DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
MARIO SCONCERTI per il Corriere della Sera
L'inizio ad alto livello della Champions non porta grandi notizie. Solo la corsa travolgente del Napoli, così logica, così poco resistibile da far pensare a un tramonto del vecchio Liverpool, confermato anche dalle difficoltà in campionato. Napoli e Bayern sono le due vere sorprese del turno, almeno viste dal nostro orizzonte. L'Inter ha avuto poche fasi di partita per dare qualcosa, la differenza è sempre stata tanta.
Più qualità individuale, qualcosa che in Italia è raro vedere con questa sincronia, poi organizzazione e soprattutto velocità. C'è qualcosa del grande calcio europeo che non sappiamo pareggiare. È questa rapidità nel trovarsi, nel pressare sempre l'avversario senza perdere equilibrio.
È stata a tratti imbarazzante la differenza sia pure contro un'Inter volenterosa ma impotente. Il migliore forse è stato Mkhitaryan, l'uomo che per la prima volta ha messo in panchina Barella. Il più inutile Dumfries, né ala né aiuto a centrocampo. Molti errori in ripartenza dell'Inter, ma non c'erano spazi, il Bayern era dovunque.
Giocava con due trequartisti, Sané e Muller, più Sabitzer in appoggio e solo Kimmich a tenere legate le zone.
Ma l'equilibrio non mancava. La lezione è questa. L'Inter è stata costretta a coprire sempre, a difendersi zona per zona aspettando avversari superiori. Questo ha portato la partita a essere lineare, conseguente. Poteva finire in tante maniere, ma la più normale è stata quella in cui è finita. L'Inter non è all'altezza che si sperava, ma il Bayern è oltre quello che era previsto. Come organizzazione è meglio dei globetrotters di Parigi.
Ha lottato Dzeko contro De Ligt, è stato il più pericoloso ma dentro una chiara inutilità di fondo. L'Inter era soffocata subito appena ripartiva e soffriva quando i triangoli del Bayern arrivavano davanti alla porta di Onana. Ecco, Onana. Non mi è sembrato all'altezza, dentro una squadra che non sa ancora guidare.
Spettacolare nelle incitazioni, ma con un'enfasi che i compagni non hanno mai compreso. Intanto in Europa appare Kvaratskhelia, imprendibile, eccezionale, un ragazzo benedetto, figlio legittimo di un altro calcio. Alla fine sono ancora queste differenze semplici ad aprire il vuoto.
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