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SCONCERTI PROPRIO NON VUOLE CHE IL CAMPIONATO RIPARTA - L'EDITORIALISTA DEL ''CORRIERE'' DESCRIVE I DUE MESI CHE I GIOCATORI DOVREBBERO VIVERE SEPARATI DAL RESTO DEL MONDO COME ''UNA PRATICA BARBARA E MEDIEVALE. SI CHIEDE DI GIOCARE SENZA PUBBLICO, DI FINIRE LA PARTITA, ANDARE AD ALLENARSI E POI RICOMINCIARE AD ASPETTARE LA PARTITA. SEMPRE DA SOLI''. DICIAMO CHE C'È DI PEGGIO, SOPRATTUTTO CON QUEGLI STIPENDI E SAPENDO IL DANNO MILIARDARIO CHE SI FAREBBE A UN INTERO SETTORE…
Non c’è niente di sbagliato nel calcio che vuole ricominciare. Sono sbagliate le condizioni in cui si mette il calcio per farlo. Lo scrive Mario Sconcerti sul Corriere della Sera.
Ai giocatori, alle squadre e al personale che ruota attorno ad esse si chiede troppo.
“Di rimanere reclusi in alberghi per due mesi, da giugno a settembre se si fanno le Coppe. Di lasciare i ritiri solo per entrare negli stadi e gli stadi per entrare nei ritiri, sempre gli stessi. Senza vedere nessun familiare né qualunque tipo di congiunto, rimanendo lontani uno dall’altro anche nella stessa squadra, anche quando si mangia, si dorme o si cerca di distrarsi. Si chiede di giocare senza pubblico, di finire la partita, andare ad allenarsi e poi ricominciare ad aspettare la partita. Sempre da soli”.
Una richiesta poco dignitosa, scrive.
“Anche se non ci fosse esposizione al virus, che invece naturalmente c’è, sarebbe una cosa poco dignitosa, abbastanza barbara, molto più che medioevale”.
Si tratta di recludere degli individui per mesi e di farli uscire solo due o tre volte a settimana dal ritiro
“per andare a divertire un pubblico che non li ha chiesti. Clown tristi, gladiatori a cottimo, giullari involontari soltanto per una questione di soldi pretesi da una decina di presidenti che hanno appena finito di tagliare loro gli stipendi”.
Rinchiudere mille persone affinché lo spettacolo continui, perché conviene portarlo avanti,
“è capitalismo pessimo. Non ricordo nessuno che abbia mai recluso i propri dipendenti, nemmeno nelle più dure rivoluzioni industriali”.
Non c’entra niente il campionato, le squadre in testa o la retrocessione, continua Sconcerti.
“Qui si tratta di civiltà, dignità, rispetto per se stessi e per chi lavora per te. Chi si può divertire a vedere un calcio obbligato, dove le carte sono truccate, affaticate da questo stesso obbligo di esistere contro natura?”.
Si chiede come sia possibile che
“si sia tutti d’accordo adesso nel tenere recluse centinaia di persone per mesi solo per far fare cassa ai presidenti? Tutto il Paese ha mostrato la sua stanchezza dopo due mesi di lockdown. Sappiamo quello che costa senza essere eroi. Adesso dovremmo divertirci senza vergogna facendo raddoppiare la pena ad altri solo perché qualcuno deve riprendere soldi che ha speso da solo? Davvero bastano poche settimane di virus per portarci all’involuzione tecnica e morale di questa colossale marchetta?”
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