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DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER…
SE NON CI FOSSE LELE ADANI BISOGNEREBBE INVENTARLO - "LA STAMPA": "IN UN MOMENTO IN CUI LE PERSONE FAREBBERO DI TUTTO PUR DI NON LAVORARE, IL COMMENTATORE RAI RAPPRESENTA L’ECCEZIONE: LUI VUOLE LAVORARE TANTISSIMO, GLI PIACE PROPRIO, È TUTTO UN ECCESSO DI PASSIONE E SENTIMENTO E GRANDE AMORE PER QUELLO CHE FA - L’ITALIA NON È PRONTA, FORSE GIUSTAMENTE, PER UN COMMENTATORE TIFOSO, DELL’ARGENTINA POI. DOMENICA ADANI NON COMMENTERÀ LA FINALE: IN RAI CI SONO LE GERARCHIE DA RISPETTARE. DISPIACE NON SAPERE FINO A CHE PUNTO ADANI SAREBBE ARRIVATO...."
Assia Neumann Dayan per “La Stampa”
Per un popolo di santi, navigatori, poeti, esperti di criptovalute e allenatori della Nazionale, il leleadanismo rientra nella categoria delle sette, delle eresie, delle superstizioni. Lele Adani: ex giocatore di Brescia, Fiorentina e Inter, commentatore dei Mondiali Rai, protagonista della Bobo tv insieme a Bobo Vieri, Antonio Cassano e Nicola Ventola ma, soprattutto, teorico e apostolo della divinità Lionel Messi.
Con maggiore forza rispetto agli anni passati, la televisione e il commento sportivo hanno inseguito il grande sogno di riscrivere “A sangue freddo” di Truman Capote, ma col calcio al posto della strage familiare: nessuno tifa mai per nessuno, tutti fanno finta di niente, manifestazione di sentimento solo per il bel gesto atletico, tutti preparatissimi, imparzialissimi, calmissimi.
I commentatori di calcio pare non abbiano fede calcistica, come se fossero dei giudici di Cassazione: analizzano le prove col Var, ascoltano gli interrogatori dei giornalisti a bordo campo, solo che non emettono quasi mai sentenza. È un sistema imperfetto perché non ammette il movente. Lele Adani invece ci tiene a dire che il re è nudo e che Messi è il più grande giocatore che abbia calpestato questa terra.
Non fa finta di non tifare Argentina, non perde tempo a trattenere metafore più che ardite, metafore e similitudini che partono dai cammelli e arrivano fino a Gesù, o Maradona, dipende da quanto è grave la crisi mistica.
In un momento storico in cui le persone farebbero di tutto pur di non lavorare, dove è tutto un parlare di quiet quitting e great resignation - sempre in inglese perché in italiano una parola per “non ce la faccio più a svegliarmi alle 7 tutti i giorni per quattro spicci” pare non esistere - Lele Adani rappresenta l’eccezione: lui vuole lavorare tantissimo, gli piace proprio, è tutto un eccesso di passione e sentimento e grande amore per quello che fa. La voglia di lavorare è sinonimo anche di rispetto per chi ti ascolta: il pubblico bisogna meritarselo, perché è il pubblico il tuo datore di lavoro.
Adani sui social viene costantemente massacrato, tra meme con i cammelli da dribblare, titoli di Lercio e richieste di licenziamento per la sua poca imparzialità, però poi ci fanno tanto ridere i commentatori delle tv locali tifosi delle proprie squadre. L’Italia non è pronta - forse giustamente - per un commentatore tifoso, dell’Argentina poi. Eppure, trovo che la svisa dall’ordinario sia sempre, in un modo o nell’altro, divertente.
Domenica 18 dicembre Adani non commenterà la finale tra Argentina e Francia: ci sono le gerarchie da rispettare, però è un po’ un dispiacere non sapere fino a che punto Adani sarebbe arrivato. Questo è stato un Mondiale strano, ci sono state tante implicazioni politiche, tante polemiche, e poi noi non c’eravamo: è stato un Mondiale che ci ha visto spettatori senza possibilità di urlare “chi ha fatto palo?”.
I genitori dei bambini che avrebbero visto il loro primo Mondiale l’hanno presa peggio di tutti, abbiamo pure provato il brivido della prima serata che inizia alle 20,30 e non alle 22. Adani avrebbe tifato Italia o Argentina o solo Messi? E gli italiani arriveranno al punto di tifare Francia pur di non tifare la stessa squadra di Adani?
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