l’esposizione al pubblico ludibrio (lunedì all’Olimpico), l’hanno spinto a mollare. Quello che sembrava impossibile è successo. La ruota gira sempre a favore di Lotito, faticava a esonerare Sarri, schiacciato da un contratto a peso d’oro. L’ha tolto da tanti impicci e impacci così come aveva fatto Tare a giugno.
La ricostruzione dell'addio di Sarri
Mau si è dimesso alle 14.50, appena arrivato a Formello. Aveva annunciato al diesse Fabiani le sue intenzioni. Insieme sono andati dalla squadra, riunita in palestra. Ha chiarito la sua posizione, ha scelto di lasciare perché era convinto che i giocatori (non tutti) non lo volessero più nonostante si dicesse il contrario. «Troppi di voi non fanno più ciò che facevano l’anno scorso», sarebbe stata una delle frasi pronunciate da Sarri, sicuramente la riflessione più profonda e dura che l’ha spinto a lasciare. «Potete ancora risollevarvi», un altro passo del suo intervento. Da Comandante non sentiva più di essere determinante.
Un gruppo di 4-5 senatori l’ha raggiunto poco dopo, ha provato a fargli cambiare idea. Alcuni tentativi di persuasione sono stati considerati da Sarri come artefatto, gesti troppo manierati da parte di certi giocatori di cui intuiva da tempo insofferenza. Sarri avrebbe ascoltato le parole di un paio di big, quando hanno preso la parola altri di loro avrebbe lasciato la stanza. Con Lotito c’è stata solo una telefonata. Il presidente era in Senato.
Sarri, a bordo del suo Suv, ha lasciato il centro sportivo alle 17. La faccia era svuotata. La società non s’aspettava le dimissioni. Sarri fino a pochi giorni fa aveva espresso l’intenzione di proseguire fino al 2025 e Lotito temeva di doverlo pagare profumatamente. «La fiducia della società la sento quotidianamente», era stata la reazione di Mau al comunicato del club. «Lazio conferma la totale fiducia nell’allenatore precisando che ha un contratto in scadenza nel 2025», era stata la nota di Lotito. Nella corsa della vita in pochi giorni Sarri e la Lazio hanno rotolato verso la fine. Di finzioni di verità ce ne sono state troppe in questi anni.
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